Per fortuna gli Stati Uniti, come luogo della politica, non sono solo Washington, la Casa Bianca e il presidente-immobiliarista amico di Putin e Netanyahu. Gli Sati Uniti sono anche New York, intesa come Palazzo di Vetro, sede delle Nazioni Unite.
E nei giorni scorsi il Palazzo di Vetro si è colorato, politicamente, di arcobaleno, i colori della pace.
A darne conto è Rete Italiano Pace Disarmo (Ripd)
Scrive Ripd: “Gli Stati membri del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw), riuniti all’Onu a New York per la Conferenza periodica di questa norma, hanno affermato che la vera sicurezza globale risiede nell’eliminazione delle armi nucleari e non nella dottrina della deterrenza nucleare.
Nella più forte condanna della deterrenza mai pronunciata in un forum multinazionale, la Dichiarazione politica rilasciata al termine dell’incontro afferma che: “La deterrenza nucleare si fonda sull’esistenza stessa del rischio nucleare, che minaccia la sopravvivenza di tutti”.
La Direttrice esecutiva della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Premio Nobel pace 2017), Melissa Parke, ha accolto con favore l’esito dell’incontro: “I Paesi che si sono riuniti qui hanno le idee chiare sulla minaccia che tutti noi dobbiamo affrontare con le armi nucleari, con il rischio di un conflitto nucleare più alto che mai. Gli Stati del Tpnw stanno dando prova di leadership opponendosi alla pericolosa e sbagliata dottrina della deterrenza nucleare, che incoraggia gli approcci basati sull’escalation a cui stiamo assistendo in Europa in questo momento. Siamo di fronte a una scelta netta: un’ulteriore proliferazione che mette in pericolo il mondo intero o l’eliminazione delle armi nucleari attraverso il TPNW”.
Collegare il disarmo nucleare ai problemi di sicurezza globale e introdurre una tabella di marcia per smantellare la deterrenza nucleare
A 80 anni dalla prima sperimentazione e dall’uso delle armi nucleari e in un contesto di crescente instabilità e di richieste di proliferazione nucleare in Asia e in Europa, gli Stati firmatari del Trattato stanno dando prova di leadership per porre fine alle minacce che le armi nucleari e la deterrenza nucleare rappresentano per la loro sicurezza e per quella di tutti gli altri.
Nella Dichiarazione adottata al termine dell’incontro, gli Stati firmatari del Tpnw hanno convenuto che il modo migliore per far progredire la sicurezza globale dalle armi nucleari è quello di portare a bordo del Trattato un numero maggiore di Paesi (che al momento comprende 94 firmatari e 73 Stati firmatari). Gli Stati parti hanno convenuto che “le armi nucleari sono una minaccia per la sicurezza, e in ultima analisi per l’esistenza, di tutti gli Stati, indipendentemente dal fatto che possiedano armi nucleari, aderiscano alla deterrenza nucleare o si oppongano fermamente ad essa”.
In un momento in cui i membri europei della Nato stanno discutendo se accettare l’offerta francese di usare le sue armi nucleari per la propria difesa o addirittura di sviluppare armi nucleari proprie, che minerebbero fatalmente il Trattato di non proliferazione nucleare, gli Stati del Tpnw, che includono i membri dell’UE Austria, Irlanda e Malta, hanno concordato: “La continua dipendenza dalle armi nucleari da parte di alcuni Stati nei loro concetti, dottrine e politiche militari e di sicurezza mina la sicurezza globale e aumenta l’escalation, così come i rischi di proliferazione”.
Il governo italiano, così come per le precedenti riunioni del trattato, ha deciso di non partecipare nemmeno come osservatore all’appuntamento di New York, ma l’Italia era rappresentata dalla società civile che sta lavorando per il disarmo nucleare: in particolare dalla mobilitazione “Italia ripensaci” promossa da Senzatomica e Rete Italiana Pace Disarmo. Organizzazioni che hanno ribadito la necessità per il nostro Paese di avvicinarsi ai principi positivi del trattato, predisponendo progetti di assistenza umanitaria alle popolazioni nei territori che hanno subito esplosioni nucleari, e il fondamentale ruolo dell’educazione e dell’informazione. La presenza delle organizzazioni della società civile italiana è servita ribadire come la maggioranza dei cittadini italiani sia a favore del disarmo nucleare ed è la partecipazione al TPNW. Secondo un recente sondaggio condotto da Archivio Disarmo meno del 30% degli italiani è favorevole alla presenza sul nostro territorio di testate nucleari statunitensi, mentre per ben il 79% le armi nucleari andrebbero proibite e nessuno Stato dovrebbe possederle (proprio quello che chiede il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari)
Delineare un percorso inclusivo e coraggioso per il TPNW
Con il Presidente Trump che ha dichiarato di volersi sedere al tavolo con Russia e Cina per sbarazzarsi delle armi nucleari, c’è l’opportunità di rompere l’impasse del disarmo. Non è il momento per i Paesi europei di aumentare la loro dipendenza dalle armi nucleari.
Gli Stati hanno concordato di continuare a lavorare sul Piano d’azione di Vienna in 50 punti adottato nella prima riunione degli Stati parte nel 2022, per poter fare il punto sui progressi compiuti e preparare la prossima serie di azioni alla Conferenza di Revisione. La Conferenza di revisione della Tpnw si terrà presso la sede delle Nazioni Unite a New York nel novembre 2026, con il Sudafrica in veste di presidente”.
Le organizzazioni europee di Ican: l’Europa sta aprendo le porte alla proliferazione nucleare
“Le nostre organizzazioni, partner europei della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican), sono allarmate dalla pericolosa e proliferante retorica di alcuni capi di Stato e di governo a favore di un ombrello nucleare franco-britannico. Questa dinamica mina decenni di impegni europei per il disarmo nucleare, la non proliferazione e il diritto internazionale, mettendo a nudo una profonda ipocrisia. Un giorno questi Stati affermano di sostenere l’architettura di sicurezza internazionale, ovvero il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) e il giorno dopo discutono apertamente di armamenti nucleari. I loro sforzi per condannare le minacce nucleari degli altri suonano ogni giorno più vuoti. Inutile dire che se i progetti in questo senso andranno avanti, diminuiranno la sicurezza degli europei e, di fatto, di tutti gli Stati.
Nei nostri Paesi europei stiamo assistendo a un’impennata della retorica che dipinge le armi nucleari come una strategia di sicurezza. Tutte le nostre organizzazioni invece ribadiscono la consapevolezza che la deterrenza nucleare non può mai essere una strategia di sicurezza responsabile o sostenibile. La deterrenza nucleare non è una soluzione, è parte del problema. Significa intrinsecamente la costante disponibilità, capacità e minaccia di commettere omicidi di massa contro popolazioni civili. È una idea cinica della sicurezza. Una prospettiva da condannare in ogni caso, ma ancora di più per quegli Stati che pretendono di difendere e promuovere la democrazia, i diritti umani e il diritto umanitario internazionale, mentre ipotizzano di mettere a rischio le vite e i mezzi di sussistenza dei civili.
L’Europa apre la porta alla proliferazione nucleare
I Governi europei si sono a lungo posizionati come difensori del diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale, cercando quindi di rafforzare il Trattato di non proliferazione (Tnp). Hanno sostenuto che la riduzione delle scorte di armi nucleari e la promozione di misure di controllo degli armamenti sono la prova del loro impegno nei confronti del Tnp. Ora, proprio nel giorno del 55° anniversario del Tnp, il Presidente francese Macron ha annunciato di voler aprire la porta a un ombrello nucleare europeo, infrangendo così lo spirito dello stesso Trattato.
Normalizzare le armi nucleari e indebolire l’architettura di sicurezza internazionale è un passo nella direzione sbagliata, soprattutto oggi che il rischio di guerra nucleare è più alto che mai. Tutti gli Stati dovrebbero rafforzare le norme internazionali contro le armi nucleari, non indebolirle. Se gli Stati europei indeboliscono la loro posizione sulle armi nucleari, quale messaggio inviano al resto del mondo? E come possono opporsi in modo credibile alle iniziative nucleari della Russia o di altri Paesi, mentre prendono in considerazione loro stessi passi simili?
Gli Stati europei dovrebbero prendere provvedimenti ponderati invece di farsi prendere dal panico
Proprio nell’anno in cui si commemora l’80° anniversario delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki stiamo vivendo su questo tema un dibattito troppo rapido, che ignora le voci opposte e le conseguenze di eventuali decisioni in questo senso: reazioni di contrasto da parte di altri Stati, rottura del nostro regime nucleare, proliferazione e fine del tabù nucleare che esiste dal 1945. Proprio a causa della situazione difficile e delle forti tensioni, tutti gli Stati dovrebbero adottare misure ponderate invece di farsi prendere dal panico.
Questi passi richiedono una forte leadership, coraggio e coerenza. Oltre 800 città europee e gli Stati europei di Malta, Austria, Irlanda, San Marino, Liechtenstein e la Santa Sede hanno già assunto una posizione di principio abbracciando il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Il Tpnw è entrato in vigore nel 2021, è attualmente sostenuto da 94 Stati e proibisce tutte qualsiasi attività relativa alle armi nucleari. Ciò include la minaccia implicita ed esplicita dell’uso di armi nucleari che ha un impatto diretto sulla nostra sicurezza collettiva.
Accogliamo quindi con favore il lavoro svolto dagli Stati parti del Tpnw che hanno tenuto la loro Terza Conferenza del Trattato presso le Nazioni Unite dal 3 al 7 marzo 2025. Per la prima volta, gli Stati hanno discusso le legittime preoccupazioni per la sicurezza che derivano dall’esistenza delle armi nucleari, sfidando il mito della sicurezza nucleare.
Noi, come società civile europea, accogliamo con favore queste discussioni e continueremo a ritenere i nostri governi responsabili, a spingere per l’adesione al diritto internazionale, a sostenere i diritti umani e a creare un mondo sicuro e giusto per tutte le persone. È nostro mandato collettivo spingere tutti gli Stati europei a impegnarsi e ad aderire al Tpnw, anziché sottrarsi alle proprie responsabilità”.
A sottoscrivere il documento d’intenti sono più di tre organizzazioni di ogni parte d’Europa, da Nord a Sud da Est a Ovest. La diplomazia dal basso contro quella dei grand i della Terra, sempre più asserviti alle holding industriali-militari.