L’Europa ci sta a cuore

La sfida è impegnativa ma decisiva per il nostro futuro di uomini liberi e per una crescita pacifica e solidale.

L’Europa ci sta a cuore
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Nuccio Fava Modifica articolo

8 Giugno 2024 - 20.16


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Non avevo mai riflettuto così pensosamente come in questa occasione. Con la tentazione da un latto addirittura di non partecipare al voto e dall’altro, all’opposto, di sentire gravemente tutta l’importanza di non rinunziare ad esprimere il mio modesto contributo. 

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La campagna elettorale e i desolanti confronti televisivi hanno purtroppo contribuito a rendere inconcludente e desolante la maggior parte del dibattito. La prospettiva europea prevalentemente giocata su temi interni non è parsa la più adatta ad offrire motivazioni ai più giovani. Né è parsa una trovata azzeccata quella di gettare in campo un generale alle prese da personali suggestionino di protagonismo e di velleitario salvatore della patria. La trovata è sicuramente salviniana ma non ha provocato argomentazioni di contrasto e/o contrapposizione adeguata.

Tutto questo mentre l’Europa è alle prese con un quadro politico-militare segnato non solo dalla tragica aggressione di Putin contro l’Ucraina ma anche dalla ferocia di Netanyahu incapace di risposte politico-umanitarie nei confronti del popolo palestinese che non può e non deve essere identificato con i terroristi di Hamas. Una situazione terrificante che richiama con urgenza un ruolo fondamentale e difficile per l’Europa nel contesto sempre più dilacerato del quadro politico mondiale.

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Queste amare considerazioni mi accompagno dalla stanza del reparto dell’Ospedale Spallanzani di Roma dove sono ricoverato da ormai più di dieci giorni.  Di prossima dimissione, sono grato ai medici e a tutto il personale per il trattamento ricevuto. Credo che questa esperienza mi abbia fatto maturare un maggiore senso critico. 

Grazie alle imprese sportive non solo di Sinner ma anche degli atleti dei campionati europei di atletica che mi hanno tenuto compagni in questi giorni di ricovero, ho potuto ricordare le mie imprese di giovane liceale alle prese con i tornei di basket nei paesi dell’est Europa. Non c’era stata ancora la caduta del muro di Berlino e tuttavia tra gli stessi coetanei delle squadre del campo socialista e il tifo, specialmente delle ragazze, si manifestavano chiaramente proteste e dissensi per decisioni di parte nella condotta arbitrale.

Nella serata preelettorale, la musica dei grandi maestri italiani in diretta dall’arena di Verona e alla presenza del Presidente dello Repubblica, mi hanno in qualche modo rasserenato e indicato una strada difficile ma percorribile per riconciliarmi con il sogno dell’Europa e il suo ruolo nel mondo. 

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