Se Nordio ha detto il vero a Meloni non resta che chiedere scusa all'Iran
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Se Nordio ha detto il vero a Meloni non resta che chiedere scusa all'Iran

Il ministro di Grazia e Giustizia ha chiesto la liberazione di Abedini perché non c'erano i presupposti giuridici per il suo fermo. Ah sì?

Se Nordio ha detto il vero a Meloni non resta che chiedere scusa all'Iran
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

12 Gennaio 2025 - 16.54


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Presidente Meloni, ora non le resta che porgere le scuse ufficiali alla Repubblica Islamica d’Iran. Alla faccia del capolavoro diplomatico enfatizzato dall’informazione mainstream di casa nostra, il cui asservimento all’inquilina di Palazzo Chigi fa dell’Istituto Luce di fascistica memoria una specie di Bbc anti litteram.

 Dopo tanto discutere se la liberazione di Cecilia Sala potesse essere collegata a quella dell’ingegnere iraniano Abedini detenuto in Italia su richiesta a degli Usa per presunta attività terroristica, ora arriva una sorta di conferma o quanto meno di un dubbio. Il ministro della Giustizia Nordio ha chiesto la revoca dell’arresto di Abedini. “Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini”.

 Così una nota del ministero della Giustizia. In base al trattato di estradizione tra Usa e Italia, questa può avvenire “solo per reati punibili dalle leggi di entrambi i Paesi. Condizione che, allo stato degli atti, non sussiste”, scrive il ministero sull’estradizione dell’iraniano arrestato a dicembre. La violazione di una legge federale Usa “non è prevista nell’ordinamento italiano”.”

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Quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale a una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale a una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”, fa sapere ancora il ministero della Giustizia.

Tradotto: non c’erano ragioni, giuridicamente fondanti per arrestare l’ingegnere iraniano. Se non compiacere gli Stati Uniti d’America dei quali l’Italia non è alleata ma suddita.

L’Iran ha fatto sapere tramite una nota che Abedini “farà ritorno nelle prossime ore” nel Paese islamico.

E questo sarebbe un successo diplomatico? Da farsene vanto di fronte al mondo intero? 

Sia chiaro: la liberazione di una connazionale sequestrata dalle autorità iraniane è da celebrare con gioia. Ma se sequestro è stato quello di Cecilia Sala, sequestro è stato anche quello di Abedini. Il punto cruciale non è che non esistono le condizioni per l’estradizione dell’”ingegnere dei droni” iraniano negli Usa. La questione fondamentale, è che, per riprendere il contenuto della nota del ministerio di Via Arenula: “Quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale a una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale a una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”.

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Così stanno le cose. E allora, presidente Meloni, non le resta. che chiedere scusa agli ayatollah. Che figura di…”.

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