Cisgiordania, la mattanza di bimbi palestinesi nel silenzio complice del mondo

24 febbraio 2025 Una notizia straziante: due bambini palestinesi sono stati uccisi venerdì: Rimas,13 anni a Jenin, e Ayman,12 anni a Hebron.  Solo quest'anno, 17 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.

Cisgiordania, la mattanza di bimbi palestinesi nel silenzio complice del mondo
Carro armato israeliano in Cisgiordania
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Febbraio 2025 - 22.01


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Tratto dal profilo X di Catherine Russell, Direttrice generale dell’Unicef 

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24 febbraio 2025 Una notizia straziante: due bambini palestinesi sono stati uccisi venerdì: Rimas,13 anni a Jenin, e Ayman,12 anni a Hebron.  Solo quest’anno, 17 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Tutto questo deve finire. 

Quasi la metà di tutti i bambini palestinesi uccisi dalle forze israeliane o dai coloni nella Cisgiordania occupata da quando sono iniziate le registrazioni sono stati uccisi negli ultimi due anni, evidenziando un’intensificazione della violenza che ha lasciato i più piccoli e le loro famiglie a vivere nella paura costante. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

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Un report angosciante

È quello di Save the Children.

“Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) almeno 224 bambini sono stati uccisi dalle forze o dai coloni israeliani dal gennaio 2023, pari a quasi la metà dei 468 bambini uccisi in Cisgiordania da quando sono iniziate le registrazioni nel 2005.

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Questa tendenza allarmante è continuata nel 2025, registrando almeno 10 bambini palestinesi – il più giovane dei quali di appena due anni – tra le 70 persone uccise dalle forze israeliane in Cisgiordania in un mese di gennaio particolarmente mortale per i minori, proprio mentre a Gaza entrava in vigore la pausa nelle ostilità. Secondo il Ministero della Sanità palestinese sono rimaste ferite anche circa 309 persone, tra cui 57 bambini.

Secondo il Ministero della Sanità almeno 10 palestinesi, tra cui un bambino, sono stati uccisi a Jenin il 21 gennaio durante un’operazione militare israeliana con attacchi aerei, appena due giorni dopo l’entrata in vigore della pausa nelle ostilità a Gaza. In un altro incidente avvenuto il 25 gennaio, una bambina di due anni sarebbe stata colpita alla testa dal fuoco di un cecchino israeliano mentre si trovava a casa sua. Secondo l’Ocha, un bambino è stato ucciso a gennaio in uno scontro a fuoco tra le forze palestinesi e altri palestinesi armati.

Questo è il secondo gennaio più mortale in Cisgiordania da quando sono iniziate le registrazioni nel 2005. L’anno scorso è stato il peggiore con 61 persone uccise, tra cui 14 bambini. Secondo l’Ocha, negli ultimi anni il numero di bambini palestinesi uccisi da attacchi aerei in Cisgiordania è aumentato di 20 volte, un solo bambino infatti risultava ucciso da attacchi aerei nei 18 anni tra il 2005 e il 7 ottobre 2023.

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Secondo le Nazioni Unite, nel corso del 2024 le forze israeliane hanno effettuato 152 attacchi aerei in Cisgiordania – almeno 82 su aree densamente popolate come i campi profughi di Jenin e Tulkarem – uccidendo civili, distruggendo case, scuole e altre infrastrutture civili vitali.  Secondo l’Ocha il 2024 ha visto anche il maggior numero di sfollamenti, demolizioni e violenze da parte dei coloni in tutta la Cisgiordania, con circa 4.250 palestinesi sfollati, 1.760 strutture distrutte e 1.400 attacchi di coloni. Ciò solleva serie preoccupazioni sull’uso eccessivo della forza, con tattiche di tipo bellico che includono attacchi aerei in contrasto con le leggi internazionali sui diritti umani, e con le norme e gli standard applicabili alle operazioni di polizia.

“Abbiamo paura… C’è molto fango, proiettili e loro [le forze israeliane] sparano gas lacrimogeni. La nostra scuola non è sicura. È vicino all’esercito… Ero seduta qui, questa finestra ha tremato e il vetro è caduto. Ogni giorno si sente il suono dei droni. Ci siamo abituati un po’” ha detto Marah*, 8 anni, che vive nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania.

Le restrizioni ai movimenti imposte dalle forze israeliane hanno reso la vita quotidiana ancora più difficile. Dal 7 ottobre 2023, sarebbero stati installati quasi 900 nuovi posti di blocco e barriere militari limitando gravemente la capacità delle famiglie di viaggiare per lavoro, scuola o forniture essenziali. Bambini e operatori umanitari riferiscono di aver aspettato ai posti di blocco fino a 12 ore.

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Save the Children chiede ai governi internazionali di adottare misure concrete per ritenere le forze israeliane responsabili delle violazioni del diritto internazionale, per porre fine immediata all’uso della violenza contro i bambini in Cisgiordania e per facilitare l’accesso degli aiuti umanitari.

“I bambini in Cisgiordania vengono ancora uccisi, proprio come è avvenuto negli ultimi 16 mesi e decenni prima. La pausa nelle ostilità a Gaza ha comportato solo un aumento della violenza nei loro confronti. La situazione in Cisgiordania non è un conflitto attivo, è un’occupazione. L’uso della forza è regolato dal diritto internazionale dei diritti umani. Le forze israeliane dovrebbero operare come una forza di polizia, non come un esercito, ma utilizzano tattiche militari e armi progettate per la guerra, come attacchi aerei comportando l’uccisione e la mutilazione dei più piccoli. Nessun bambino dovrebbe mai dover affrontare questa violenza inimmaginabile. Ogni attacco aereo, ogni raid, distrugge famiglie e lascia danni fisici e mentali che durano ben oltre la distruzione immediata. La comunità internazionale deve agire adesso. I bambini e le famiglie palestinesi hanno bisogno di un’azione decisiva. Tutti gli Stati che forniscono armi, componenti e munizioni che rischiano di essere utilizzati per commettere crimini internazionali devono cessare immediatamente l’invio. Senza giustizia e senza rispetto del diritto internazionale, i bambini palestinesi continueranno a essere uccisi, sfollati e privati ​​dei loro diritti fondamentali e della loro sicurezza” ha dichiarato Ahmad Alhendawi, Direttore regionale del Medio Oriente di Save the Children.

Save the Children opera nei Territori palestinesi occupati dal 1953, collaborando con i partner per fornire istruzione, supporto per la salute mentale e assistenza umanitaria ai bambini e alle loro famiglie. Alla luce del deterioramento della situazione dei bambini palestinesi, Save the Children prevede di aumentare la propria risposta umanitaria in Cisgiordania, dando priorità alla fornitura di beni essenziali e al sostegno economico delle famiglie per affrontare la crescente crisi umanitaria. Ciò include la gestione dei casi per i bambini a rischio e il supporto per la salute mentale ai più piccoli, agli operatori sanitari e agli operatori in prima linea, nonché la creazione di spazi a misura di bambino. Previsto inoltre l’aumento di distribuzioni di cibo e di accesso all’acqua sicura fornendo forniture di acqua potabile di emergenza e distribuendo kit per l’igiene e la dignità e prodotti per la pulizia.

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*I nomi sono stati modificati per motivi di protezione

Il rapporto di Save the Children è del 7 febbraio. Diciassette giorni dopo, l’unica cosa che è cambiata, è il numero dei bambini uccisi. La strage d’innocenti va avanti. E il mondo sta a guardare.

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