Il presidente russo Vladimir Putin è andato in Bielorussia per firmare un trattato sulle garanzie di sicurezza con il principale alleato di Mosca. La firma segue la revisione della dottrina nucleare russa, che per la prima volta include la Bielorussia sotto l’ombrello nucleare di Mosca, in un contesto di crescenti tensioni tra Russia e Occidente sul conflitto in Ucraina. Durante un incontro con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, Putin ha sottolineato che il nuovo accordo prevede il possibile utilizzo di armi nucleari tattiche russe schierate in Bielorussia in risposta a eventuali aggressioni. «Sono certo che questo trattato garantirà la sicurezza di Russia e Bielorussia», ha dichiarato Putin.
La dottrina aggiornata, approvata da Putin il mese scorso, abbassa ufficialmente la soglia per l’uso delle armi nucleari da parte di Mosca. Questa decisione segue l’autorizzazione del presidente statunitense Joe Biden all’utilizzo, da parte dell’Ucraina, di missili a lungo raggio americani per colpire obiettivi all’interno del territorio russo. La nuova dottrina stabilisce che Mosca potrebbe ricorrere alle armi nucleari «in risposta all’uso di armi nucleari o di altre armi di distruzione di massa» contro la Russia o i suoi alleati, e «in caso di aggressione» con armi convenzionali che minaccino «la sovranità e/o l’integrità territoriale» di Russia e Bielorussia.
Lukashenko, leader bielorusso al potere da oltre 30 anni, ha mantenuto il controllo del paese con un governo autoritario e grazie al supporto economico e militare russo. Ha permesso a Mosca di utilizzare il territorio bielorusso per lanciare l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 e ha autorizzato il dispiegamento di alcune armi nucleari tattiche russe.