L'appello: "Non rimaniamo in silenzio rispetto al terrore scatenato di nuovo da Israele a Gaza"
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L'appello: "Non rimaniamo in silenzio rispetto al terrore scatenato di nuovo da Israele a Gaza"

È l’appello lanciato da Rete Italiana Pace Disarmo. Un appello da seguire e tradurre in iniziativa di mobilitazione. 

L'appello: "Non rimaniamo in silenzio rispetto al terrore scatenato di nuovo da Israele a Gaza"
Bambini a Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

20 Marzo 2025 - 19.49


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Non rimaniamo in silenzio rispetto al terrore scatenato di nuovo da Israele a Gaza.

È l’appello lanciato da Rete Italiana Pace Disarmo. Un appello da seguire e tradurre in iniziativa di mobilitazione. 

Scrive Ripd in un comunicato: “Siamo inorriditi per il terrore e la morte scatenati oggi sulla terra martoriata di Gaza. Di nuovo a morire sono bambini e bambine, tutt’altro che “danni collaterali” ma volutamente ricercati per costringere la popolazione della Striscia a lasciare la propria terra. La rottura degli accordi sul cessate il fuoco da parte israeliana è un atto inaccettabile, grave che l’amministrazione Trump l’abbia avallata e che non ci sia ancora una energica presa di posizione di ferma condanna da parte dell’Unione Europea e del governo italiano.

Assistiamo di nuova alla politica dei “due pesi e due misure”, a tal punto che la vicenda palestinese era scomparsa dall’agenda politica degli ultimi vertici della Ue. Questo ennesimo massacro si inserisce dentro una serie d’ipotesi apertamente rivendicate, come quella di trasformare Gaza in un grande resort a gestione statunitense, o fatte artatamente trapelare nei giorni scorsi come la deportazione della popolazione della Striscia in Siria, Somalia e Sudan. Si tratta d’ipotesi agghiaccianti che ripropongono scenari di pulizia etnica che rappresentano veri e propri crimini contro l’umanità. La ripresa delle ostilità pregiudica inoltre anche la vita stessa degli ostaggi, dei quali continuiamo a chiederne la liberazione così come chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi illegalmente detenuti.

La Rete Italiana Pace e Disarmo nel condannare questo ennesimo e brutale eccidio rinnova le proprie richieste per un cessate il fuoco immediato e duraturo, la fine del blocco degli aiuti e l’assedio alla popolazione da parte israeliana, il varo di sanzioni economiche nei confronti d’Israele, la sospensione dell’accordo di partenariato Ue/Israele, il blocco reale di tutte le commesse di armamenti,  il riconoscimento da parte dell’Italia e della Ue dello Stato di Palestina; l’adozione di “provvedimenti ombrello da parte della Ue” a protezione dei giudici internazionali della Corte e del tribunale dell’Aja dalla sanzioni e dalle ritorsioni decise dall’amministrazione Usa.

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La vicenda del conflitto in Medio Oriente, dove interi arsenali vengono scaricati su una popolazione inerme, dimostra ancora una volta come la logica delle armi porti in un vicolo cieco e sia foriera solo di barbarie. I valori democratici sono incompatibili con la guerra di occupazione.

Chiediamo alla società civile e alle amministrazioni locali di mobilitarsi per la pace e per far cessare il massacro, affinché si levi dal basso quel sentimento d’indignazione verso gli aggressori e di solidarietà verso le vittime. Occorre costringere le nostre istituzioni, nazionali ed europee, ad assumersi la responsabilità di una vera iniziativa politico-diplomatica tesa al ripristino del diritto internazionale e alla tutela della popolazione civile”.

La denuncia di Oxfam

La rottura dell’accordo sul cessate il fuoco a Gaza da parte di Israele è ingiustificabile”: dura condanna di Oxfam dei raid aerei israeliani che dalla notte scorsa hanno ripreso a martellare la Striscia di Gaza provocando centinaia di vittime e feriti. “In nessuna circostanza – dichiara Paolo Pezzati, portavoce sulle crisi umanitarie di Oxfam Italia – è ammissibile il continuo attacco sui civili e sulle infrastrutture essenziali da cui dipende la sopravvivenza della popolazione. La tregua che è stata rotta rappresentava l’unico barlume di speranza per 2 milioni di palestinesi allo stremo e per gli ostaggi israeliani rimasti. Come se non bastasse le autorità israeliane hanno ordinato anche nuove evacuazioni che costringono migliaia di persone a spostarsi, ancora una volta, verso luoghi dove non verrà comunque garantita la loro sicurezza, in palese violazione del diritto internazionale”.

La situazione umanitaria a Gaza dunque rimane drammatica, destinata ad aggravarsi. “Dall’inizio di marzo, in coincidenza con l’inizio del Ramadan, Israele ha posto Gaza sotto un assedio totale impendendo l’ingresso di cibo, carburante e qualsiasi aiuto umanitario. – aggiunge Pezzati – Una settimana fa ha anche tagliato l’elettricità che manteneva in funzione l’unico impianto di desalinizzazione dell’acqua ancora operativo a Gaza, vitale per mezzo milione di persone. In questo momento il sistema sanitario, già al collasso, non riesce a soccorrere le vittime degli attacchi, mentre gli ospedali stanno finendo le scorte di medicinali e attrezzature”.

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Oxfam lancia un appello per un immediato ripristino del cessate il fuoco: “Questa tragedia continua a consumarsi in primo luogo per la mancanza di volontà da parte della comunità internazionale nel riconoscere le violazioni del diritto internazionale commesse da Israele. – conclude Pezzati – Rispettarlo non è facoltativo. Il diritto internazionale esiste per proteggere I civili ovunque e dovrebbe essere sostenuto universalmente. Per questo lanciamo un appello urgente affinché tutte le parti si rimettano subito al lavoro per ripristinare un cessate il fuoco immediato e duraturo”. Oxfam è intervenuta tempestivamente per rispondere agli enormi e crescenti bisogni della popolazione di Gaza. Un lavoro quotidiano che ha consentito dall’inizio della crisi di soccorrere oltre 1,2 milioni di persone nelle zone più colpite di Gaza, tra cui 150 mila solo negli ultimi 2 mesi. Vitale è stata la distribuzione di acqua pulita e cibo, di coperte e abiti caldi per affrontare l’inverno nei campi profughi dove sono stati installati servizi igienici.

Una testimonianza dal campo

È quella raccolta in una bellissima intervista su La Stampa da Fabiana Magrì.

Di seguito ampi stralci: «Alla scuola della sopravvivenza l’unica materia in cui i bambini devono eccellere è come schivare le bombe». Shaima Al-Obaidi, 36 anni, passaporto britannico ma origini irachene, portavoce di Save the Children, è arrivata a Deir Al-Balah il 4 febbraio, due settimane dopo l’inizio del cessate il fuoco. «Siamo delusi e scioccati che la pausa nelle ostilità sia crollata». Le notizie dai canali palestinesi parlano di oltre 400 morti, mentre la situazione, dice Al-Obaidi, resta «molto fluida e imprevedibile». 

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È la sua prima volta a Gaza. C’è qualche storia che porterà per sempre con sé?
«Moltissime. Ho conosciuto una donna, madre di quattro figli di età compresa fra i cinque mesi e i 13 anni. Mi ha raccontato che i suoi bambini hanno iniziato a capire che stavano vivendo in guerra perché tutti intorno a loro erano esattamente nella stessa situazione. La vita nelle tende, senza gabinetti, senza materassi né coperte e cuscini. La ricerca dell’acqua. La fine degli studi a scuola, dell’istruzione. Esiste un’unica lezione da imparare: la sopravvivenza. I loro compiti sono diventati trovare il posto più vicino per andare a prendere l’acqua, imparare a che ora si serve il cibo nella cucina della comunità e come schivare una bomba. Questa madre sente che la guerra ha privato sua figlia del futuro. Anche ora, che sono tornati al Nord, le cicatrici di questo conflitto rimarranno con loro, non se ne andranno mai. E Gaza non sarà mai più la stessa. La Gaza che conoscevano non c’è più». 

Cosa l’ha più impressionata nei bambini che ha incontrato?
«Che la parola “paura” è qualcosa di normale per loro. I bambini non fanno che ripetere “Ho paura”, continuamente. Non solo dei pericoli reali. Una madre mi ha raccontato che i suoi figli hanno paura che ci siano persone morte sotto i loro pavimenti».

Come ha vissuto la sua prima volta fra i bombardamenti, nella notte tra il 17 e il 18 marzo?
«Ero terrorizzata. Anche se è successo dall’altra parte della Striscia di Gaza i colpi erano così forti che siamo stati svegliati dalle bombe e dalle ambulanze. Sono rimasta congelata dalla paura. Ero sola nella mia stanza e non riuscivo ad alzarmi dal letto». 

Le famiglie con cui parla hanno qualche messaggio che vorrebbero far arrivare all’esterno?
«Quasi tutti dicono che vogliono solo pace, stabilità e sicurezza, e che i loro figli smettano di vivere in questa guerra». 

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