Un estremista di destra e imperialista. Donald Trump parlando della Groenlandia in un’intervista alla NBC, ha affermato che gli Stati Uniti devono prendere la Groenlandia, sostenendo che ci siano “buone possibilità” di procedere senza l’uso della forza militare, ma aggiungendo che “nulla è escluso”. Ha inoltre dichiarato con sicurezza: “Otterremo la Groenlandia, al 100%”. Ossia o con le buone o con le cattive. In piena violazione del diritto internazionale.
Queste parole ripropongono una questione che già nel 2019 aveva suscitato tensioni con la Danimarca, sovrana dell’isola artica. All’epoca, la proposta di Trump di acquistare la Groenlandia era stata respinta con fermezza dal governo danese, provocando la reazione irritata dell’allora presidente, che cancellò una visita ufficiale a Copenaghen.
Le nuove dichiarazioni non fanno che ravvivare preoccupazioni su una visione della politica estera basata su logiche espansionistiche più vicine all’era coloniale che a quelle del XXI secolo. La Groenlandia, un territorio autonomo all’interno del Regno di Danimarca, ha ripetutamente ribadito la propria volontà di autodeterminazione, allontanando qualsiasi ipotesi di cessione agli Stati Uniti.
Lars Løkke Rasmussen, ministro degli Esteri danese, ha risposto con fermezza, sottolineando che il futuro della Groenlandia sarà deciso solo dai suoi abitanti. “Non è così che si trattano gli alleati”, ha affermato, in un chiaro monito a Washington.
Oltre al piano diplomatico, le dichiarazioni di Trump sollevano interrogativi sul rispetto del diritto internazionale e sulla coerenza dell’atteggiamento statunitense nei confronti di altre potenze con aspirazioni territoriali. Se gli Stati Uniti criticano l’espansionismo di altre nazioni, l’idea che un ex presidente possa pubblicamente prospettare l’acquisizione di un territorio sovrano con toni perentori rischia di compromettere la credibilità di Washington sulla scena globale.
In un panorama geopolitico già segnato da tensioni tra blocchi contrapposti, la prospettiva di una contesa sulla Groenlandia rappresenta un ulteriore elemento di instabilità. Le dichiarazioni di Trump, pur non avendo un peso immediatamente operativo, segnalano una visione della politica estera che potrebbe, in caso di un suo ritorno alla Casa Bianca, ridefinire le relazioni transatlantiche e la postura strategica americana nell’Artico.