La giudice Bénédicte de Perthuis è stata posta sotto protezione, con una pattuglia di agenti che staziona davanti alla sua abitazione a Parigi, a seguito di numerose minacce ricevute dopo la condanna inflitta a Marine Le Pen. La leader del Rassemblement National è stata giudicata colpevole di appropriazione indebita di fondi pubblici europei, ricevendo una pena di quattro anni di reclusione, di cui due con braccialetto elettronico, una multa di 100.000 euro e cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato, compromettendo così la sua candidatura alle presidenziali del 2027.
La sentenza ha scatenato reazioni accese nel panorama politico francese. Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, ha dichiarato su X: “Oggi, non è solo Marine Le Pen che viene ingiustamente condannata. È la democrazia francese che viene giustiziata”.
A livello internazionale, il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha espresso il suo sostegno a Le Pen, pubblicando su X: “Je suis Marine”. In Italia, il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato: “Chi ha paura del giudizio degli elettori, spesso si fa rassicurare dal giudizio dei tribunali. A Parigi hanno condannato Marine Le Pen e vorrebbero escluderla dalla vita politica. Un brutto film che stiamo vedendo anche in altri Paesi come la Romania”.
Il ministro della Giustizia francese, Gérald Darmanin, ha condannato fermamente le minacce rivolte ai magistrati coinvolti nel processo, definendole “inaccettabili in democrazia”. Ha sottolineato l’importanza di rispettare l’indipendenza della magistratura e ha assicurato che verranno adottate tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei giudici.
Questa vicenda ha sollevato un acceso dibattito in Francia sul rapporto tra giustizia e politica, evidenziando le tensioni esistenti nel panorama politico nazionale.
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