Francesco Lollobrigida colpisce ancora. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste – noto più per le sue uscite folkloristiche che per i risultati ottenuti nel suo dicastero – è riuscito a regalarci l’ennesimo scivolone, stavolta in salsa teologica.
Nel tentativo di difendere il vino italiano, sotto attacco da parte delle campagne europee contro l’alcol, Lollobrigida ha dichiarato che “il vino non può essere un veleno, altrimenti avremmo un problema con chi lo ha moltiplicato”, alludendo a Gesù. Peccato che Gesù, il vino, non lo abbia mai moltiplicato. Lo ha trasformato, sì, ma l’acqua in vino, durante le nozze di Cana. Altro episodio, altro contesto. La moltiplicazione, quella vera, riguardava pani e pesci. E chiunque abbia aperto una Bibbia almeno una volta lo sa.
La gaffe non è solo una caduta di stile. È il sintomo di una cultura superficiale che predica “Dio, Patria e Famiglia” a ogni comizio, ma inciampa sull’Abc del cristianesimo. E no, non serve essere teologi per cogliere la differenza tra due dei miracoli più celebri del Vangelo.
Sui social, l’ironia si è sprecata. “Il teologo Lollobrigida spiega che il primo miracolo di Gesù è stata la moltiplicazione del vino”, ha scritto sarcasticamente l’ex deputato Bonifazi. E Lorenzo Tosa ha aggiunto: “Il vino non si moltiplica. L’acqua diventa vino. Ma questa è teologia di base.”
Che dire? Se Lollobrigida vuole cimentarsi con la Sacra Scrittura, almeno che la legga. O che, quantomeno, si faccia dare due ripetizioni da un parroco prima di citare miracoli a sproposito.
Nel frattempo, mentre il vino resta vino e la cultura politica scarseggia, possiamo solo constatare che il governo dei “valori tradizionali” inciampa proprio nei fondamenti di quei valori. A forza di slogan, si finisce per credere di sapere. Ma è solo presunzione travestita da devozione.
ps: ma perché prendersela sempre con Lollobrigida visto che la sua capa recentemente ha citato Penelope a capocchia dimostrando di non sapere un fico secco dell’Odissea?