Kathleen Sgamma, candidata dell’ex presidente Donald Trump per guidare l’agenzia federale che gestisce oltre 100 milioni di ettari di terre pubbliche, ha ritirato la propria nomina in seguito alla scoperta di dichiarazioni critiche da lei rilasciate nel 2021 contro Trump, in merito al suo ruolo nell’assalto del 6 gennaio al Campidoglio.
L’annuncio del ritiro è arrivato giovedì, all’inizio dell’audizione di conferma davanti alla Commissione Energia e Risorse Naturali del Senato. Sgamma era stata proposta per la guida del Bureau of Land Management (BLM), un’agenzia chiave del Dipartimento degli Interni.
David Bernhardt, ex segretario degli Interni durante il primo mandato di Trump, ha definito il ritiro di Sgamma come un “autogol”, pubblicando su X un link alle sue dichiarazioni del 2021, in cui condannava apertamente Trump per aver diffuso disinformazione e alimentato la violenza. Bernhardt ha inoltre suggerito che chi non è allineato con la visione dell’ex presidente non dovrebbe ambire a incarichi nella sua amministrazione.
“Provo disgusto per la violenza vista ieri e per il ruolo del presidente Trump nella diffusione di false informazioni che l’hanno incitata”, aveva scritto Sgamma in un commento citato dal sito investigativo Documented.
Finora Sgamma non ha rilasciato dichiarazioni in merito.
Rappresentante di lunga data dell’industria petrolifera e del gas, Sgamma sembrava ben posizionata per portare avanti il piano di Trump di deregolamentare lo sviluppo energetico, in particolare negli Stati dell’Ovest dove il Bureau gestisce vasti territori. L’agenzia si occupa anche di attività estrattive, allevamento e turismo.
Il ritiro della sua candidatura evidenzia, secondo Aaron Weiss del Center for Western Priorities, un “test di lealtà” imposto da Trump per escludere chi non condivide pienamente la sua linea. “Se davvero è successo questo — ha detto Weiss — siamo in un momento in cui basta dire la verità e riconoscere la realtà per affondare una nomina”.
Il Bureau of Land Management è da anni al centro di un dibattito politico sull’uso delle terre pubbliche. Con Biden, l’agenzia ha limitato l’estrazione di petrolio e carbone e promosso l’energia rinnovabile, dando più peso alla conservazione ambientale. Con Trump, la rotta è stata nuovamente invertita.
Giovedì, le autorità hanno annunciato che non verranno più effettuate analisi ambientali complete per le concessioni petrolifere e del gas su oltre 14.000 km² di terre in Colorado, Montana, Nuovo Messico, Dakota del Nord, Dakota del Sud, Utah e Wyoming, vendute tra il 2015 e il 2020 ma bloccate da ricorsi legali.
Trump ha inoltre firmato un ordine esecutivo per rilanciare la produzione di carbone, ponendo fine al blocco imposto da Biden sulla vendita di nuove concessioni nelle terre federali del Wyoming e del Montana, i più vasti bacini carboniferi del paese.
Dall’inizio del secondo mandato di Trump, il BLM ha perso almeno 800 dipendenti su circa 10.000, a causa della politica di ridimensionamento della burocrazia federale. Durante il primo mandato di Trump, l’agenzia rimase per quattro anni senza un direttore confermato e la sua sede venne trasferita temporaneamente in Colorado, per poi tornare a Washington con Biden.
Il senatore repubblicano Mike Lee dello Utah ha annunciato ufficialmente il ritiro di Sgamma, promettendo di collaborare con l’amministrazione per trovare un nuovo candidato. “Il lavoro di questa agenzia ha un impatto diretto su milioni di americani, soprattutto a ovest. La sua guida è fondamentale”, ha detto.
Nel frattempo, lo Utah ha tentato — invano — di ottenere il controllo statale delle terre gestite dal Bureau. La Corte Suprema ha respinto la richiesta.
Il caso Sgamma si inserisce in un contesto politico più ampio in cui Trump sta testando quanto i repubblicani siano disposti ad allinearsi al suo programma radicale “Make America Great Again”. Pochi membri del partito hanno criticato le sue decisioni, come le grazie ai rivoltosi del 6 gennaio, mentre molti preferiscono minimizzare i suoi eccessi, pur di mantenere l’unità attorno alla sua figura.