Papa Francesco: "Cessi il fuoco a Gaza, si liberino gli ostaggi"
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Papa Francesco: "Cessi il fuoco a Gaza, si liberino gli ostaggi"

Papa Francesco, nel tradizionale messaggio Urbi et Orbi, rinnova l'appello per la pace in Terra Santa.

Papa Francesco: "Cessi il fuoco a Gaza, si liberino gli ostaggi"
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25 Dicembre 2024 - 20.19


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Papa Francesco, nel tradizionale messaggio Urbi et Orbi, rinnova l’appello per la pace in Terra Santa.

“Tacciano le armi in Medioriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Israele e in Palestina, in particolare alla cara comunità di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra”, ha detto.

“Sono vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella in Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto. E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale”, ha detto ancora il Pontefice.

“Si apra un negoziato per la pace in Ucraina”

 “Tacciano le armi nella martoriata Ucraina! Si abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura”, ha aggiunto Bergoglio.

“Tacciano le armi, si superino le divisioni”

 Il Giubileo deve essere il tempo propizio per riconciliarsi con i propri nemici e fermare le guerre, ha proseguito il Papa. “Fratelli e sorelle, non abbiate paura! La Porta è aperta, la porta è spalancata! Non è necessario bussare”, venite, lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici. La misericordia di Dio – ha sottolineato – può tutto, scioglie ogni nodo, abbatte ogni muro di divisione, la misericordia di Dio dissolve l’odio e lo spirito di vendetta. Venite, Gesù è la Porta della pace”. “Entrare per la Porta – ha continuato – richiede il sacrificio di fare un passo”, “richiede di lasciarsi alle spalle contese e divisioni, per abbandonarsi alle braccia aperte del Bambino che è il Principe della pace. In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni”.

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“Condonare i debiti ai Paesi più poveri”

 “Il Giubileo sia l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri”: ha ribadito il Papa in questo Anno Santo. Dio “ci attende sulla soglia. Attende ciascuno di noi, specialmente i più fragili: attende i bambini, tutti i bambini che soffrono per la guerra e la fame; attende gli anziani, noi antenati, costretti spesso a vivere in condizioni di solitudine e abbandono; attende quanti hanno perso la propria casa o fuggono dalla propria terra, nel tentativo di trovare un rifugio sicuro; attende quanti hanno perso o non trovano un lavoro; attende i carcerati che, nonostante tutto, rimangono sempre figli di Dio; attende quanti sono perseguitati per la propria fede e sono tanti”. “Ogni vita è sacra”, ha aggiunto.

Il pensiero per l’Africa

 Nel messaggio Urbi et Orbi, il Pontefice ha rivolto un pensiero al continente africano, stretto tra emergenze sanitarie e conflitti. “Possa la nascita del Salvatore portare un tempo di speranza alle famiglie di migliaia di bambini che stanno morendo per un’epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo, come pure alle popolazioni dell’Est di quel Paese e a quelle del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico”, ha detto Papa Francesco. “La crisi umanitaria che le colpisce è causata principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo ed è aggravata dagli effetti devastanti del cambiamento climatico – ha evidenziato -, che provocano la perdita di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone. Penso pure alle popolazioni dei Paesi del Corno d’Africa per le quali imploro i doni della pace, della concordia e della fratellanza”. Bergoglio ha invocato ancora “l’impegno della comunità internazionale nel favorire l’accesso agli aiuti umanitari per la popolazione civile del Sudan e nell’avviare nuovi negoziati in vista di un cessate il fuoco”.

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Il Papa è tornato poi a puntare i riflettori su un conflitto dimenticato dall’Occidente, quello del Myanmar. “L’annuncio del Natale rechi conforto agli abitanti del Myanmar, che, a causa dei continui scontri armati, patiscono gravi sofferenze e sono costretti a fuggire dalle proprie case”. Nella sua disamina sulle sofferenze dei tanti popoli del pianeta, Bergoglio ha parlato anche del continente americano chiedendo che “si trovino al più presto soluzioni efficaci nella verità e nella giustizia, per promuovere l’armonia sociale, in particolare ad Haiti, in Venezuela, Colombia e Nicaragua, e ci si adoperi, specialmente in quest’Anno giubilare, per edificare il bene comune e riscoprire la dignità di ogni persona, superando le divisioni politiche”. 

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