Ad Amsterdam i feriti (per fortuna pochi) sono un 'pogrom' ma per i 42 mila morti di Gaza guai a parlare di genocidio

. L’aggressione ai tifosi del Maccabi Tel Aviv è un atto esecrabile, da condannare.. Ma parlare di pogrom

Ad Amsterdam i feriti (per fortuna pochi) sono un 'pogrom' ma per i 42 mila morti di Gaza guai a parlare di genocidio
Scontri ad Amsterdam tra estremisti di destra del Maccabi Tel Aviv e filo-palestinesi
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

9 Novembre 2024 - 16.20


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Le parole contano, pesano, vanno maneggiate con cura. Perché possono ferire, eccitare gli animi, a volte armare le mani. Le parole possono manipolare la realtà, ingigantirla, stravolgerla, violentarla. Prendiamo ciò che è accaduto ad Amsterdam. L’aggressione ai tifosi del Maccabi Tel Aviv è un atto esecrabile, da condannare.

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Ma parlare di “pogrom”, addirittura fare eco alle esternazioni del criminale di guerra che guida Israele, Benjamin Netanyahu, che ha evocato la Notte dei Cristalli, come se fossimo alla riproposizione della persecuzione degli ebrei delle squadracce naziste, beh, questo è davvero troppo. Eppure, è quello che è avvenuto. Con una sentita e sincera partecipazione, 

Michela Ponzani scrive su Repubblica: “Una caccia all’ebreo feroce e spietata che per ore procede a colpi di coltello, pugni di ferro e persino uso di automobili per annientare i passanti. Nel centro di Amsterdam, dove Anna Frank visse per due anni braccata con la sua famiglia in una soffitta, unico nascondiglio per sfuggire alle persecuzioni razziali e alla deportazione, un nuovo pogrom anti-ebraico risveglia l’Europa alla vigilia di quella ‘notte dei cristali’,  che tra il 9 e 10 novembre 1938 iniziò il precipizio verso l’orrore del mondo…”. 

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Comprendiamo lo sdegno, ma la storia, soprattutto nelle sue pagine più tragiche, non andrebbe scomodata in azzardati paragoni. Un “pogrom” è qualcosa di terribile. Sono villaggi dati alle fiamme, popolazioni civili colpite, rastrellate, deportate. Ciò che i nazisti fecero in quel tragico tempo. Ed è quello, senza alcun parallelismo ma rispettando la realtà, i coloni in armi fanno, impunemente, oggi in Cisgiordania. Eppure, Pogrom è la parola che campeggia sulle prime pagine della stampa mainstream, nei titoli di quasi tutti i Tg. 

Da quelle stesse prime pagine, dai titoli dei Tg, è però stata bandita la parola “Genocidio”. No, questo non è possibile scriverlo. E chi lo fa è un “antisemita”. Ma come altro definire ciò che da tredici mesi sta avvenendo nella Striscia di Gaza? Oltre 42mila morti accertati, ma secondo autorevoli riviste mediche internazionali quella cifra, già agghiacciante, andrebbe moltiplicata per tre. E il 70% delle vittime, stime Onu, sono donne e bambini. Gaza è diventata un cimitero di bambini, denuncia l’Unicef. Eppure, guai a parlare di genocidio o atti genocidiali. Due standard mediatici. Ingiusti. Indegni. Insopportabili. Il “pogrom” di Amsterdam, sì. Il Genocidio di Gaza, no. Speriamo che qualcuno arrossisca, di vergogna. Speriamo, ma visto l’andazzo, quella speranza resterà tale. 

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