Vi racconto Los Angeles che brucia e il sud della California che soffre
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Vi racconto Los Angeles che brucia e il sud della California che soffre

Vivo ad Irvine a 75 km da Los Angeles, da quel maledetto giorno ogni ora controllo l’app Watch Duty – Wildfire Maps & Alerts, per monitorare gli incendi in tutta l’area ed anche la qualità dell’aria

Vi racconto Los Angeles che brucia e il sud della California che soffre
Incendi in California
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Tiziana Buccico Modifica articolo

17 Gennaio 2025 - 17.16


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Los Angeles brucia, il sud della California soffre e tutto il mondo racconta di una catastrofe che non ha ancora avuto fine. Anzi proprio ieri, i venti di Santa Ana si sono rafforzati di nuovo e  ci sono nuovi focolai nella Contea, e i due grandi incendi di Palisades ed Eaton bruciano ancora senza tregua. In molti casi si è parlato di apocalisse, le immagini sono terribili, violente come una guerra, una guerra che si combatte ormai da più di una settimana. Le persone, gli animali, la natura, le case tutto è carbonizzato, tutto ha quell’odore acre e terrificante della morte di un territorio e di una comunità. E poi ci sono i volti attoniti, le lacrime e la disperazione di chi non ha più nulla, se non la vita.

Vivo ad Irvine a 75 km da Los Angeles, da quel maledetto giorno ogni ora controllo l’app Watch Duty – Wildfire Maps & Alerts, per monitorare gli incendi in tutta l’area ed anche la qualità dell’aria, visto che tutto il Sud della California è in allerta. Un’ ansia continua  e costante e la preoccupazione per chi vive a L.A.. Il terrore di vedere comparire sullo schermo del cellulare un allarme, un ordine di evacuazione.

E poi la rabbia per quella retorica idiota che liquida quello che sta succedendo con “vabbè bruciano le ville dei V.I.P. e dei ricchi”, ma perché non tacere di fronte a tanta devastazione. Altadena è la zona che per adesso ha avuto più vittime, tra le 25 accertate, un luogo interamente arso dalle fiamme. Ad Altadena non vivono i ricchi ma persone normali, persone che non hanno più un tetto, non hanno più nulla, nessun ricordo solo orrore nei propri occhi, persone che forse si ritroveranno per strada come homeless a causa degli incendi e del costo delle case a Los Angeles.

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Così ha titolato il New York Times:In frantumi nell’incendio: uno storico rifugio nero.Per i residenti neri, Altadena rappresentava qualcosa di più della vita in periferia.Era un punto d’appoggio nella prosperità generazionale”. Così scrive il NYT: “Quasi il 21 percento dei residenti direttamente colpiti dall’incendio di Eaton sono neri, una percentuale elevata, considerando che i residenti neri rappresentano solo l’8 percento della popolazione complessiva della contea di Los Angeles. Alcuni di coloro che hanno perso la casa non avevano un’assicurazione antincendio”. Tre delle vittime dell’Eaton Fire, insieme ad altre vittime nere dell’incendio, vivevano a ovest di Lake Avenue, dove molti dei primi proprietari di case di colore erano stati spinti a causa del ‘redlining’, una pratica discriminatoria di prestiti bancari che di fatto impediva loro di acquistare nei quartieri bianchi. Anche dopo che il ‘redlining’ fu messo fuori legge, la pratica continuò attraverso le agenzie immobiliari. In un reportage così descrive il NYT:” Il lato ovest di Altadena divenne razzialmente diversificato, ospitando un piccolo numero di asiatico-americani, una consistente popolazione latina e residenti neri. Aveva case più economiche e modeste su lotti più piccoli rispetto all’altro lato della città, a est di Lake Avenue, strada principale che taglia in due la comunità e corre dalle montagne di San Gabriel a sud fino alla 210 Freeway. Tutto ciò ha creato una comunità in cui, se non conoscevi qualcuno direttamente, probabilmente conoscevi qualcuno imparentato con quella persona. Interi isolati funzionavano come famiglie allargate”.” La mia vicina da una parte, mi ha insegnato a fare la cheerleader, e poi una signora anziana, la signora Cheatham, ci faceva da babysitter”, ha detto Regina Major. “Ma se fossi stata nei guai, lo avrebbe detto ai tuoi genitori. In tutta quella comunità, ci si prendeva cura l’uno dell’altro”. “Più della metà delle famiglie nere di Altadena guadagna più di 100.000 dollari all’anno, una cifra considerevole in molti posti, ma che nella California meridionale rientra decisamente nella classe media.

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Quando si perde una comunità nera della classe media, si perde una cultura, ma è anche una perdita per la generazione successiva“, ha affermato Wilberta Richardson, presidente dell’unità di Altadena della NAACP, fondata nel 1984.

E così una comunità distrutta che faticherà a ritornare quella che era.

Ma la cosa singolare di Los Angeles, della seconda città degli Stati Uniti d’America, è la dicotomia tra il dare una mano, soffrire, essere solidale e continuare la vita di tutti i giorni, in quelle aree della città che non sono interessate dall’incendio. Una gara di solidarietà straordinaria, una popolazione che si è stretta in un abbraccio umano e collaborativo. Oltre alle tantissime donazioni economiche di persone più o meno famose, aziende, istituzioni, Stati esteri.

Tutti si stanno compattando per sentirsi vicini a chi ha bisogno di tutto e di tutti. Io ho un amico italiano straordinario a Los Angeles, un professore dell’UCLA che ogni giorno offre la sua disponibilità, la sua casa, il suo sostegno, tutto quello che può a chi ha bisogno e che l’altro giorno, mi ha commosso,  offrendosi di pagare, per chi avesse bisogno di sostegno psicologico. Il cuore grande di una città che non è solo la capitale dello show business e delle celebrities, è una città che ha radunato un numero immenso di volontari e di persone che da più di una settimana non fanno altro che aiutare i pompieri e le unità di crisi.

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Mentre la politica non smette di rimbalzare accuse e colpe, tra l’eterna questione tra il pubblico e il privato, le assicurazioni, e le molte recriminazioni e i milioni di se e di ma. Certo quando il fuoco sarà domato occorrerà fare il punto su molte cose, errori, sbagli, disattenzioni, materiali con cui costruire, fondi per le calamità ed il numero di pompieri, le riserve d’acqua, i droni etc.. le cose da rivedere e correggere saranno tantissime. Ma oggi mentre una parte di Los Angeles continua a vivere nel traffico e tra i quartieri illesi, c’è una comunità che ha bisogno di sentirsi confortata, aiutata e che dovrà ricostruire non solo le case ma anche i ricordi, insieme allo spegnimento delle fiamme sarà necessario spegnere la paura, il terrore del fuoco, del fumo, della cenere.

Gli inquirenti sono alla ricerca del primo innesco, che oggi, alcuni siti, dicevano potesse essere anche un fuoco non spento addirittura di giorni prima, che poi con i forti venti avrebbe ripreso indisturbato ed a sorpresa, ma le indagini non saranno così semplici e così rapide. Nel frattempo, le vittime aumentano ed il numero è destinato a crescere, purtroppo. Molte delle vittime, di questa immane tragedia, non hanno voluto lasciare le proprie abitazioni. Le domande che non avranno sempre una risposta: per difenderle? Perché hanno sperato che le mura delle loro case fosse il luogo più sicuro? Perché non hanno avuto il tempo di andare via o perché hanno sperato sino all’ultimo? 

Perché la casa può essere la vita. 

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