Il ministro della Difesa israeliano ha ribadito che la politica di Israele consiste nel continuare a privare i 2,1 milioni di palestinesi presenti a Gaza di qualsiasi forma di assistenza umanitaria — una pratica che, secondo le organizzazioni per i diritti umani e le Nazioni Unite, equivale già a un crimine di guerra.
Tuttavia, Israel Katz ha chiarito che questa politica non cambierà, poiché Israele la utilizza come leva nei confronti di Hamas: se Hamas non acconsentirà alle condizioni imposte da Israele in un eventuale accordo di cessate il fuoco, l’offensiva militare — che ha già ridotto di oltre il 60% il territorio della Striscia di Gaza — proseguirà e si intensificherà.
In pratica, si tratta di una vera e propria dichiarazione d’intenti, accompagnata da un avvertimento: nel caso in cui Israele decidesse di riprendere la distribuzione di aiuti umanitari, lo farebbe solo attraverso un meccanismo alternativo, sotto il controllo diretto israeliano, in modo da garantire che gli aiuti raggiungano esclusivamente persone ritenute “appropriate” o senza alcun legame con Hamas o altri gruppi. Le Nazioni Unite hanno già dichiarato che, in tali condizioni, non potranno partecipare a tale operazione.