Una sentenza importante quella che condanna Marie Le Pen e molti coimputati del suo partito per frode ai danni dell’UE, relativo all’utilizzo di 2,9 milioni di euro dirottati nella campagna contro i borseggiatori. Per lei si è aggiunta una dichiarazione di incandidabilità per un quinquennio, quindi anche alle prossime elezioni presidenziali.
Chi ha preso molto a cuore la ricaduta elettorale della sentenza, non della frode, è stato il Presidente della Repubblica Federale Russa, Vladimir Putin. Il leader del Cremlino, geloso custode delle regole democratiche, dei diritti di ogni opposizione, ha infatti tuonato che così si calpesta la democrazia. Evidentemente è preoccupato per il futuro della Francia.
Non certo perché la signora Le Pen è considerata filo-russa. I 9 milioni di finanziamento al suo partito infatti, è stato assicurato a tempo debito, sono stati tutti rimborsati. Dunque lo zar si agita perché ci tiene a una Parigi rispettosa della democrazia e quindi delle sue regole. Per lui impedire a un oppositore di candidarsi è una cosa impensabile. Questo è molto apprezzabile, tanto che vien da pensare che la passione per la democrazia potrebbe essere la causa della sua solitudine e quindi anche della sua testardaggine. In un mondo sempre meno democratico, lui non ci sta e su certe questioni non transige. Se allarghiamo lo sguardo e guardiamo ad altre forze per le quali avrebbe simpatia vediamo questa fissazione per la democrazia davvero come una sorta di ossessione continentale.
Lo Stato di diritto, il rispetto delle minoranze, la tutela degli oppositori, sono tutti impegni che lui persegue, insieme al suo alleato nordcoreano, con una fermezza che non conosce confini. Non c’è un Occidente democratico e un Oriente dispotico nella visione di Putin: lui ritiene che la democrazia sia un modello globale e la difende senza ammettere che ci siano su questo confini, neanche inammissibili zone grigie.
Nuovi sistema che lui non ritiene democratici e che lo sfidano, quello del britannico Starmer o forse del tedesco Mertz, e poi di chi nell’est europeo si definisce chissà perché minacciato da lui , farebbero bene a tener conto che con lui non si scherza. Soprattutto in Germania c’è una pattuglia di neo-democratici, attestata al 20%, che trova anche grazie a lui la forza di dire “non ci sto!”
Putin difende la regole democratiche persino in America. Tutti i giornali riferiscono che in un’intervista Trump si è detto molto arrabbiato con Putin, e che se continuasse così gli imporrebbe dazi. Ma il portavoce del leader del Cremlino, cioè il portavoce della vestale delle regole democratiche, corregge: per lui, “alcune delle dichiarazioni sono state parafrasate”. “Non ci sono virgolettati”, dice mettendo in discussione il contenuto delle affermazioni attribuite al presidente americano. Il sito della Nbc ha virgolettato due diverse espressioni per “molto arrabbiato” ma senza la frase intera. “Sono state fatte dichiarazioni diverse” e a queste alterazioni della verità il Cremlino non ci sta. Meno male.