Un raid aereo israeliano ha distrutto parte di un ospedale a Gaza City nelle prime ore di domenica, secondo quanto riferito dall’agenzia della protezione civile del territorio. L’attacco è avvenuto mentre Israele prendeva il controllo di un nuovo corridoio più a sud e annunciava l’intenzione di espandere l’offensiva militare.
Non risultano vittime al momento, e l’esercito israeliano ha dichiarato all’Agence France-Presse di stare verificando l’accaduto.
L’agenzia della protezione civile del territorio, controllato da Hamas, ha riferito che l’aviazione israeliana ha colpito un edificio dell’ospedale Al-Ahli, noto anche come ospedale Battista o Ahli Arab, poco dopo mezzanotte. L’attacco, ha aggiunto l’agenzia, è avvenuto “pochi minuti dopo l’avviso dell’esercito [israeliano] di evacuare l’edificio da pazienti, feriti e loro accompagnatori”. Il bombardamento ha distrutto il reparto di chirurgia e la stazione di generazione dell’ossigeno per le unità di terapia intensiva.
Gli ospedali, protetti dal diritto umanitario internazionale, sono stati colpiti più volte da attacchi israeliani nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra con Hamas il 7 ottobre 2023.
Sabato Israele ha annunciato di aver completato la costruzione di un nuovo corridoio di sicurezza che taglia fuori la città meridionale di Rafah dal resto della Striscia, affermando che le operazioni militari si estenderanno presto alla maggior parte del territorio. I palestinesi vengono così confinati in aree sempre più ridotte.
“Presto le operazioni dell’IDF [Forze di Difesa Israeliane] si intensificheranno ed estenderanno ad altre zone della Striscia di Gaza. Dovrete evacuare le aree di combattimento”, ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz.
Katz ha spiegato che l’IDF ha ora preso il controllo dell’asse di Morag, che attraversa Gaza tra Rafah e Khan Younis, trasformando tutta l’area compresa tra la Strada Filadelfia (al confine con l’Egitto) e Morag in una nuova zona di sicurezza israeliana.
Il comunicato ha esortato i palestinesi a sollevarsi contro Hamas e a liberare gli ostaggi ancora detenuti, definendolo “l’unico modo per porre fine alla guerra”. Non c’è stata una risposta immediata da parte di Hamas.
Le truppe israeliane si sono schierate la scorsa settimana lungo il nuovo corridoio, chiamato Morag come l’insediamento ebraico demolito che un tempo sorgeva tra Rafah e Khan Younis, dopo aver ordinato l’evacuazione di gran parte di Rafah. Ciò fa pensare a un’imminente operazione di terra su vasta scala.
Il comune di Rafah ha definito le azioni israeliane “una flagrante violazione della legalità internazionale”.
Israele ha dichiarato di voler occupare porzioni sempre maggiori della Striscia per fare pressione su Hamas affinché rilasci i 59 ostaggi ancora detenuti (di cui 24 si presume siano vivi) e accetti i nuovi termini per un cessate il fuoco.
Il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu ha anche imposto un blocco totale da oltre un mese su cibo, carburante e aiuti umanitari, lasciando circa due milioni di palestinesi in gravi condizioni per la carenza di rifornimenti — una tattica che, secondo le organizzazioni per i diritti umani, costituisce un crimine di guerra.
Israele sostiene che durante la tregua di due mesi, terminata il mese scorso, siano entrati abbastanza aiuti. Le ONG umanitarie contestano questa affermazione.
Netanyahu ha affermato che Morag diventerà “un secondo corridoio Filadelfia”, in riferimento alla zona sul confine con l’Egitto già sotto controllo israeliano da maggio 2024. Israele ha inoltre riaffermato il controllo sul corridoio di Netzarim, che isola il terzo settentrionale della Striscia dal resto del territorio.
Questi corridoi, uniti alla zona cuscinetto rasa al suolo e ampliata da Israele, gli assicurano il controllo di oltre il 50% del territorio.
Katz ha dichiarato che i palestinesi interessati a “trasferirsi volontariamente” in altri Paesi potranno farlo secondo una proposta avanzata da Donald Trump. I palestinesi hanno respinto la proposta, ribadendo la loro volontà di restare nella propria terra.
Trump e i funzionari israeliani non hanno chiarito cosa accadrebbe se i palestinesi rifiutassero di lasciare Gaza. Ma secondo Human Rights Watch e altre organizzazioni, il piano equivarrebbe a una “pulizia etnica”, ossia allo sfollamento forzato di una popolazione civile appartenente a un determinato gruppo etnico.
Molti palestinesi vivono ammassati in tendopoli o tra le macerie delle loro abitazioni, costretti a spostarsi più volte a causa degli ordini di evacuazione israeliani emessi dall’attacco guidato da Hamas il 7 ottobre 2023, che ha provocato circa 1.200 morti, in gran parte civili, e 250 sequestri, facendo esplodere il conflitto in corso — il peggiore tra Israele e i palestinesi da oltre 70 anni.
Sabato Israele ha ordinato l’evacuazione delle aree a est di Khan Younis in vista di un attacco. Un portavoce militare ha riferito che da queste zone erano stati lanciati razzi contro Israele.
Hamas ha avvertito che i bombardamenti mettono a rischio anche gli ostaggi. Sabato la famiglia dell’ultimo ostaggio americano ancora vivo ha diffuso una dichiarazione dopo la pubblicazione di un nuovo video in cui Edan Alexander appare sotto costrizione.
“Quando vi siederete per celebrare la Pasqua ebraica, ricordate che non è una festa della libertà finché Edan e gli altri 58 ostaggi non saranno tornati a casa”, ha scritto la famiglia.
Familiari e sostenitori sono tornati a manifestare a Tel Aviv per chiedere un accordo che riporti a casa tutti gli ostaggi.
Secondo Israele, l’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas ha causato 1.200 vittime, per lo più civili, e il rapimento di circa 250 persone. Da allora, la campagna militare israeliana di ritorsione ha provocato oltre 50.000 morti a Gaza, la maggior parte dei quali civili, secondo il ministero della sanità del territorio.