Artemis Ghasemzade: Trump deporta una cristiana perseguitata in Iran accoglie chi paga 5 milioni di dollari
Top

Artemis Ghasemzade: Trump deporta una cristiana perseguitata in Iran accoglie chi paga 5 milioni di dollari

Artemis Ghasemzade è un ottimo esempio di quei migranti e rifugiati che il nuovo Messaggio per la Giornata Mondiale dei Migranti e Rifugiati definisce “missionari di speranza”. Perché si affidano a Dio.

Artemis Ghasemzade: Trump deporta una cristiana perseguitata in Iran accoglie chi paga 5 milioni di dollari
Artemis Ghasemzadeh
Preroll

Riccardo Cristiano Modifica articolo

4 Marzo 2025 - 15.13


ATF

Papa Francesco lancia il sasso nello stagno dell’indifferenza. L’acqua dello stagno diviene facilmente putrida, perché non si muove, è, appunto stagnante. Questa indifferenza  è ben esemplificata da un caso di cui ha riferito Globalist, quello di Artemis Ghasemzade, la ventisettenne iraniana che si era convertita al cristianesimo in patria e dopo l’arresto di alcuni suoi compagni che partecipavano a un gruppo biblico ha ritenuto di fuggire dal suo paese per salvarsi la vita (la conversione in Iran è un crimine punito con la pena di morte)  ed è arrivata a Dubai, poi ha proseguito alla volta degli Stati Uniti, dove ha chiesto asilo politico.

Conoscendo la fermezza dell’amministrazione Trump contro il regime dei mullah che perseguita tanti che come lei contavano di poter cominciare una nuova vita, ha sperato: dopo l’analisi del suo caso le hanno detto che la trasferivano in un altro centro di accoglienza, mentre in realtà la deportavano a Panama, dove attualmente si trova in una sorta di carcere nella giungla. Privata anche del telefonino, è riuscita a far sapere solo poche cose; ha appena del pane raffermo per nutrirsi.

Leggi anche:  Trump, nemico del pianeta: rilancia l’oleodotto Keystone XL ignorando ambiente, comunità indigene e crisi climatica

Artemis Ghasemzade è un ottimo esempio di quei migranti e rifugiati che il nuovo Messaggio per la Giornata Mondiale dei Migranti e Rifugiati definisce “missionari di speranza”. Perché si affidano a Dio. Nel nome della speranza. E’ proprio così, se proviamo a usare l’immaginazione possiamo facilmente capirlo; le loro storie non sono poi tanto diverse da quella di Artemis Ghasemzade: gli strappano, la terra, la famiglia, li tengono a lavorare a schiavi; non sono altri volti di quella storia? Loro fuggono verso il mondo libero, per vivere nel mondo libero e con il mondo libero: non sono missionari di speranza? Da gestire con oculatezza, da aiutare a realizzare il sogno di tornare nel loro Paese d’origine non più gestito da schiavisti; ma insomma, portano a tutti il messaggio della speranza. 

Per cattolici diversi da Francesco ci sono altri “missionari di speranza”: sono i soldi, gli investimenti. La migliore indicazione di questa diversa missionarietà l’ha data il vice presidente degli Stati Uniti, Vance, per il quale le garanzie sulla sicurezza futura dell’Ucraina la si avrebbe dagli investimenti statunitensi nel Paese. I nostri investimenti in Ucraina (per esempio nelle terre rare, si potrebbe chiosare per spiegare il concetto)  sarebbero la miglior garanzia che Putin non invaderà di nuovo l’Ucraina. Ha detto Vance a Fox News: “se vuoi davvero assicurarti che Putin non invada di nuovo l’Ucraina, la migliore garanzia è dare agli americani un vantaggio economico”… Poi ha aggiunto: “Non puoi semplicemente finanziare la guerra per sempre. Il popolo americano non lo tollererà”. 

Leggi anche:  Trump e le sue 'false verità': propaganda, menzogne e strategie di potere

Dunque Vance riconosce che l’Ucraina è stata invasa dalla Russia, lo dice espressamente questa volta. Ma dice che al popolo americano di invasioni e diritti non interessa, se l’Ucraina vuole la solidarietà del popolo americano deve dargli un vantaggio economico. A quel punto capirebbe anche la guerra, se un’altra invasione mettesse in pericolo il suo vantaggio economico, e questo dissuaderebbe Putin da una nuova invasione, perché il popolo americano per difendere quel vantaggio sarebbe pronto anche alla guerra, diretta, anche con la Russia.  

Io non so se il popolo americano ragioni davvero così, se veda cioè nel soldi, negli interessi, dei veri e riconoscibili “missionari di speranza”. Piuttosto a me sembra, ma forse sbaglio, li si vuole indurre a ritenere che questo sia un discorso logico, giusto. 

Personalmente riconosco l’America negli occhi, nella speranza (tradita) di Artemis Ghasemzade, che a ventisette anni ha fatto solo l’errore di credere che Trump e Vance non apprezzino i metodi di governo e le torture, o condanne a morte, che il regime dei mullah infligge al suo popolo. Forse solo un vantaggio economico li muoverebbe.  Ma io mi sento molto più a mio agio, sebbene non mi dia vantaggi economici, con il discorso di Francesco, che mi obbliga a guardare con inquietudine ad Artemis Ghasemzade, alla speranza che l’ha condotta a fuggire da un regime  repressivo e criminale nel nome della speranza, della quale si è fatta missionaria, testimone. Devo immaginare la sua condizione, la sua scelta, il significato della sua fuga verso “l’Occidente”, che conoscevo fondato su valori certi, non su sicuri interessi. Ma il senso dell’accoglienza che chiedeva Artemis Ghasemzade è proprio ciò che mi servirebbe per trovare (dentro di me) la pace, un’altra rispetto a quella di cui parla Vance, che la speranza la affida ai certi vantaggi economici che lei, come tanti altri, non può offrire.

Native

Articoli correlati