La leader dell’estrema destra francese Marine Le Pen ha dichiarato ai suoi sostenitori a Parigi che combatterà “una sentenza politica, non giudiziaria”, che potrebbe escluderla dalle prossime elezioni presidenziali. Intanto, in un raduno rivale, manifestanti hanno denunciato “una minaccia esistenziale” allo stato di diritto dopo la sua condanna per appropriazione indebita di fondi pubblici.
“Questa decisione ha calpestato tutto ciò che mi è più caro: il mio popolo, il mio Paese e il mio onore”, ha detto la leader del Rassemblement National (RN) davanti a una folla di sostenitori con bandiere, mentre a Parigi si svolgevano eventi promossi dalle tre principali forze politiche del Paese.
Parlando da un palco allestito di fronte all’Hôtel des Invalides, con i 120 deputati del partito schierati dietro di lei, Le Pen ha affermato che “non si arrenderà” e ha definito sé stessa vittima di una “caccia alle streghe”, aggiungendo: “Siamo noi i più strenui difensori dello stato di diritto”.
Poco distante, in Place de la République, durante una manifestazione della sinistra, la leader dei Verdi, Marine Tondelier, ha definito la difesa di Le Pen “una vera e propria teoria del complotto” e un attacco frontale all’indipendenza della magistratura.
“Qui non si tratta solo di Marine Le Pen”, ha spiegato Tondelier. “Si tratta di difendere lo stato di diritto da chi pensa che la giustizia sia facoltativa. Per gli altri vuole giustizia dura, tolleranza zero, carcere alla prima infrazione. Per sé stessa, è troppo severa”.
Anche Manuel Bompard, del partito radicale di sinistra La France Insoumise (LFI), ha parlato alla folla, sostenendo che “la maschera del RN è caduta” dopo anni di tentativi di ripulire la propria immagine e presentarsi come un partito di governo. “È pericoloso per la democrazia, pericoloso per lo stato di diritto”, ha detto.
Secondo la polizia, al raduno del RN erano presenti 7.000 persone, mentre 5.000 hanno partecipato alla manifestazione della sinistra.
Le Pen, tre volte candidata alla presidenza e principale favorita per succedere a Emmanuel Macron, è stata condannata lunedì per aver sottratto oltre 4 milioni di euro di fondi del Parlamento europeo, utilizzati per pagare collaboratori del RN in Francia attraverso un vasto sistema di impieghi fittizi.
È stata condannata a quattro anni di carcere, di cui due sospesi e due da scontare eventualmente con un braccialetto elettronico, multata per 100.000 euro e — in base a una legge da lei stessa sostenuta — dichiarata ineleggibile per qualsiasi incarico pubblico per i prossimi cinque anni, con effetto immediato.
La corte d’appello di Parigi ha annunciato che emetterà un verdetto sul suo ricorso entro l’estate del 2026, il che potrebbe, in teoria, permetterle di candidarsi alle presidenziali del 2027 — se la condanna fosse annullata o la sanzione di ineleggibilità revocata, ipotesi però ritenuta poco probabile.
La sentenza, arrivata dopo dieci anni di indagini e un processo durato nove settimane, ha scosso profondamente il panorama politico francese ed è stata duramente attaccata da politici dell’estrema destra in Francia e all’estero, che l’hanno definita politicizzata e antidemocratica.
Jordan Bardella, presidente del RN e probabile candidato in caso di esclusione definitiva di Le Pen, ha dichiarato a una folla di sostenitori che “non è stata condannata ingiustamente solo Marine Le Pen, ma è stata messa a morte la democrazia francese”.
La decisione del tribunale, ha detto, “passerà alla storia come un giorno buio per la nostra nazione”, un “attacco diretto alla nostra democrazia, una ferita per milioni di patrioti” e un tentativo di “privarci della libertà di scelta, di cancellare dalla scena un’intera parte della Francia”.
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