Gaza, operazioni umanitarie gravemente ostacolate e aumenta il rischio carestia
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Gaza, operazioni umanitarie gravemente ostacolate e aumenta il rischio carestia

A oltre una settimana dalla ripresa degli attacchi su Gaza la situazione umanitaria è sempre più drammatica e la popolazione è a un passo dalla carestia, mentre l’offensiva terrestre di Israele sta rendendo sempre più difficile soccorrere la popolazione.

Gaza, operazioni umanitarie gravemente ostacolate e aumenta il rischio carestia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Marzo 2025 - 19.49


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A oltre una settimana dalla ripresa degli attacchi su Gaza la situazione umanitaria è sempre più drammatica e la popolazione è a un passo dalla carestia, mentre l’offensiva terrestre di Israele sta rendendo sempre più difficile soccorrere la popolazione.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, assieme ad un appello urgente per un nuovo cessate il fuoco e lo sblocco immediato all’ingresso di nuovi aiuti umanitari, dato che le scorte si stanno esaurendo e i bisogni crescono esponenzialmente giorno dopo giorno.

“Durante i 42 giorni di cessate il fuoco la popolazione di Gaza era tornata a sperare, a potersi addormentare la notte sapendo che i propri cari sarebbero stati ancora accanto a loro al risveglio. – rimarca Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia –L’ingresso di oltre 4 mila camion di aiuti alla settimana stava consentendo ai supermercati e alle panetterie di riaprire e al prezzo del cibo di stabilizzarsi. I nostri operatori sono riusciti a portare aiuti essenziali a oltre 200 mila persone. Ora però tutto è stato messo di nuovo in discussione. Da ben 24 giorni Israele sta impedendo l’ingresso di nuove forniture da cui dipende la sopravvivenza della popolazione rimasta completamente senza elettricità, mentre anche le scorte di cibo nei nostri magazzini si stanno esaurendo, le autorità israeliane non consentono l’ingresso di oltre 63 mila tonnellate di aiuti alimentari destinati a oltre 1 milione di sfollati ad un passo dalla carestia”.

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L’impatto atroce della ripresa dei bombardamenti e degli sfollamenti forzati di oltre 120 mila civili

I bombardamenti israeliani dello scorso 18 marzo che hanno colpito le aree residenziali, soprattutto a Jabaliya e Khan Younis, hanno causato quasi 700 vittime, tra cui 200 bambini.

Lo stesso giorno un attacco areo ha distrutto un centro medico che prestava assistenza a oltre 1000 pazienti al giorno, gestito da Juzoor, organizzazione partner di Oxfam.

In un altro attacco, domenica 23 marzo, sono rimasti uccisi tre operatori del Comune di Abasan Al Kabira, che lavorano con la Coastal Municipalities Water Utility (partner di Oxfam), mentre si stavano spostando per interventi di riparazione delle fognature, nonostante il loro camion fosse chiaramente contrassegnato e riconoscibile.

Nel frattempo, le autorità israeliane hanno costretto oltre 120 mila palestinesi a spostarsi di nuovo, verso altre aree di Gaza, dove comunque non sarà garantita la loro sicurezza.

Una situazione che complessivamente sta quindi rendendo sempre più difficile anche per gli operatori umanitari soccorrere la popolazione, costretti a intervenire in una situazione di perenne incertezza per la propria incolumità. 

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“Le autorità israeliane stiano negando l’ingresso a Gaza di nuovi impianti di desalinizzazione e di materiale per la riparazione delle infrastrutture igienico-sanitarie, in un contesto dove l’’85% delle reti idriche sono state distrutte dai bombardamenti – aggiunge Pezzati – Nonostante questo, i team di Oxfam stanno continuando in condizioni sempre più difficili la distribuzione di acqua potabile e di aiuti in denaro per l’acquisto di beni essenziali. Resta però un dato di fatto: negli ultimi 535 giorni Israele ha usato sistematicamente l’accesso agli aiuti umanitari come un’arma. Negare il cibo, l’acqua, il carburante e l’elettricità alla popolazione di Gaza è un crimine di guerra e contro l’umanità, che si sta compiendo di fronte al silenzio e all’inazione della comunità internazionale, che di fatto se ne sta rendendo complice”.

L’appello per un immediato cessate il fuoco

“Di fronte all’aumento esponenziale dei bisogni umanitari a Gaza – conclude Pezzati – rilanciamo un appello urgente per un nuovo e duraturo cessate il fuoco che venga accompagnato dalla restituzione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente. Allo stesso tempo chiediamo che Israele consenta l’ingresso e la distribuzione di tutti gli aiuti umanitari di cui la popolazione ha un disperato bisogno, che la comunità internazionale intervenga per il rispetto del diritto internazionale e che paesi terzi interrompano ogni fornitura di armi a Israele”.

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La risposta di Oxfam a Gaza

Oxfam è intervenuta tempestivamente per rispondere agli enormi e crescenti bisogni della popolazione di Gaza. Un lavoro quotidiano che ha consentito dall’inizio della crisi di soccorrere oltre 1,2 milioni di persone nelle zone più colpite di Gaza, tra cui oltre 180 mila solo tra il 20 gennaio e il 28 febbraio.  Vitale è stata la distribuzione di acqua pulita e cibo, di coperte e abiti caldi per affrontare l’inverno nei campi profughi dove sono stati installati servizi igienici. 

Un intervento che si intensificherà nei prossimi mesi – in particolare appena sarà consentito l’ingresso di nuovi aiuti umanitari e sarà possibile garantire la sicurezza degli operatori – in soccorso delle comunità di sfollati più vulnerabili con l’obiettivo di fornire aiuti essenziali e ricostruire le infrastrutture idriche e igienico sanitarie indispensabili alla sopravvivenza della popolazione, limitando così la diffusione di epidemie.

Fino al 5 aprile si può sostenere la risposta di Oxfam a Gaza con un SMS al 45593.

Così Oxfam.

Cos’altro aggiungere… Una cosa: sostenere l’iniziativa è da fare. Subito.   Con la Palestina nel cuore.

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