Sono passate sei settimane da quando Israele ha interrotto ogni fornitura ai 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza. Le scorte alimentari accumulate durante una tregua all’inizio dell’anno sono ormai quasi esaurite. Le distribuzioni di pasti d’emergenza stanno terminando, i forni sono chiusi e i mercati sono vuoti.
In un campo di fortuna fatto di teli di plastica, dove vive con la sua famiglia sfollata a Khan Younis, Rehab Akhras, 64 anni, ha usato del cartone per accendere un fuoco e riscaldare una lattina di fave. È tutto ciò che le è rimasto.
«Siamo una famiglia di 13 persone, cosa potrà mai fare una lattina di fave per noi?» ha detto. «Siamo sopravvissuti alla guerra e ai bombardamenti, ci svegliamo e ci addormentiamo con il rumore degli attacchi. Ma alla fame non possiamo sopravvivere, né noi né i nostri figli».
Medici Senza Frontiere segnala casi sempre più gravi di malnutrizione tra i bambini e le donne incinte. Anche le madri che allattano sono troppo denutrite per poter produrre latte.