È ora che l’Italia riconosca lo Stato di Palestina: una scelta di giustizia, dignità e coerenza internazionale

L'Italia ha il dovere morale e politico di uscire dal silenzio e compiere un atto chiaro: riconoscere lo Stato di Palestina.

È ora che l’Italia riconosca lo Stato di Palestina: una scelta di giustizia, dignità e coerenza internazionale
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10 Aprile 2025 - 12.29


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In un tempo in cui la parola “diritti” è spesso svuotata di significato, e la diplomazia si piega ai rapporti di forza più che ai principi, l’Italia ha il dovere morale e politico di uscire dal silenzio e compiere un atto chiaro: riconoscere lo Stato di Palestina.

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Non è solo una questione di solidarietà, ma di giustizia storica. Da decenni le Nazioni Unite, con risoluzioni inequivocabili, chiedono il riconoscimento del diritto del popolo palestinese a uno Stato sovrano e indipendente. Un principio sancito, ribadito, discusso e mai realmente attuato, mentre sul terreno si consuma una sistematica cancellazione di quella prospettiva.

Israele esiste, è armato, sostenuto e riconosciuto. I palestinesi no. Questo è il nodo centrale. Non esiste alcuna “simmetria” tra chi ha uno Stato e chi vive in una terra occupata, spezzata, umiliata. I palestinesi continuano a essere privati non solo del loro presente, ma anche della loro possibilità di un futuro. E ciò avviene nell’indifferenza colpevole di chi, come l’Italia, si dice fautore del diritto internazionale, salvo poi voltarsi dall’altra parte quando il diritto viene calpestato ogni giorno.

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L’estrema destra israeliana – oggi al governo – non fa mistero del suo progetto: annettere tutta la Cisgiordania, cancellare definitivamente la possibilità di uno Stato palestinese, sostituendolo con bantustan frammentati, sottoposti a controllo militare e privi di ogni sovranità reale. L’espansione delle colonie illegali, l’uso arbitrario della forza, la sistematica negazione dei diritti umani fondamentali sono parte di una strategia precisa. Non è autodifesa: è colonialismo del XXI secolo.

E ora, con i piani legati all’area trumpiana su Gaza, lo scenario è ancora più inquietante: una “riviera del Medio Oriente” costruita deportando due milioni di palestinesi, sotto controllo americano e israeliano, come se si potesse progettare il turismo sulla pelle di un intero popolo espulso dalla propria terra. È un piano che normalizza l’ingiustizia, che premia l’aggressore e punisce chi ha già perso tutto.

A fronte di tutto questo, quasi tutte le nazioni del mondo hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Oltre 140 paesi. La Spagna e l’Irlanda e la Slovenia lo hanno già fatto, altri si stanno muovendo con determinazione nella stessa direzione. E l’Italia? Ferma, paralizzata da calcoli geopolitici e dalla sudditanza culturale e politica verso chi detta la linea nella Nato e nel Mediterraneo.

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Ma la neutralità, oggi, è complicità. Non riconoscere lo Stato di Palestina significa avallare l’occupazione, il furto della terra, la distruzione di villaggi, le punizioni collettive, le migliaia di morti civili. Significa dire che i diritti valgono solo per alcuni popoli.

In un mondo che ha urgente bisogno di coerenza e di coraggio politico, l’Italia deve scegliere da che parte stare. Non si tratta di essere “contro” Israele. Si tratta di essere a favore del diritto, della pace, dell’uguaglianza tra i popoli. Riconoscere lo Stato di Palestina non è un gesto simbolico, è un atto politico forte, necessario, e inevitabile se vogliamo avere ancora una voce credibile nel mondo.

Ogni giorno che passa senza quel riconoscimento, è un giorno in cui l’Italia tradisce i suoi valori costituzionali e si rende complice di un’ingiustizia storica.

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È tempo di agire. È tempo di riconoscere lo Stato di Palestina. Ora.


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