Perdete 5 minuti e leggetemi e poi per favore perdonatemi, fatelo solo alla fine.
Come ogni sera passeggio per un’ora dopo cena, lo faccio da sola, in compagnia, anche tardi di sera, passeggio per l’University Hills di Irvine, mi piace moltissimo! Posso girare in tuta, in libertà, non possedevo una tuta dai miei vent’anni, cuffiette o meno, musica o podcast, libero la mente e faccio movimento, lo faccio in sicurezza (come non potrei in Italia!), perché l’unico incontro poco piacevole potrebbe essere incrociare un coyote, ma non sono pericolosi per gli umani e probabilmente siamo noi gli intrusi che abitano nel loro habitat.
Ogni sera da metà settembre ho curiosato e allungato lo sguardo nei giardini, nei portici, oltre le staccionate, davanti all’uscio delle case trovando un crescendo di decorazioni per Halloween. Ho sorriso ed apprezzato l’originalità di alcune decorazioni creative ed artistiche, per altre ho commentato in maniera negativa, sono superstiziosa da buona napoletana e figlia di mio padre, non amo la morte e non amo il culto che questa festa celebra e festeggia. Certo è una festa pagana e non voglio certo cancellare le feste.
Stasera ho passeggiato da sola, prima di uscire ho acceso le lucine fucsia fuori al balcone, ho guardato la ragnatela bianca eli ragno bianco che ho comprato per decorare la ringhiera, e chiudendo la porta ho visto che la cioccolata (buona!) che avevo messo fuori la porta per i bambini era finita. E così ho iniziato il mio solito percorso, con la mia playlist di musica abituale. Per la prima volta uno dei posti più tranquilli che abbia mai frequentato era affollato, musica, gruppi numerosi di giovani in posa per le foto, bambini convinti di essere Harry Potter correvano da una porta all’altra per prendere il dolcetto o lo scherzetto, allegria, risate sonore insomma vita.
Molti adulti vestiti da scheletri, alcuni da frati, altri da personaggi di Star Wars. Io vestita da italiana convertita al casual americano, colorata come sempre, per i primi dieci minuti ho fotografato, sorriso soprattutto di incredulità e di stupore, poi, come ogni sera, ho guardato le finte lapidi nei prati, gli scheletri, gli arti mozzati, le mani insanguinate che uscivano dall’erba, i fantasmi, gli zombie, le falci della morte, i pipistrelli, i ragni giganteschi; in qualche casa si offriva da bere e mangiare, tra le varie decorazioni, un cartello per le elezioni al Congresso, alle Presidenziali e per le amministrazioni locali. È stato un attimo, un colpo di frusta, una scossa e sono scoppiata a piangere con le lacrime.
La mia coscienza mi ha svegliata, mi ha folgorata, mentre uscivo da un tratto di bosco, mi ha urlato come cavolo puoi sorridere? Come puoi non pensare alle guerre, ai bambini morti, alle mamme ed ai padri che sono distrutti, agli orfani, come puoi guardare con indifferenza queste finte tombe e tutto questo sangue finto? Ho accelerato il passo per tornare a casa, per correre a scrivere e per commuovermi liberamente tra le mura di casa. Come ho potuto farmi incantare dalle luci e dai bambini felici e da quegli adulti vestiti come la Morte? Come ho potuto non capire che ero caduta nella trappola dell’indifferenza, dovevo capirlo, quando nel pomeriggio, per la prima volta , sul ponte che separa il Campus dal Centro commerciale, ho visto una mamma con tre figli chiedere l’elemosina e come faccio anche in Italia, mi sono sentita troppo fortunata e mi sono fermata per darle un’offerta.
Lontano dalle guerre, qui in California, qui negli Stati Uniti d’America dove tra pochi giorni la Casa Bianca avrà un nuovo Presidente o una nuova Presidente, qui dove molte cose vengono decise per il mondo intero, qui stanotte occorrerebbe avere rispetto per la morte, per gli scheletri, per le tombe, per il sangue.
La mia coscienza si è svegliata in tempo per farmi sentire una schifezza, per correre a spegnere le luci fuori al balcone e per scrivere su questa pagina la mia confessione. A tutti i morti innocenti, a tutti nessuno escluso, a tutti quelli che moriranno domani per le guerre, per la povertà, per il dolore delle guerre, a tutti quelli che sono morti dentro a causa dell’odio chiedo il mio perdono perché, se ognuno di noi si fermasse un momento a pensare ed a guardare oltre le proprie vite ed i propri egoismi, si smetterebbe di uccidere, bombardare, di parteggiare, di odiare, di attizzare il fuoco e vedere nemici ovunque e si cercherebbe la pace.
E allora a quei bambini e quelle bambine che non ci sono più, che sono feriti, mutilati, ostaggi, prigionieri dell’odio e orfani, agli innocenti che moriranno domani chiedo perdono per la mia coscienza sporca!
“L’amore, come la morte, cambia tutto.”
Khalil Gibran