Una delle più grandi espulsioni di massa dalla Libia. Più di 600 persone sono state deportate dal paese nordafricano con la forza, affrontando un viaggio “pericoloso e traumatizzante” attraverso il Sahara.
La denuncia arriva dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM): 613 persone, tutte di nazionalità nigerina, sono giunte nella città desertica di Dirkou, in Niger, lo scorso fine settimana, trasportate in un lungo convoglio di camion. Si tratta di lavoratori migranti radunati dalle autorità libiche nell’ultimo mese.
“Quel che è accaduto è qualcosa di nuovo. C’era stata un’espulsione di 400 persone lo scorso luglio, ma questo convoglio è il più grande, ad oggi”, ha dichiarato Azizou Chehou, dell’organizzazione benefica Alarm Phone Sahara.
Le espulsioni avvengono mentre i paesi dell’Unione Europea sono sotto accusa per ignorare le diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani e gli abusi contro i migranti in Libia. Secondo le organizzazioni umanitarie, questi episodi fanno parte del tentativo di ridurre i flussi migratori verso l’Europa, con l’Italia che ha siglato accordi con Tunisia e Libia per ridurre le traversate del Mediterraneo. Ossia l’altra faccia del piano Mattei.
David Yambio, portavoce dell’organizzazione no-profit Refugees in Libya, ha dichiarato: “Questa è la politica di frontiera dell’Europa messa a nudo, che esternalizza l’espulsione di massa e la morte in Libia, dove il deserto diventa un cimitero. Leader come Orbán, Giorgia Meloni o Trump applaudono a questa crudeltà sistematica. Non è un caso. L’UE paga per cancellare i migranti, per rendere invisibile la sofferenza e per lavarsi le mani mentre gli altri fanno il lavoro sporco.”
Chehou ha descritto il viaggio attraverso la regione del Sahara tra la Libia e il Niger: “L’inverno nel deserto è molto freddo, e con i migranti stipati sui camion come sardine, è facile che scoppino risse per trovare i posti migliori, e le persone possono cadere dal camion. La gente arriva ad Agadez in uno stato pietoso.”