I librai di Gerusalemme arrestati per "disturbo dell’ordine pubblico": vendevano libri 'scomodi' per Netanyahu
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I librai di Gerusalemme arrestati per "disturbo dell’ordine pubblico": vendevano libri 'scomodi' per Netanyahu

Due librai di Gerusalemme arrestati per “disturbo dell’ordine pubblico” denunciano un attacco alla cultura palestinese

I librai di Gerusalemme arrestati per "disturbo dell’ordine pubblico": vendevano libri 'scomodi' per Netanyahu
Mahmoud e Ahmad Muna i due librai di Gerusalemme arrestati
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14 Febbraio 2025 - 12.49


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Due librai di Gerusalemme, arrestati questa settimana con l’accusa che i loro libri causassero “disturbo dell’ordine pubblico”, hanno dichiarato che l’episodio riflette una crescente campagna del governo israeliano contro la cultura palestinese e la libertà di espressione.

Mahmoud Muna e suo nipote Ahmed, la cui famiglia possiede la Educational Bookshop da oltre 40 anni, hanno trascorso due giorni in detenzione e rimarranno agli arresti domiciliari fino a domenica, nonostante l’assenza di prove a sostegno delle vaghe accuse mosse contro di loro.

Domenica scorsa, intorno alle 15:00, agenti di polizia in borghese hanno fatto irruzione in due sedi della libreria situate in Salah Eddin Street, nella Gerusalemme Est: una specializzata in libri in arabo e l’altra in testi in inglese e altre lingue straniere.

“Hanno iniziato a esaminare i libri e, se non li ritenevano interessanti, li gettavano semplicemente sul pavimento,” ha raccontato Ahmed Muna, 33 anni.

I raid hanno suscitato indignazione a livello internazionale. Nel corso degli anni, la Educational Bookshop è diventata un’istituzione rispettata, vendendo opere accademiche, storiche e politiche, oltre a romanzi, e offrendo caffè espresso e tè a studenti, turisti, giornalisti e diplomatici stranieri. Dopo l’incursione, si sono svolte proteste di piazza e almeno nove diplomatici provenienti dal Regno Unito e da altri paesi europei hanno assistito all’udienza in tribunale dei Muna.

Alcuni analisti hanno suggerito che il raid contro la libreria sia un segnale della crescente radicalizzazione del governo di coalizione israeliano, che include partiti dell’estrema destra.

La giornalista israeliana Noa Simone ha definito l’irruzione un “atto fascista”, aggiungendo che “richiama alla mente associazioni storiche spaventose, ben note a ogni ebreo”.

I Muna hanno anche sottolineato gli elementi di grottesca ironia all’interno della vicenda. Durante il blitz, la polizia non aveva con sé alcun agente che parlasse arabo, quindi gli ufficiali hanno dovuto affidarsi a Google Translate sui loro telefoni per cercare prove di incitamento nei libri sequestrati.

“Non è stato molto efficace, perché a volte i titoli sono scritti con caratteri particolari o in una calligrafia che non può essere tradotta automaticamente,” ha spiegato Ahmed. “Così la valutazione si è basata sulle copertine: il design, i colori usati, la presenza di una bandiera o l’immagine di un prigioniero.”

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