L’esercito israeliano si sta preparando a incorporare la città di Rafah e i quartieri circostanti nel sud di Gaza nella zona cuscinetto che sta creando lungo il confine con l’Egitto. Lo rivela Haaretz che cita funzionari della Difesa. Si tratta di circa 75 chilometri quadrati, un quinto della Striscia: «Separare Rafah dal resto del territorio trasformerebbe Gaza in un’enclave all’interno della zona controllata da Israele, isolandola dal confine egiziano», dice Haaretz.
L’area, tra l’asse Philadelphi e il Morag, ospitava circa 200 mila palestinesi prima della guerra. Nelle ultime settimane, tuttavia, l’area è diventata quasi completamente deserta in seguito alla ripresa delle operazioni militari e delle vaste distruzioni. L’esercito ha invitato i civili rimasti a evacuare e a trasferirsi nella zona umanitaria designata lungo la costa, attorno a Khan Yunis e nella zona di Muwasi.
Secondo fonti della Difesa, non è ancora stato deciso se l’intera area verrà semplicemente designata come zona cuscinetto interdetta ai civili, come è stato fatto in altre parti della zona di confine, oppure se la zona verrà completamente bonificata e tutti gli edifici demoliti, di fatto cancellando la città di Rafah.
La denuncia di Guterres
“I civili si trovano in un circolo di morte senza fine, un luogo di sterminio”. È netto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che in un colloquio con la stampa lancia la sua denuncia più dura sull’azione militare israeliana in corso a Gaza, dove da più di un mese vige il blocco al passaggio degli aiuti umanitari. “”L’attuale percorso è un vicolo cieco, totalmente intollerabile agli occhi del diritto internazionale e della storia, e il rischio che la Cisgiordania occupata si trasformi in un’altra Gaza lo rende ancora peggiore. È tempo di porre fine alla disumanizzazione, proteggere i civili, liberare gli ostaggi, garantire aiuti salvavita e rinnovare il cessate il fuoco”, ha aggiunto. “È trascorso più di un mese senza che un solo aiuto sia arrivato a Gaza. In quanto potenza occupante, Israele ha obblighi inequivocabili ai sensi del diritto internazionale umanitario, ma niente di tutto ciò sta accadendo, nessuna fornitura umanitaria può entrare nella Striscia”, ha sottolineato. “Le agenzie delle Nazioni Unite e i nostri partner sono pronti e determinati a consegnare gli aiuti – ha proseguito – ma le autorità israeliane hanno recentemente proposto meccanismi di autorizzazione che rischiano di limitare in modo spietato gli aiuti fino all’ultima caloria e all’ultimo granello di farina. Voglio essere chiaro: non parteciperemo ad alcun accordo che non rispetti pienamente i principi umanitari, ossia umanità, imparzialità, indipendenza e neutralità”. Guterres ha poi sottolineato che “deve essere garantito un accesso umanitario senza ostacoli e al personale umanitario deve essere fornita la protezione che gli è accordata dal diritto internazionale”.
La reazione israeliana al j’accuse di Guterres non si è fatta attendere. “Più di 25.000 camion sono passati attraverso Gaza durante il cessate il fuoco – dichiara Omer Marmorstein, portavoce del ministero degli Esteri israeliano – e Hamas ha usato questi aiuti per ricostruire la sua macchina da guerra. Guterres diffonde calunnie contro Israele”.
“A causa dell’assedio delle autorità israeliane, a un’intera popolazione vengono negati i beni di prima necessità per la sopravvivenza. Aiuti umanitari, forniture mediche e commerciali, cibo e carburante sono vietati a Gaza da oltre un mese. I leader mondiali devono agire, con fermezza, urgenza e decisione, per sostenere i principi fondamentali del diritto umanitario internazionale”: così l’appello del Commissario generale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini: “A Gaza gli atti di guerra mostrano un totale disprezzo per la vita umana, sotto gli occhi del mondo”.
“Le persone sono intrappolate, bombardate, sfollate e affamate ancora una volta. Tra le vittime: bambini, operatori umanitari e medici, soccorritori e giornalisti. Nessuno è al sicuro, nessuno è risparmiato”, prosegue Lazzarini. “Con i colleghi alti funzionari delle Nazioni Unite, rinnoviamo i nostri appelli a proteggere i civili, facilitare gli aiuti, rilasciare tutti gli ostaggi, rinnovare il cessate il fuoco”.
Il presidente della Mezzaluna Rossa, Younis Al-Khatib, ha detto nel corso di una conferenza stampa a Ramallah che i medici e i soccorritori uccisi dalle forze israeliane il mese scorso a Gaza sono stati colpiti “con l’intento di uccidere”. Le prove che si è trattato di un crimine di guerra sono contenute nel video girato da uno dei soccorritori uccisi. “È stata effettuata un’autopsia sui martiri della Mezzaluna Rossa e delle squadre di difesa civile. Non possiamo rivelare tutto ciò che sappiamo, ma dirò che tutti sono stati colpiti nella parte superiore del corpo, con l’intento di uccidere”. Quindi ha lanciato un appello per un’inchiesta internazionale. «Uccidere chi salva vite umane è un crimine che non può essere archiviato. Chiediamo un’inchiesta internazionale sulle circostanze di quest’omicidio deliberato di soccorritori e operatori umanitari», ha detto.
Intanto a Gaza si continua a morire. Sono almeno 29 i morti accertati al momento, tra cui 3 bambini, in un attacco israeliano nel quartiere di Shujayea, nella parte orientale della città di Gaza. Lo scrive al Jazeera, aggiungendo che i corpi e i feriti vengono trasportati all’ospedale arabo al-Ahli, mentre decine di palestinesi risultano intrappolati fra le macerie di almeno 10 edifici bombardati dall’Idf. Ottanta persone risultano disperse al momento, 55 persone sono ricoverate in ospedale.
Centinaia di riservisti e veterani dell’aeronautica israeliana hanno firmato una lettera che intendono rendere pubblica in cui chiedono di interrompere il servizio. La lettera è stata scritta dopo la ripresa dei combattimenti a Gaza. Lo riferisce Channel 12. Nella missiva spiegano che secondo loro la decisione di continuare la guerra è motivata da ragioni politiche: dall’avanzamento della riforma giudiziaria del governo, il licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e il tentativo di rimuovere il procuratore generale Gali Baharav-Miara. Il capo dell’aeronautica Tomer Bar ha incontrato riservisti e veterani e ancora la lettera non è stata pubblicata, l’Idf non ha ancora commentato. Durante la prima iniziativa del governo per la revisione giudiziaria, sospesa il 7 ottobre 2023, centinaia di riservisti, tra cui decine di piloti, si rifiutarono di prestare servizio per protesta, affermando che la riforma del sistema giudiziario minava la democrazia in Israele e gettava ombre sulla legittimità degli ordini impartiti all’esercito.
In memoria di quei testimoni scomodi uccisi
Viene dedicata alla memoria delle giornaliste e dei giornalisti palestinesi uccisi a Gaza la XXI edizione del Premio letterario internazionale ‘Tiziano Terzani’, riconoscimento istituito dal festival Vicino/Lontano di Udine insieme alla famiglia Terzani. Lo ha annunciato la presidente della giuria Angela Terzani Staude sottolineando “l’urgenza di lanciare un allarme” e, per decisione unanime dei giurati, rendere onore al sacrificio di chi è stato messo a tacere e non può più raccontare “l’altra parte della storia”, conferendo così il Premio Terzani 2025 -ad memoriam – ai giornalisti e alle giornaliste morti a Gaza. “Mai, nella storia, – si legge nella motivazione del Premio – il tributo pagato dal giornalismo è stato così pesante, in flagrante violazione del diritto umanitario e della libertà di stampa”.
La premiazione avverrà sabato 10 maggio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, momento centrale del XXI Festival vicino/lontano, in programma a Udine, dal 7 all’11 maggio. A ricevere simbolicamente il premio a nome dei tanti colleghi uccisi durante la guerra, saranno i giornalisti Wael al-Dahdouh e Safwat al-Kahlout, entrambi dell’emittente Al Jazeera. Durante la guerra entrambi hanno subito l’uccisione di 500 familiari e amici e Al-Dahdouh ha perso, sotto i bombardamenti, la moglie e tre figli, uno dei quali giornalista.