Così nelle prigioni israeliane i palestinesi detenuti senza accuse vengono brutalmente torturati
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Così nelle prigioni israeliane i palestinesi detenuti senza accuse vengono brutalmente torturati

L’Onu ha accusato le forze israeliane di utilizzare la violenza sessuale come "metodo di guerra".

Così nelle prigioni israeliane i palestinesi detenuti senza accuse vengono brutalmente torturati
Prigione israeliana
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29 Marzo 2025 - 18.44


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Ammanettato e rannicchiato sul pavimento di una cella in una base militare nel sud di Israele, un palestinese si è ritrovato circondato da cinque soldati.

Secondo l’atto d’accusa dell’esercito israeliano, consultato da The Independent, i militari lo avrebbero colpito con calci, pugni e pestaggi, utilizzando anche cani, Taser e oggetti taglienti. Durante l’aggressione, sarebbe stato vittima di violenze sessuali con questi strumenti.

In un momento particolarmente brutale, i soldati lo avrebbero accoltellato così profondamente da perforargli i glutei e l’ano. Le ferite riportate lo hanno costretto al ricovero: polmone perforato, costole incrinate e una lacerazione rettale che ha richiesto un intervento chirurgico per una stomia.

L’uomo non era stato accusato di alcun crimine.

Questa è solo una delle tante testimonianze di presunti atti di tortura ai danni di palestinesi detenuti in Israele. All’inizio di marzo, l’Onu ha accusato le forze israeliane di utilizzare la violenza sessuale come “metodo di guerra”. Secondo il rapporto, questi atti sarebbero stati commessi “su ordini espliciti o con il tacito incoraggiamento della leadership politica e militare israeliana”. Israele ha respinto le accuse, definendo il documento di parte.

Detenzioni di massa e denunce di torture

Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha causato la morte di 1.200 israeliani e la cattura di 250 ostaggi, Israele ha risposto con una devastante offensiva su Gaza. Secondo fonti palestinesi, i morti sarebbero circa 50.000 e migliaia le persone arrestate.

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Con la guerra in corso, il numero di detenuti palestinesi in Israele è raddoppiato, superando le 10.000 unità. Molti sono trattenuti senza accuse formali, senza possibilità di comunicare con l’esterno e, in alcuni casi, rilasciati solo per essere arrestati di nuovo.

The Independent ha raccolto documenti ufficiali, rapporti autoptici e testimonianze giurate che descrivono episodi di brutalità: pestaggi, privazione del sonno, violenze sessuali e mancato accesso alle cure mediche.

Un rapporto autoptico su un detenuto morto in custodia ha rilevato segni di eccessivo uso della forza e traumi cranici letali. Un altro detenuto, deceduto a dicembre 2024 nel carcere di Kishon, presentava emorragie interne e lividi su tutto il corpo.

Un medico israeliano, che ha condotto diverse autopsie per conto delle famiglie palestinesi, ha parlato di costole fratturate e milze lacerate, suggerendo gravi percosse. “Questi casi sono probabilmente solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato, chiedendo di restare anonimo per motivi di sicurezza.

Testimonianze dall’interno delle prigioni

Molti degli episodi più gravi sembrano concentrarsi in due centri di detenzione: una nuova struttura militare all’interno del carcere di Ofer, in Cisgiordania, e la base di Sde Teiman, nel sud di Israele.

Un ex guardiano di Sde Teiman, rimasto anonimo, ha rivelato che tra i soldati prevaleva l’idea che i palestinesi dovessero essere maltrattati. “C’era chi cercava attivamente occasioni per picchiarli”, ha raccontato.

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Diversi ex detenuti parlano di una stanza di tortura chiamata “la discoteca”, dove venivano costretti ad ascoltare musica ad altissimo volume per ore, senza poter dormire o andare in bagno.

Mustafa H., arrestato mentre cercava di fuggire da Gaza a ottobre, ha raccontato: “Ogni metro che ti muovevi, ti colpivano. Usavano cani, gas lacrimogeni e scariche elettriche”. Alcuni detenuti avrebbero perso l’udito a causa delle scosse.

L’esercito israeliano nega qualsiasi accusa di maltrattamenti sistematici, affermando che tutte le indagini in corso verranno trattate con la massima serietà.

Mancato accesso alle cure mediche

Diverse testimonianze descrivono la negazione delle cure sanitarie come una forma di abuso.

Un caso emblematico è quello di Mohammed al-Sabbar, 20 anni, morto a febbraio 2024 nel carcere di Ofer. Affetto da una grave patologia intestinale, non ha ricevuto le cure necessarie e il suo intestino si è ingrossato fino a 15 cm, comprimendo organi vitali e causando insufficienza renale e polmonare. Secondo il referto medico, la sua morte “sarebbe stata evitabile con un trattamento adeguato”.

Israele nega di aver negato cure ai prigionieri e sostiene che i detenuti ricevono assistenza medica qualificata quando necessario.

Detenzione di personale medico

Tra gli arrestati ci sono anche centinaia di operatori sanitari di Gaza. Secondo Physicians for Human Rights-Israel, almeno 250 tra medici, infermieri e paramedici sono stati detenuti, di cui oltre 180 ancora in carcere.

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Uno dei casi più noti è quello di Adnan al-Bursh, rinomato chirurgo palestinese, morto nel carcere di Ofer ad aprile 2024.

La sua vedova Yasmine racconta di aver saputo da ex detenuti che suo marito era stato tenuto in condizioni disumane: “Prima dell’arresto pesava 90 kg, ma era sceso a circa 55. Riceveva appena il cibo necessario per sopravvivere e veniva tenuto ammanettato in una posizione rannicchiata”.

Le autorità israeliane confermano la morte di al-Bursh ma sostengono che fosse detenuto per “motivi di sicurezza nazionale”.

Detenzioni arbitrarie e processi senza difesa

Molti dei palestinesi arrestati sono trattenuti senza accuse precise. Si stima che almeno 5.000 siano in detenzione amministrativa o classificati come “combattenti illegali”, il che consente di trattenerli a tempo indeterminato senza processo.

Secondo l’organizzazione palestinese Addameer, alcuni detenuti sono stati portati davanti a un giudice tramite videochiamata, senza la presenza di un avvocato. “Anche ragazzi di 15 anni sono stati processati in questo modo”, denuncia l’attivista Jenna Abu Hasna.

Da ottobre, il Comitato Internazionale della Croce Rossa non ha più accesso ai prigionieri palestinesi, una situazione senza precedenti. “È il periodo più lungo in cui siamo stati esclusi dalle carceri israeliane in decenni”, ha dichiarato un portavoce.


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