Ma alla fine sarà un impeachment a fermare Trump e le sue volgarità?

Aveva ragione Shakespeare: il potere è come una scena teatrale e sul suo palco ognuno mostra quello che è.

Ma alla fine sarà un impeachment a fermare Trump e le sue volgarità?
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

9 Aprile 2025 - 22.26


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Aveva ragione Shakespeare: il potere è come una scena teatrale e sul suo palco ognuno mostra quello che è. Tutti i leader, nel loro intimo, sono già in partenza quanto poi rivelano meglio e più diffusamente, nel bene o nel male. La posizione di potere non fa altro che mostrare più chiaramente quanto già appartiene al loro modo di concepirsi e di comportarsi. 

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Sui dazi Trump afferma: “Tutti mi chiamano per baciarmi il c.” e si riferisce alle trattative che i Paesi colpiti dai dazi vorrebbero intraprendere con Washington. Rivolgendosi alla platea dei repubblicani (National Republican Congressional Committee di ieri) per rivendicare la sua linea dura, il presidente americano ha assicurato che i tanti Paesi colpiti dalle tariffe “muoiono dalla voglia” di fare un accordo. E poi si è lanciato in affermazioni contro gli oppositori repubblicani in Congresso e contro il Congresso stesso. Ma la storia non finisce e non finirà qui: di volgarità in volgarità, di offese in offese, di attacchi alla Costituzione in attacchi, di tradimenti in tradimenti. Lo fermerà un impeachment? Credo di non essere l’unico ad augurarselo. Ogni democrazia seria ha sempre mezzi e strumenti per fermare chi la vuole distruggere. 

E nel bel mezzo di questo caos politico, in salsa scurrile, la presidente Meloni annuncia che sarà da Trump il prossimo 17 aprile. Si stacca da una linea comune europea, che a fatica va delineandosi, e gioca in proprio. La Meloni va comunque da Trump e Trump ha detto chiaramente quello che pensa di chi lo cerca per parlare di dazi. Sic!

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Brevi spatio: Qualche pillola di saggezza, scritta quasi due secoli fa negli USA, da Alexis de Tocqueville in De la démocratie en Amérique,1835-1840: “Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel [nostro] mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. (…). Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. (…). Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo”. 

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