Il vescovo Mark Seitz di El Paso, presidente della Commissione migrazioni della Conferenza episcopale statunitense, ha duramente criticato gli ordini esecutivi di Donald Trump sull’immigrazione, definendoli misure che “colpiscono profondamente la nostra comunità locale e sollevano urgenti preoccupazioni morali e umane”.
Dalla sua diocesi, situata al confine tra Stati Uniti e Messico, Seitz ha denunciato la decisione del Dipartimento della Sicurezza Interna di consentire incursioni della polizia di frontiera in scuole e chiese, descrivendo come queste azioni “incutano paura nel cuore della nostra comunità e stendano cinicamente una coltre di ansia sulle famiglie mentre pregano, cercano assistenza sanitaria o si prendono cura dei propri figli”.
Rivolgendosi direttamente ai migranti, il vescovo ha lanciato un messaggio di speranza: “Siamo al vostro fianco in questo momento di crisi familiare e personale e vi promettiamo la nostra solidarietà”.
In questo scenario, anche strumenti come l’app CBP One, che consentiva ai migranti di prenotare appuntamenti per richiedere asilo legale, sono stati bruscamente disattivati, lasciando migliaia di richiedenti intrappolati sul lato messicano del confine, in condizioni disperate.
Alcune comunità religiose hanno risposto con coraggio. La chiesa evangelica di Lake Street a Evanston, in Illinois, si è dichiarata una chiesa santuario, offrendo rifugio a breve termine ai migranti. Il pastore ha annunciato che la polizia di frontiera dovrà passare sul suo cadavere prima di arrestare coloro che ha accolto. Al contempo, il New Sanctuary Movement di Philadelphia, che riunisce 33 congregazioni cristiane ed ebraiche, riflette con cautela sulle modalità di resistenza, anche in un contesto in cui non mancano leader religiosi che sostengono le politiche migratorie di Trump, interpretandole come una “guerra spirituale” contro gli immigrati.
Nel frattempo, i vescovi del Colorado hanno invitato a trovare un difficile equilibrio tra l’accoglienza dello straniero e la protezione delle comunità locali. Hanno espresso preoccupazioni per la presenza di gang violente, come quella di Aurora, e per il crescente contrabbando di droga e la tratta di esseri umani. Tuttavia, i prelati hanno anche sottolineato che la risposta a queste problematiche non può essere l’abbandono dei valori di misericordia e umanità.
“La crisi migratoria richiede politiche audaci ma equilibrate”, hanno affermato, condannando deportazioni che separano le famiglie e alimentano un clima di paura. Hanno anche invitato a non dimenticare i valori fondamentali della compassione, ricordando che dietro ogni numero o statistica si cela una vita umana, spesso segnata da sofferenze indicibili.