Bruno Vespa e la difesa dell'indifendibile: l'apologia di un torturatore in prima serata
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Bruno Vespa e la difesa dell'indifendibile: l'apologia di un torturatore in prima serata

Che l'orribile libico, dal governo Meloni restituito agli affetti familiari e alle torture quotidiane da un aereo di Stato italiano col tricolore sulla livrea, non sia trafficante di uomini lo dice lui, il conduttore di Cinque minuti di Rai1.

Bruno Vespa e la difesa dell'indifendibile: l'apologia di un torturatore in prima serata
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30 Gennaio 2025 - 23.15


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di Adelmina Meier

Torturatore, violentatore e assassino, ma non trafficante di uomini.

Che l’orribile libico, dal governo Meloni restituito agli affetti familiari e alle torture quotidiane da un aereo di Stato italiano col tricolore sulla livrea, non sia trafficante di uomini lo dice lui, il conduttore di Cinque minuti di Rai1.

Parola di Bruno Vespa, che guarda dritto la telecamera perché le sue parole perentorie arrivino agli italiani a tavola. Lo dice con aria più truce che severa, come si confà a un avvocato nel pieno dell’arringa per difendere l’indifendibile.

Con questa introduzione, in risposta a Bonelli che mostra le foto delle atroci torture che per la Corte Internazionale sono da addebitare a quell’Almsri, Vespa conduce i suoi Cinque Minuti quotidiani, opponendo a Bonelli un sottosegretario del governo Meloni.

Quella Giorgia non ricattabile che invece – è Bonelli a farlo notare – sembra essere ricattata da accordi e da un sistema criminale che proprio in Almsri ha il suo perno violento.

Il sottosegretario di turno, in fin dei conti, appare più morbido di Vespa: si limita a ripetere quel che è stato detto in questi due giorni.

Che Lo Voi è andato fuori binario, che avrebbe dovuto cestinare la denuncia, e che Meloni si sottrae al confronto in Parlamento solo perché c’è in corso un procedimento giudiziario.

“No, non c’è alcun procedimento”, fa notare Bonelli.

Nella sostanza, la nervosissima Giorgia si sottrae all’Aula per dribblare l’indicibile.

L’indicibile? Vespa toglie il freno a mano, tocca a lui chiudere, e vuole farlo in bellezza. Giorgia Meloni se lo merita.

Vespa, truce in volto, quasi nero, torna a guardare la lucina rossa della telecamera che lo inquadra e ci regala un pensiero intriso di eticità:

“In ogni Stato si fanno cose sporchissime, per la sicurezza nazionale si parla anche con un torturatore”.

I cinque minuti sono finiti, ma sono bastati a farci capire tante cose.

Sporchissime.

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