Cripto-gate: Milei travolto dallo scandalo e accusato di frode mentre l'opposizione ipotizza l'impeachment
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Cripto-gate: Milei travolto dallo scandalo e accusato di frode mentre l'opposizione ipotizza l'impeachment

L'opposizione attacca duramente Javier Milei e avanza l'ipotesi di impeachment nei confronti del presidente argentino, travolto dallo scandalo ribattezzato dai media come ‘cripto-gate’.

Cripto-gate: Milei travolto dallo scandalo e accusato di frode mentre l'opposizione ipotizza l'impeachment
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17 Febbraio 2025 - 20.39


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L’opposizione attacca duramente Javier Milei e avanza l’ipotesi di impeachment nei confronti del presidente argentino, travolto dallo scandalo ribattezzato dai media come ‘cripto-gate’.

La vicenda è esplosa nel fine settimana dopo il lancio della cripto-valuta ‘$Libra’ alla chiusura dei mercati venerdì scorso, accompagnato da un post su X del leader argentino che la promuoveva come strumento per finanziare piccole imprese e startup. Tuttavia, poche ore dopo, il post è stato cancellato, provocando il crollo del valore della nuova moneta virtuale, che il messaggio iniziale aveva contribuito a far impennare.

Milei si è così ritrovato al centro della bufera, con azioni legali che lo accusano di frode. Il deputato socialista Esteban Paulón ha annunciato una richiesta di impeachment per quello che considera uno “scandalo senza precedenti”, mentre l’ex presidente progressista Cristina Fernández de Kirchner ha ottenuto 6,4 milioni di visualizzazioni sui social con un post in cui definisce Milei un “truffatore di criptovalute”.

In un messaggio pubblicato su X venerdì scorso, Milei aveva elogiato il lancio del nuovo strumento finanziario (meme-coin), scatenando una corsa agli acquisti e un conseguente aumento del valore. Poco dopo, però, ha fatto marcia indietro, causando un crollo repentino della criptovaluta. Il movimento speculativo innescato dal suo intervento ha portato a perdite per oltre 100 milioni di dollari a danno di centinaia di investitori in tutto il mondo.

Attualmente sono almeno 112 le querele presentate contro il presidente ultraliberista alla magistratura argentina da Ong, associazioni di consumatori e singoli investitori. Secondo i denuncianti, Milei avrebbe sfruttato la sua posizione istituzionale “per generare fiducia negli acquirenti” della criptovaluta, descritta come un progetto privato volto a “finanziare piccole imprese e startup argentine”. Tuttavia, cinque ore dopo la pubblicazione del primo post, con le piattaforme social invase da critiche per il suo comportamento ritenuto ‘inappropriato’, il presidente ha affermato di non essere pienamente consapevole del funzionamento dell’operazione e ha cancellato il messaggio originale.

Il primo post aveva fatto aumentare il prezzo della criptovaluta di oltre il 1.000%. Il secondo ha innescato un crollo. Alcuni investitori, entrati nel mercato in fase iniziale, sono riusciti a ottenere profitti milionari rivendendo i token a prezzi record, mentre altri, che avevano acquistato durante il picco, non sono riusciti a vendere in tempo e hanno perso tutto il capitale investito.

Secondo le accuse, il capo dello Stato potrebbe aver commesso reati quali associazione per delinquere, frode, truffa e violazione dei doveri di pubblico ufficiale. Inoltre, nelle denunce raccolte dal quotidiano Página 12, viene menzionata anche la possibile imputazione per corruzione.

Tra gli indagati – secondo il portale Infobae – la magistratura sta valutando anche il ruolo dell’imprenditore Julián Peh, CEO e co-fondatore di Kip Network Inc e KIP Protocol (le società che hanno sviluppato la criptovaluta), dell’influencer Daniel Parisini, noto come ‘Gordo Dan’, dell’economista Agustín Laje, del presidente della Camera dei Deputati Martín Menem e di Hayden Mark Davis, rappresentante della Kelsier Ventures.

Quest’ultimo ha dichiarato di sentirsi in pericolo di vita e di attendere indicazioni dal governo per restituire agli investitori il denaro incassato. Nella maggior parte delle denunce viene richiesto il riconoscimento “dell’obbligo in solido di riparare i danni causati”. Il caso è ora nelle mani della giudice federale María Servini.

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