“Dio non voglia una donna alla presidenza della Bielorussia.” Aliaksandr Lukashenko guarda alle prossime elezioni presidenziali, previste per il 26 gennaio 2025, e si ripropone, lanciando un anatema sulle donne.
“In Bielorussia, Dio non voglia, sia eletta una donna,” ha detto Lukashenko, riferendosi alla vittoria di Trump negli Stati Uniti a scapito della candidata donna democratica. “In Bielorussia, il presidente è il comandante in capo. E poi, è il lavoro più duro. Non c’è bisogno di gravare così tanto su una donna; quella di presidente non è una posizione cerimoniale. Forse con il tempo ci arriveremo, ma ad oggi è diverso,” ha proseguito Lukashenko.
Secondo l’agenzia di stampa Belta, Lukashenko ha aggiunto che il lavoro del presidente in Bielorussia “non è da femminucce” e che “una donna dovrebbe anche essere una donna.” Uomini, solo uomini, e solo Lukashenko, ovviamente.
Nel 2020 in Bielorussia si sono tenute le seste elezioni presidenziali del paese. Secondo la Commissione elettorale bielorussa, Lukashenko ha vinto con l’80,1% dei voti, mentre la sua principale rivale, Svetlana Tikhanovskaya, si è fermata al 10,12%. L’opposizione bielorussa ha denunciato una massiccia falsificazione delle elezioni, rivendicando la vittoria di Tikhanovskaya.
All’annuncio della vittoria di Lukashenko, in Bielorussia sono scoppiate le proteste più massicce nella storia del paese.