Con 24 voti favorevoli, inclusi quelli di tutti i membri togati, due laici e due membri di diritto, il Csm ha espresso un parere particolarmente critico sulla riforma della Giustizia contenuta nel disegno di legge costituzionale del governo, appena approdato alla Camera.
La proposta A, approvata a larga maggioranza dai consiglieri, sostiene che la separazione delle carriere “non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale” e che non risulta chiaro in che modo “possa contribuire a migliorare qualità ed efficienza della giurisdizione”. Un consigliere si è astenuto.
La proposta B, che proponeva un approccio differente, è stata invece votata da quattro consiglieri laici di centrodestra. Poco prima delle votazioni, il vicepresidente Pinelli ha abbandonato i lavori, secondo quanto riferito.
In sintesi, la proposta critica la riforma affermando che essa “porterebbe alla creazione di un corpo separato di funzionari pubblici numericamente ridotto e altamente specializzato, deputato alla direzione della polizia giudiziaria e all’esercizio dell’azione penale, un corpo essenzialmente autoreferenziale. Il potere dello Stato più forte che si sia mai avuto in alcun ordinamento costituzionale dell’epoca contemporanea, per cui sarà ineluttabile che di esso assuma il controllo il potere esecutivo”.