Due recenti ordini esecutivi del Presidente in carica fanno discutere: prima il riconoscimento dei soli due generi maschile e femminile, poi sabato scorso quello che stabilisce l’inglese come unica lingua ufficiale degli Stati Uniti, spiegando che questo “non solo semplificherà la comunicazione, ma rafforzerà anche i valori nazionali condivisi e creerà una società più coesa ed efficiente”.
Il nuovo ordine revoca di fatto quello di Clinton di 25 anni fa, che imponeva ad agenzie governative e organizzazioni finanziate a livello federale di fornire assistenza linguistica alle “persone con limitata conoscenza dell’inglese”. Ma qui sta l’inghippo. Un ordine esecutivo del Presidente vale, appunto, solo a livello federale, e può essere confutato dai vari Stati, come già successo in passato con altri ordini dello stesso Trump.
Matteo Negri su Huffington Post ricorda che l’istituzione di una lingua ufficiale degli Stati Uniti è stata una questione molto dibattuta in passato, e che, nonostante più di 30 Stati abbiano già approvato leggi in questa direzione (fonte US English, gruppo a sostegno della necessità di rendere l’inglese la lingua ufficiale del Paese), esse però sono sempre state bocciate dal Congresso.
Uno dei motivi deterrenti è sempre stata la consistenza della comunità ispanica negli Stati Uniti, che secondo l’Ufficio del censimento conta circa 43 milioni di persone, presenti soprattutto in Texas, colonia spagnola parte del Messico fino alla metà del XIX secolo. Ora, staremo a vedere come si metteranno davvero le cose per questa consistente fetta di popolazione americana.