La telefonata Trump-Putin che mette a nudo l’incapacità dell’Ue
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La telefonata Trump-Putin che mette a nudo l’incapacità dell’Ue

La mossa di Donald Trump, con la telefonata a Vladimir Putin, è arrivata a Bruxelles come un pugno sul muso

La telefonata Trump-Putin che mette a nudo l’incapacità dell’Ue
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13 Febbraio 2025 - 23.20


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di Pierluigi Franco

E ora? È questa la semplice domanda che l’impreparata Europa a guida Ursula von der Leyen deve essersi fatta dopo gli ultimi sviluppi sul fronte ucraino. La mossa di Donald Trump, con la telefonata a Vladimir Putin, è arrivata a Bruxelles come un pugno sul muso. Nel confuso quartier generale dell’Unione europea, dove già l’approssimazione regnava sovrana, probabilmente c’è ora il panico.

Aver accettato di schierarsi ostinatamente per la guerra contro la Russia, seguendo ciecamente le direttive dell’amministrazione di Joe Biden senza tentare alcun accenno di intermediazione di pace, non si sta certamente rivelando una scelta oculata. Le sanzioni hanno avuto un “effetto boomerang” che è sotto gli occhi di tutti, basti pensare al costo del gas che pesa sui cittadini e alla conseguente difficile situazione dell’industria, o alla difficoltà delle molte imprese che esportavano in Russia e che non sono riuscite a trovare altri sbocchi di mercato. Una crisi voluta, mentre Mosca non sembra aver subito alcun danno. Anzi, stando ai dati del Fondo monetario internazionale, la Russia può contare su una crescita dell’economia che sfiora l’8% negli ultimi due anni essendo rapidamente riuscita a diversificare il suo mercato verso oriente.

È l’effetto dell’impreparazione di era chiamato a gestire la politica europea e non ha saputo farlo. Di chi avrebbe dovuto rispettare e spingere il ruolo di pace che è alla base della Comunità europea fin dalla sua nascita, scegliendo invece di sponsorizzare la guerra. Un’incapacità che ora rischia di diventare ancora più pesante per i cittadini dell’Ue sui quali, a quanto ha dichiarato con cinica chiarezza Trump, ricadranno anche i costi della situazione in Ucraina. Le prospettive con questa Europa non possono che essere improntate al pessimismo. Ci sarebbe da rifondare tutto, da mandare via senza mezzi termini e brutalmente chi si è dimostrato assolutamente incapace e dannoso per la comunità trascinando il vecchio continente in una spirale di guerra per procura e in un sistema di impoverimento progressivo, ma ampiamente annunciato.

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Ma adesso è difficile cambiare rotta. Anche perché la debolezza dell’Ue è dimostrata chiaramente dal fatto che nessuna delle parti ha ritenuto di coinvolgerla o di chiederle alcun parere. Lo stesso Volodymyr Zelensky, pur preso anche lui alla sprovvista da Trump che gli ha telefonato a giochi fatti auspicando anche nuove elezioni in Ucraina, sembra aver capito l’aria che tira dicendosi disposto alla trattativa di pace ignorando von der Leyen e associati. L’Unione europea, invece, non sembra averci capito molto. D’altra parte è difficile farlo con un Alto rappresentante degli Affari esteri come Kaja Kallas, da sempre schierata apertamente contro la Russia e promotrice in Estonia della legge del dicembre 2023 che ha messo al bando la lingua e la cultura russa in barba ai principi fondamentali dell’Unione europea sulla tutela delle minoranze. Resta incomprensibile come alla Kallas sia stato affidato il ruolo più delicato all’interno della Commissione, pur rappresentando un Paese di appena 1,3 milioni di abitanti a fronte dei 450 milioni dell’Unione e con un Pil che pesa nell’Ue dello 0,2%.

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Kallas non è una grande statista, come d’altra parte non lo sono gli altri attuali vertici di Bruxelles. E lo ha dimostrato ancora una volta, dopo la telefonata Trump-Putin, convocando le agenzie di stampa per rivendicare il ruolo dell’Ue nei negoziati di pace. Parole semplici, quasi pietistiche e ben lontane da chi ha capacità e forza per trattare, limitandosi a dire che “l’Europa deve potersi sedere a quel tavolo, perché non c’è accordo possibile senza di noi”. Ma dovrebbe sapere bene che, come ha dimostrato Trump, l’accordo è possibile senza l’Ue che rischia invece di essere sì coinvolta, ma soltanto per pagare il conto. Orfana dell’amministrazione Biden che dettava la linea, quindi, l’Europa annaspa. E, per farlo meglio capire, Kaja Kallas aggiunge ingenuamente che ora bisogna “costruire il rapporto con la nuova amministrazione americana”. Un dilettantismo che probabilmente fa gioire Putin e Trump che sembrano voler procedere dritti verso una nuova spartizione di territori e aree di influenza da discutere, eventualmente, soltanto con la Cina.

Ma il pietismo europeo trova sponda anche nelle parole del ministro della Difesa svedese, Pal Jonson, quando afferma che i Paesi europei hanno fornito nel 2024 oltre il 60% del supporto militare all’Ucraina e per questo motivo devono essere coinvolte nel processo di pace. Una motivazione che sa di paradosso, in bilico tra bellicismo e pacifismo. A fargli eco nell’opera di mendicazione c’è anche il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur, ricordando che l’Unione Europea “deve essere presente” perché “ha guidato le sanzioni contro la Russia e ha investito molto nella difesa dell’Ucraina”. In verità si può pensare che, nel momento in cui sarà allestito il tavolo di pace per l’Ucraina, l’Ue potrebbe essere invitata. Ma si può altrettanto pensare che, in considerazione dell’incapacità e dello scarso potere contrattuale, la poltrona le sarà riservata per sentirsi scaricare addosso tutti gli oneri del caso come già ampiamente annunciato.

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Che dire poi della determinazione di Donald Trump sul “no” all’Ucraina nella Nato? Un altro colpo basso per chi in questi anni ha prospettato e sostenuto come certo l’ingresso di Kiev nell’Alleanza, ipotesi sostanzialmente alla base dell’invasione russa del febbraio 2022. Parole nette quelle di Trump: “Personalmente non credo che sia praticabile averla” e, in riferimento alla posizione russa, “penso che, molto prima del Presidente Putin, abbiano detto che non avrebbero mai permesso una cosa del genere. Questo va avanti da molti, molti anni. Dicono da molto tempo che l’Ucraina non può entrare nella Nato e io sono d’accordo”.

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