Almasri, Nordio si nasconde nel 'latinorum: il torturatore è in Libia per colpa del 'lupo cattivo' e non del governo

La comunicazione della questura al ministero è avvenuta quando l'arresto era già stato eseguito. Con queste parole, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha avviato la sua informativa alla Camera sul caso Almasri.

Almasri, Nordio si nasconde nel 'latinorum: il torturatore è in Libia per colpa del 'lupo cattivo' e non del governo
Carlo Nordio
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5 Febbraio 2025 - 15.56


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La comunicazione della questura al ministero è avvenuta quando l’arresto era già stato eseguito. Con queste parole, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha avviato la sua informativa alla Camera sul caso Almasri.

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“Il 20 gennaio, alle 11:40, il procuratore della Corte d’Appello di Roma ha trasmesso al ministero della Giustizia l’intero fascicolo relativo all’arresto di Almasri. Alle 13:57, il nostro ambasciatore all’Aja ha inviato al ministero la richiesta di arresto provvisorio”, ha precisato il ministro.

Nordio ha poi sottolineato che il suo ruolo non si limita a essere un semplice intermediario delle richieste: “Il ministro della Giustizia è un organo politico, chiamato a valutare il contenuto di tali richieste, anche in relazione a eventuali contatti con altri ministeri e istituzioni dello Stato”.

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“Non sono un semplice passacarte”, ha aggiunto Nordio, evidenziando la necessità di verificare la coerenza delle decisioni della Corte penale internazionale. “In questo caso, tale coerenza è completamente assente e l’atto era nullo”.

Nordio: “Una parte della magistratura è stata sciatta”

 “Mi ha deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere. Con questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo sciatto, questo rende il dialogo molto, molto, molto più difficile”, ha sottolineato il ministro della giustizia.

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Piantedosi: “Almasri mai nostro interlocutore sui migranti”

 Osama Njeem Almasri “non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri.

“Nessun ricatto al governo su Almasri”

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 “Smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni. Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni (anche in chiave prognostica) nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese”, ha aggiunto Piantedosi.

“Almasri espulso per la sicurezza dello Stato”

 “L’espulsione di Almasri è da inquadrare (per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione) nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini”, ha proseguito il ministro dell’Interno.

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I parlamentari di maggioranza hanno applaudito alzandosi in piedi al termine delle informative alla Camera sia del ministro Carlo Nordio, sia del ministro Matteo Piantedosi.

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