di Irina Melnyk
Operazione compiuta: Er Pupone è ripartito per Roma dopo essere stato l’attore principale – e ben remunerato – di una (quasi) sofisticata operazione di propaganda tessuta dalla Russia nelle ore tra le più buie della guerra che Putin ha portato in Ucraina.
Perché va ricordato che, nelle stesse ore del lucroso passaggio moscovita del Pupone, a Krivoy Rog, in Ucraina, si seppellivano nove bambini, fatti a pezzi da un missile russo su un parco giochi.
Nelle ore moscovite di Francesco Totti, rigorosamente vietate le domande su quello di cui la Russia di Putin si sta macchiando. La parola d’ordine di chi a Mosca lo aveva accompagnato e preso in carico – con un robusto servizio d’ordine dai tratti riconducibili alla Cecenia – era chiara: “Questo è soltanto sport!”
E Totti, interprete al fianco, continuava a ripeterlo a chi ci provava ad andare oltre. Er Pupone è stato più propenso al silenzio e ai selfies con gli ammiratori – alcuni coi suoi tratti tatuati addosso – prima nella hall del lussuoso Lotte Hotel di Arbat, poi nel mega palazzetto dello sport della capitale – ieri tutto per lui – infine nella serata di gala ad inviti.
Totti ha potuto godere anche di un assist di Pupo, uno che praticamente ha messo radici a Mosca, perché a Mosca conviene starci se sei nella hit parade dei taxi, e magari ospite delle ricche feste degli oligarchi.
“Musica e sport in libertà“, è stato il senso dell’assist di Pupo.
Sono lontane le maglie rosse della Davis conquistata da Panatta e compagni, nel ’76, nel Cile del dittatore Pinochet. Anche quello era sport, ma non aveva solo le tasche.
Pupo a parte, quel che emerge nelle ore moscovite dell’ex della Roma – e ancora in queste ore – è il battage pro Pupone che si sta registrando sui social.
Facebook è popolato di profili pro Totti, con migliaia di commenti in suo favore, contro la guerra (omettendo che la guerra l’ha sferrata Mosca), contro l’Europa così invisa a Putin e al suo amico americano.
Una campagna che non può essere relegata al sostanziale e diffuso qualunquismo imperante sui social.
Prendendo a prestito una frase che Giovanni Falcone ebbe a dire quando subì l’attentato all’Addaura, qui c’è la manina di “menti raffinatissime”; quelle menti che cominciano ad emergere anche ad una rilettura di recenti e sanguinosi fatti di cronaca che in Europa, rivisitati appunto, sembrano appartenere non ad una casuale catena, ma a una precisa strategia.
Una strategia fatta di interventi diretti, indiretti e di campagne promozionali mascherate da “opinione”.
Tornando a Totti, il Pupone e chi lo circondava ha smentito l’assegno “a sei cifre” intascato dall’ex numero 10 giallorosso dalla mega società di scommesse che lo ha voluto a Mosca.
Sei cifre o meno, certo quelli incassati da Totti – che a Mosca si è fatto accompagnare dal figlio – non sono stati “bruscolini”.
Come è stato scritto su un commento critico al viaggio del Capitano:
“Certo la società di scommesse non è il Cremlino, ma di mezzo ci sono comunque – e non si possono ignorare – una criminale invasione, le stragi di civili, il calpestio dei diritti civili.”
“Pecunia non olet”, ma a volte i soldi hanno l’odore ferroso e insopportabile del sangue.