Per i curdi sarebbe alle porte una pagina nuova, foriera di grandi novità anche in Siria. I due principali parlamentari turchi appartenenti alla comunità curda, Pervin Buldan e Sirri Sureyya Onder, del partito DEM, si sono intrattenuti per quattro ore con Ocalan, il doppio del tempo trascorso con lui a dicembre nel penitenziario di massima sicurezza dove è detenuto. DEM ha annunciato un comunicato sull’incontro, che ancora non c’è.
Fonti autorevoli citate dal sito specializzato sul medio Oriente, al Monitor, hanno però fatto capire ufficiosamente il percorso che si delinea. Il 15 febbraio prossimo, 26esimo anniversario della sua cattura, Ocalan potrebbe annunciare la fine della lotta armata. Da parte sua la Turchia porrebbe fine all’isolamento in carcere cui Ocalan è sottoposto da così tanti anni, libererebbe i politici e attivisti curdi più noti, a cominciare dal leader di DEM, Demitras, e accantonerebbe la sua contrarietà ad un’autonomia de facto curda, secondo forme e criteri non chiariti. L’accordo avrebbe enormi risvolti anche in Siria, dove i curdi seguirebbero la stessa linea, cessazione delle ostilità in presenza di una rinnovata e riconosciuta forma di autonomia non belligerante con le istituzioni centrali.
Se non andasse tutto a posto per il 15 febbraio se ne potrebbe riparlare in occasione della grande festa curda del 21 marzo, il capodanno curdo. Un appello in favore della pace e della partnership strategica tra turchi e curdi il leader curdo lo aveva già fatto proprio il 21 marzo del 2013. E anche lì si immaginava un impegno curdo e turco contro il regime di Bashar al Assad. Ma negli anni successivi i negoziati tra Erdogan e DEM fallirono. Il leader turco si alleò con la destra nazionalista, anche quella estrema, per resistere: ora uno dei più noti esponenti del nazionalismo estremo turco, Umit Ozdag è stato arrestato, probabilmente per impedirgli di organizzare eventi ostili all’intesa.
Molti notano che in questo modo Erdogan e Ocalan porrebbero fine a un conflitto gravissimo per i loro popoli, che darebbe un senso politico alla scelta del leader turco di concludere in anticipo il suo mandato presidenziale e convocare elezioni anticipate, una scelta che gli consentirebbe di ricandidarsi per la terza volta alla presidenza della Repubblica: nel caso il suo mandato arrivasse al termine naturale non potrebbe farlo. Dunque il leader turco ha tutti i motivi per procedere con passo spedito. Va ricordato che alle recenti presidenziali Erodgan fu rieletto per pochissimi voti e i curdi sostennero il suo sfidante.
Il capitolo siriano non è certo irrilevante, visto che lì i turchi e i curdi si combattono, soprattutto con le parti di milizie curde legate al PKK turco. Ma per favorire l’intesa che si delinea tra PKK e Turchia in territorio siriano, con i curdi siriani, è sceso in campo il leader dei curdi iracheni, Barzani, che proprio in questi giorni si è incontrato con la sua controparte in Siria, il leader curdo Kobane. Foza Yusuf, figura decisiva nel mondo curdo siriano, ha detto che la ruota della storia ormai volge a favore dei curdi, sono diventati un attore imprescindibile, per poi aggiungere con la chiarezza che da lei molti si aspettano sempre: applicheremo al 100% le sue decisioni.
Se il destino degli aderenti curdi al PKK in Siria rimane incerto, per i miliziani siriani si prefigurerebbe un ingresso nell’esercito siriano, come auspicato dal leader de facto siriano, Ahmad al Sharaa. Sarà chiesta l’espulsione dei curdi turchi in armi dalla Siria? Di questo si sa solo che la questione è stata sollevata, non è noto con quali possibili risultati.
Se così andranno le cose sia la Turchia che la Siria troverebbero una stabilità tutta nuova, ma soprattutto il nazionalismo in questi suoi due fortilizi storici verrebbe a essere profondamente modificato come fattore politico e culturale di entrambi. Una prospettiva che senza la caduta di Assad e gli interessi diretti di Erdogan e (forse anche di Ocalan) difficilmente si sarebbe dischiusa. Ripensare il nazionalismo è una priorità politica per tutti e chissà che questa non possa essere la volta buona, nonostante le difficoltà saranno certamente rilevanti.