La Russia è un paese il cui regime è fascista secondo quasi tutti i criteri che storicamente lo definiscono
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La Russia è un paese il cui regime è fascista secondo quasi tutti i criteri che storicamente lo definiscono

Ho parlato, in una riflessione, della guerra come specchio. Come lo specchio della Russia, uno specchio, speravo, in cui la sua sconfitta l'avrebbe costretta a guardarsi, e quindi a cambiare

La Russia è un paese il cui regime è fascista secondo quasi tutti i criteri che storicamente lo definiscono
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

18 Marzo 2025 - 14.05


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Ho parlato, in una riflessione, della guerra come specchio. Come lo specchio della Russia, uno specchio, speravo, in cui la sua sconfitta l’avrebbe costretta a guardarsi, e quindi a cambiare, perché in quel momento pensavo che potesse perdere solo la guerra. 

Ha vinto lei questa guerra? 

Al momento non possiamo dirlo, ma, quel che è certo è, sul terreno, no, non l’ha vinta: ha preso una parte in più dell’Ucraina, l’ha distrutta, ha appena recuperato (non ancora del tutto, ma probabilmente è questione di giorni) i territori perduti nel Regione di Soudja, ma no, non ha vinto la guerra dal punto di vista militare. E la questione non è il prezzo umano che ha pagato per i territori devastati (quasi, oggi, un milione di uomini uccisi o resi invalidi), visto che mai nella sua storia ha prestato attenzione alle perdite causate dalle sue vittorie. 

Il fatto è che l’Ucraina ha resistito, ed è ancora in piedi. 

Che l’Ucraina esisterà ancora, finché esisterà l’Europa occidentale, e che nessuno degli obiettivi annunciati da Putin nel 22 febbraio sarà stato raggiunto.

Parlavo della guerra come specchio di violenza, specchio di corruzione, specchio di rovina interna, e, sì, tutti questi specchi, sono brevetti, e tutto si è rafforzato, nonostante un notevole sforzo bellico, o meglio a costo dello sforzo bellico: visto che con il 40% del bilancio per la difesa (questa cifra è stata citata, recentemente da Macron, ma compare tra tutti i commentatori dell’opposizione in Russia), beh, non ci può essere altro nel Paese, e la forza è riconoscere che la miseria è endemica: infrastrutture, sottosviluppo, tutto ciò si è accumulato, l’unica differenza è che uno dei clan al potere, quello di Prigojine, è stato eliminato dopo il fallito colpo di stato. 

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La guerra è anche uno specchio della radicalizzazione delle idee, della fascistizzazione della società russa, una fasciozzazione delle menti, con un ruolo sempre crescente svolto dai “valori tradizionali” (di cui Putin dice che la Russia è difensore e garante), e, quindi, un odio per l’indipendenza delle donne, un odio per l’omosessualità, un odio, finalmente, verso l’Occidente e verso la democrazia in quanto tale, tutto ciò si trova nella dottrina di una Chiesa il cui ruolo cresce sempre ufficialmente in proporzione a diventare sempre più insignificante nella vita delle persone. 

La Russia è oggi un paese il cui regime è fascista secondo quasi tutti i criteri che storicamente lo definiscono (tranne il ruolo delle masse: l’indottrinamento c’è, ma le grandi manifestazioni di sostegno popolare alla guerra, organizzate all’inizio, sono state clamorose fallimenti).

In breve, sì, quindi, la guerra è il principale strumento che apre gli occhi per la Russia. Ma anche per l’occidente. Lo specchio del potere economico e militare dell’Occidente. Ad esempio, la superiorità delle armi occidentali rispetto alle armi russe: non immaginavo fosse tanto, che l’Himar o lo scalpo, o non conosco i nomi, che i cannoni francesi Cesare, potessero fare la differenza. Il che significa che se, militarmente, ci fosse stato uno scontro tra NATO e Russia – al di fuori delle bombe atomiche, che rendono impossibile uno scontro diretto (tranne il desiderio di suicidio) – beh, la Russia non avrebbe resistito. Ma questa guerra ha anche rivelato che la NATO non è un’alleanza militare destinata a confrontarsi con la Russia; è un’alleanza militare destinata a mantenere l’equilibrio, e quindi, oggettivamente parlando, a preservare la Russia. E se oggi Putin è dove è militarmente (di nuovo, non vincitore, ma assolutamente non sconfitto), beh, è grazie alla NATO, e alla lentezza, sbagliata, insomma, a tutte le manovre dilatorie di tutti i paesi dell’alleanza di non consegnare le armi che erano chiamate “offensive”.

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La vera salita è avvenuta quando nessuno se l’aspettava. Con l’arrivo di Trump. Perché molti non immaginavano, (vulgum pecus), che per le armi l’Europa dipendesse tanto dagli USA e che ci fossero decine di governatori in tutta Europa (molto meno, per dire, in Francia, perché la Francia ha la sua industria militare), che hanno comprato armi che sapevano, o potevano conoscere, erano controllate, per tutta la vita dagli USA, e quindi, acquistando queste armi, consegnavano, oggettivamente parlando, il loro paese agli USA, visto che hanno il potere di disattivare tutte le armi che vendono (o almeno renderle inefficaci a un mese di distanza rifiutando gli aggiornamenti software). In realtà, avrebbero dovuto saperlo, ma non c’era prova, tutti per quanto fossero alleati (o si potrebbe dire creature, si potrebbe dire agenti) degli USA.

La Russia non ha vinto la guerra sul terreno, ma ha vinto la guerra sul pianeta, perché ha preso la Casa Bianca, e che non c’è più potere autonomo degli USA a livello internazionale: c’è solo la volontà di Mosca (con pochi ‘nuendos’ che oggi non sono il mio soggetto). E così, molto nello specifico, tutto l’armamento europeo, tranne l’armamento francese, dipende direttamente non da Washington ma da Putin, cioè, l’unica vera forza autonoma ancora esistente è l’esercito francese, dotato di materiali francesi che non dipendono da pezzi di ricambio o software americani. E anche questo, è uno specchio.

Ma i governi europei che hanno comprato l’F-16 e altri e rifiutato i Rafales (ancora europei) erano traditori, come, oggettivamente parlando, oggi, Donald Trump? No, certo. Ma vivevano nel mondo che conoscevano, quello in cui gli USA si schieravano contro la Russia (e viceversa), e in cui loro – i paesi che rappresentavano – erano chiaramente dalla parte degli USA. 

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Questo è il mondo appena scomparso. Oggi, gli Stati Uniti non sono solo nostri alleati: sono i nostri nemici. 

Non il nostro avversario. Il nostro nemico. 

Foto sfocata ma lo specchio c’è ed è spietato

L’essenza della dipendenza è comunque altrove. Nuvole, le “nuvole” che proteggono tutto ciò che possediamo, oggi che tutto è smaterializzato, concreto, materialmente, dove sono conservate? Mi sono posta la domanda per i miei backup (intendo quelli sul mio computer, che è un Mac, americano made in China), e devo dire che non ho trovato la risposta. E chi li controlla? In realtà non ne sono sicura. Ma, chiaramente, la posta in gioco globale c’è: e se qualcuno si prendesse cura delle basi di stoccaggio di tutta la nostra vita? 

Insomma, sì, l’altro specchio è lì: ci guardiamo, ci diciamo che non siamo usciti da un ostello dove, singolarmente, pochi di noi volevano entrare, ma che è stato nostro per almeno un secolo.

Ma Trump, in due mesi, ha distrutto tutta la credibilità degli Stati Uniti, non solo dal punto di vista politico. Quale paese oggi, mentre l’opinione pubblica ha imparato la storia del software americano per armi, ne comprerà un po’?

Oggi, ci siamo. Ci guardiamo allo specchio, ci guardiamo dentro, pensiamo: 

“Beh, diccelo”… Vorremmo voltarci dall’altra parte, o abbassare gli occhi. 

E non ostacolate, lo specchio, dobbiamo guardarlo, per non sparire dall’altra parte.

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