Israele, la "carica" degli ambasciatori: "Sì ai due Stati"
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Israele, la "carica" degli ambasciatori: "Sì ai due Stati"

Una presa di posizione importante. Per il momento. Per il contenuto. Per l’autorevolezza dei firmatari. Personalità che hanno ricoperto incarichi di primaria importanza nella diplomazia e nelle istituzioni dello Stato d’Israele. 

Israele, la "carica" degli ambasciatori: "Sì ai due Stati"
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Maggio 2024 - 23.01


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Una presa di posizione importante. Per il momento. Per il contenuto. Per l’autorevolezza dei firmatari. Personalità che hanno ricoperto incarichi di primaria importanza nella diplomazia e nelle istituzioni dello Stato d’Israele. 

Un appello da recepire

“Sulla scia del brutale massacro perpetrato il 7 ottobre 2023 da Hamas, e della conseguente distruzione da parte di Israele di vite e infrastrutture nella Striscia di Gaza, noi, israeliani impegnati per il futuro democratico dei due popoli, esprimiamo la convinzione che la comunità internazionale debba intraprendere azioni chiare volte a realizzare la soluzione a due Stati. Un passo importante di questo percorso sarebbe il riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

Il riconoscimento di uno Stato palestinese è una questione di principio e di giustizia storica. È anche un modo per restituire una possibilità di quiete a questa regione dilaniata dalla guerra. Un’azione diplomatica tanto significativa dissiperebbe l’ambiguità che fin dall’inizio ha gettato un’ombra sull’intero “processo di pace”, rimetterebbe in carreggiata la diplomazia e costringerebbe le parti in conflitto, nonché i protagonisti della scena internazionale, ad assumersi le proprie responsabilità.

A tal proposito, salutiamo con favore la notizia che Spagna, Irlanda, Malta e Slovenia stanno per annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina e per sostenerne la piena adesione all’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Chiediamo a tutti i restanti membri dell’UE, al Regno Unito e agli altri Stati di seguire il loro esempio, compiendo così un passo importante verso il raggiungimento della soluzione a due Stati. Questa guerra non deve diventare l’ennesimo capitolo della lunga storia di violenza tra israeliani e palestinesi. Non v’è miglior modo di ristabilire la fiducia nella diplomazia che riconoscere subito lo Stato di Palestina”.

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Firmatari

Prof. Elie Barnavi, ex ambasciatore di Israele in Francia

Ilan Baruch, ex ambasciatore di Israele in Sudafrica, Namibia, Botswana e Zimbabwe

Michael Ben-Yair, ex Ministro della giustizia di Israele; ex giudice f.f. della Corte suprema di Israele 

Avraham Burg, ex presidente della Knesset; ex capo della Jewish Agency

Prof.ssa Naomi Chazan, ex Vicepresidentessa della Knesset

Prof. Itzhak Galnoor, ex capo della Commissione israeliana per il Servizio civile 

Zehava Galon, ex parlamentare; ex presidentessa del partito Meretz

Prof. Oded Goldreich, vincitore del Premio Israele nel 2021 (matematica e informatica)

Prof. Moty Heiblum, vincitore del Premio EMET nel 2013 (fisica)

Prof.ssa Eva Illouz, ex presidentessa dell’Accademia Bezalel di Arte e Design

Prof. Miki Kratsman, vincitore del Premio EMET nel 2011 

Alex Levac, vincitore del Premio Israele nel 2005 

Dr. Alon Liel, ex Direttore generale del Ministero degli Affari esteri; ex ambasciatore di Israele in Sudafrica e in Turchia

Prof. Kobi Metzer, ex Presidente della Open University of Israel

Prof. Yoram Peri, ex consigliere politico di Yitzhak Rabin

Mossi Raz, ex parlamentare 

Prof.ssa Sarah Stroumsa, ex rettrice della Hebrew University

Ambasciatori in difesa

Un passo indietro nel tempo. Ottobre 2021. “Mi chiamo Ilan Baruch e sono un ex ambasciatore israeliano in Sudafrica e presidente del Policy Working Group, un collettivo di accademici israeliani di alto livello, ex ambasciatori e difensori dei diritti umani che sostengono e promuovono la trasformazione delle relazioni tra Israele e Palestina dall’occupazione alla convivenza basata su una soluzione a due stati. Vi scrivo per condividere con voi una lettera aperta che ho firmato insieme ad altri 13 personaggi pubblici israeliani a sostegno della deputata Laura Boldrini”. Inizia così una nota che accompagna una lettera in inglese firmata da 14 accademici e difensori dei diritti umani. “Come israeliani dediti alla pace e ai diritti umani- si legge nella missiva- esprimiamo il nostro sostegno alla deputata del Partito democratico Laura Boldrini, che attualmente sta affrontando un grave attacco da parte della destra in Italia e dall’ambasciata israeliana a Roma, a seguito dell’audizione del 20 dicembre (2021, ndr) della sottocommissione per i diritti umani al parlamento italiano, da lei stessa presieduta”. Nell’audizione, prosegue il testo, “la sottocommissione ha ospitato i direttori delle Ong palestinesi al-Haq e Admeer sul tema dell’inserimento, a ottobre scorso, di sei Ong palestinesi per i diritti umani nella lista delle organizzazioni terroristiche da parte di Israele. Da allora, la deputata Boldrini è stata accusata di sostenere il terrorismo”. Tuttavia, secondo i firmatari “Israele finora non ha presentato nessuna prova concreta e credibile a sostegno di tali accuse. Così come la campagna diffamatoria contro Boldrini, anche la criminalizzazione israeliana delle sei Ong è motivata politicamente. Ha lo scopo di distruggere e togliere finanziamenti alle Ong dedite alla resistenza non violenta all’occupazione israeliana, e alla difesa dei diritti dei palestinesi che- si legge ancora- sono sistematicamente violati da Israele nei Territori palestinesi occupati.

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La lettera prosegue: “Per anni, il governo israeliano ha condotto campagne aggressive per ridurre lo spazio civico per quelle Ong che criticano la sua violenta occupazione della Palestina e che denunciano le sue violazioni sistematiche del diritto internazionale. Il governo israeliano ha esteso questa campagna in Europa e sta cercando di ridurre lo spazio parlamentare per i diritti umani”. Da qui la decisione dei membri del Policy Working Group di lanciare un appello ai paesi europei: “Esortiamo i parlamentari europei a seguire l’esempio della deputata Boldrini, invitando i difensori dei diritti umani palestinesi a intervenire al Parlamento europeo per parlare della situazione in Palestina”. 

I firmatari, oltre all’ex ambasciatore Ilan Baruch, sono: Elie Barnavi, ex ambasciatore israeliano in Francia; Michael Ben-Yair, ex procuratore generale di Israele ed ex giudice della corte suprema; Yoram Bilu, vincitore del Premio Israele (2013); Roman Bronfman, ex membro della Knesset; Avraham Burg, ex presidente della Knesset ed ex capo dell’Agenzia Ebraica; Naomi Chazan, ex membro e vicepresidente della Knesset ed ex presidente di New Israel Fund; Itzhak Galnoor, ex capo della Commissione per il servizio civile israeliano; Zehava Galon, ex membro della Knesset ed ex presidente del partito Meretz; Miki Kratsman, vincitore del Premio Emet 2011; Alex Levac, vincitore del Premio Israele 2005; Alon Liel, ex direttore generale del ministero degli Affari Esteri israeliano ed ex ambasciatore israeliano in Sudafrica e in Turchia; Kobi Metzer, ex presidente della Open University of Israel; David Shulman, vincitore del Premio Israele 2016 e vincitore del Premio Emet 2010.

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Questo vuol dire prendere posizione. Con coraggio, competenza, nettezza delle argomentazioni. Altro che il cerchiobottismo impastato di pavidità di casa nostra. 

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