Gaza: l'immane genocidio documentato da The Lancet
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Gaza: l'immane genocidio documentato da The Lancet

La prestigiosa rivista medica britannica The Lancet ha lanciato uno straziante avvertimento: il vero bilancio delle vittime del conflitto di Gaza potrebbe essere superiore a 186.000, pari all'8% della popolazione di Gaza.

Gaza: l'immane genocidio documentato da The Lancet
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

9 Luglio 2024 - 20.36


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Quarantamila morti? Un dato agghiacciante. Ma in difetto. Sì, in difetto. La prestigiosa rivista medica britannica The Lancet ha lanciato uno straziante avvertimento: il vero bilancio delle vittime del conflitto di Gaza potrebbe essere superiore a 186.000, pari all’8% della popolazione di Gaza.

L’attuale bilancio ufficiale delle vittime è di circa 38.200 morti, secondo le fonti del governo di Gaza.

Tuttavia, il recente rapporto di The Lancet pubblicato venerdì e intitolato “Counting the Dead in Gaza: Difficile ma essenziale”, suggerisce che questa cifra è una significativa sottostima.

Il numero reale comprende probabilmente le migliaia di persone ancora intrappolate sotto le macerie e quelle che hanno ceduto agli effetti secondari del conflitto, come la malnutrizione, le malattie e la mancanza di cure mediche.

Una delle principali cause della perdita di vite umane è rappresentata dalle 14.000 bombe, ciascuna del peso di 2.000 libbre, fornite dagli Stati Uniti a Israele. Queste bombe non solo hanno causato vittime immediate, ma hanno anche devastato le infrastrutture di Gaza, aggravando le condizioni che portano a ulteriori morti.

La distruzione delle strutture sanitarie, delle reti di distribuzione del cibo e dei sistemi igienico-sanitari ha lasciato la popolazione in una condizione di pericolo.

The Lancet sottolinea la difficoltà di raccogliere dati accurati a causa della distruzione diffusa.

Il numero di morti riportato è probabilmente una sottostima. L’organizzazione non governativa Airwars effettua valutazioni dettagliate degli incidenti nella Striscia di Gaza e spesso scopre che non tutti i nomi delle vittime identificabili sono inclusi nell’elenco del Ministero. Inoltre, le Nazioni Unite stimano che, al 29 febbraio 2024, il 35% degli edifici della Striscia di Gaza era stato distrutto, per cui il numero di corpi ancora sepolti dalle macerie è probabilmente considerevole, con stime che superano le 10.000 unità.

Il rapporto avverte: “Si prevede che il bilancio totale delle vittime sarà elevato, data l’intensità del conflitto, la distruzione delle infrastrutture sanitarie, la grave carenza di cibo, acqua e ripari, l’incapacità della popolazione di fuggire in luoghi sicuri e la perdita di fondi per l’Unrwa, una delle pochissime organizzazioni umanitarie ancora attive nella Striscia di Gaza”.

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Una ricerca impervia

Annota Mauro Del Corno in un documentato report su Il Fatto Quotiano.it: “Il dato ufficiale è, al momento, di oltre 37mila persone uccise. Cifra contestata dalle autorità israeliane ma ritenuta accurata dagli stessi servizi segreti di Israele oltre che dall’Onu, dall’Oms e da Ong con presenza nella Striscia. La raccolta dei dati sta però diventando sempre più difficile a causa della distruzione di gran parte delle infrastrutture e degli uffici deputati al monitoraggio delle vittime. Il ministero della Salute di Gaza ha dovuto integrare la sua rendicontazione, basata sulle persone decedute nei suoi ospedali o portate già morte, con informazioni provenienti da fonti mediatiche giudicate affidabili e dai primi soccorritori. Questo cambiamento ha inevitabilmente degradato il dettaglio dei dati registrati in precedenza.

Il ministero della Salute di Gaza ora riporta separatamente il numero di corpi non identificati tra il bilancio totale delle vittime. Al 10 maggio 2024, il 30% dei 35.091 decessi non erano identificati. In generale, il numero di decessi è probabilmente sottostimato. È frequente, ad esempio, che non tutti i nomi delle vittime identificabili siano inclusi nell’elenco del Ministero. L’Onu stima inoltre che le persone ancora sepolte sotto le macerie siano almeno 10mila, il che avvicinerebbe il numero dei morti a Gaza a 50mila persone. 

Rasha Khatib, dell’Institute of Community and Public Health, Birzeit University, in Palestina; Martin McKee del Department of Public Health and Policy, London School of Hygiene & Tropical Medicine, di Londra e Salim Yusuf, del Population Health Research Institute, McMaster University and Hamilton Health Sciences, in Canada, conducono per Lancet una stima differente. Premettono che “I conflitti armati hanno anche implicazioni indirette sulla salute. Pure se il conflitto terminasse immediatamente, nei prossimi mesi e anni continuerebbero a verificarsi molte morti indirette per cause quali malattie trasmissibili e non trasmissibili. Si prevede che il numero totale di morti sarà elevato considerando l’intensità del conflitto; la distruzione delle infrastrutture sanitarie; la grave carenza di cibo acqua e ripari oltre all’impossibilità della popolazione di fuggire in luoghi sicuri e alla perdita di finanziamenti per l’Unrwa, una delle pochissime organizzazioni umanitarie ancora attive nella Striscia di Gaza”.

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Nei conflitti recenti, ricordano i tre studiosi, le morti indirette vanno da tre a 15 volte il numero di morti dirette. Applicando una valutazione prudente di quattro morti indirette per ogni morte diretta e visti i 37.396 decessi sinora registrati, non è improbabile stimare che fino a 186.000 o anche più decessi potrebbero essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza. Utilizzando il dato della popolazione della Striscia di Gaza del 2022 di 2.375.259, ciò si tradurrebbe nel 7,9% del totale.

Nel contributo si aggiunge che “Documentare la vera portata delle vittime è fondamentale per garantire la responsabilità storica e riconoscere l’intero costo della guerra”. Ricordano poi come le misure provvisorie stabilite dalla Corte internazionale di giustizia nel gennaio 2024, richiedono a Israele di “adottare misure efficaci per prevenire la distruzione e garantire la conservazione delle prove relative alle accuse di atti nell’ambito della Convenzione sul genocidio” (La classificazione di genocidio non è solo questione di numeri ma è anche questione di numeri, ndr). In chiusura dell’articolo la The Lancet precisa di avere “una posizione neutrale rispetto alle rivendicazioni territoriali nei testi pubblicati e alle affiliazioni istituzionali”.

Rimarca a sua volta su lifegate.it Luigi Mastrodonato: “Lo studio usaanalisi indipendenti, confrontate con le variazioni nel numero di morti per il personale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione con quelle riportate dalle autorità palestinesi. A firmarlo sono Rasha Khatib (Birzeit University), Martin McKee (London School of Hygiene and Tropical Medicine) e Salim Yusuf (McMaster University).

“Il numero di corpi ancora sepolti tra le macerie è probabilmente considerevole, con stime superiori a 10mila“, si legge nello studio, che sottolinea come l’organizzazione non governativa Airwars ha effettuato valutazioni dettagliate degli incidenti nella Striscia di Gaza e spesso ha scoperto che non tutti i nomi delle vittime identificabili sono inclusi nell’elenco delle autorità palestinesi. Le vittime palestinesi dirette dell’offensiva militare israeliana sulla Striscia di Gaza, iniziata il 7 ottobre, potrebbero dunque essere intorno alle 50mila.

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Ma c’è dell’altro. “I conflitti armati hanno implicazioni indirette sulla salute che vanno oltre il danno diretto derivante dalla violenza”, mettono in guardia i ricercatori su The Lancet. Anche se il conflitto finisse immediatamente, nei prossimi mesi e anni continueranno a verificarsi molti decessi indiretti dovuti a malattie riproduttive, trasmissibili e non trasmissibili. Altri decessi indiretti si sono già verificati, dal momento che l’offensiva militare israeliana e l’assedio totale hanno messo fuori uso gran parte degli ospedali, fatto sprofondare il 96%della popolazione in uno stato di insicurezza alimentare e hanno avuto altre conseguenze traumatiche sulla quotidianità del popolo palestinese. “Si prevede che il bilancio totale delle vittime sarà elevato data l’intensità di questo conflitto”, si legge su The Lancet, che tra le cause cita anche la perdita di finanziamenti all’Unrwa. “Nei conflitti recenti, le morti indirette variano da tre a 15 volte il numero delle morti dirette”, spiega lo studio di The Lancet. Che aggiunge: “applicando una stima conservativa di quattro decessi indiretti per un decesso diretto ai 37 396 decessi segnalati al 19 giugno 2024, è plausibile stimare che fino a 186 000 o anche più decessi potrebbero essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza”. Questo significa che tra morti dirette e morti indirette, l’offensiva militare israeliana sulla Striscia di Gaza potrebbe uccidere circa l’8 per cento della sua popolazione. Numeri che è difficile non identificare con il termine genocidio.

Alla luce di questa situazione catastrofica, i ricercatori su The Lancet sottolineano che “è essenziale un cessate il fuoco immediato e urgente nella Striscia di Gaza, accompagnato da misure per consentire la distribuzione di forniture mediche, cibo, acqua pulita e altre risorse per i bisogni umani fondamentali”.

Gaza, la mattanza continua. E c’è ancora chi insorge quando si parla di “genocidio”. 

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