Una petizione da sottoscrivere, Una richiesta da supportare in ogni luogo: “Stop all’invio di armi a Israele”. Per non essere complici della mattanza in atto nella Striscia di Gaza, non solo con l’inerzia diplomatica ma addirittura vendendo strumenti di morte all’esercito israeliano.
L’appello di Oxfam
“Oggi in tutto il mondo è in programma una Giornata globale d’azione per chiedere a gran voce tutti gli Stati di fermare il trasferimento di armamenti, che potrebbero alimentare le atrocità e la guerra a Gaza.
Un’azione promossa, assieme ad attivisti intellettuali, artisti e da tante organizzazioni umanitarie, come Oxfam, impegnate a soccorrere la popolazione della Striscia.
“Nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco immediato – spiega Paolo Pezzati portavoce per le crisi umanitari di Oxfam Italia – ll Governo israeliano continua a usare armi e munizioni esplosive in aree densamente popolate, con enormi conseguenze umanitarie per la popolazione di Gaza. Questa catastrofe deve finire al più presto, In primis cessando l’invio di ogni tipo di armamento a Israele, che viola il diritto internazionale umanitario”.
Tante le manifestazioni e le azioni sui social media in programma in decine di Paesi, che chiedono:
- di fermare tutti i trasferimenti di armi, componenti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza;
- che i responsabili delle violazioni del diritto umanitario internazionale e dei crimini di atrocità siano chiamati a risponderne;
- ai governi di non essere complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente al più presto.
“Dopo aver lanciato assieme a tante organizzazioni umanitarie e della società civile un appello globale per un cessate un fuoco immediato, aderendo alla giornata di oggi vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica su come il commercio di armi comprometta indelebilmente il rispetto dei diritti umani, in particolare nella Striscia di Gaza, dove i civili subiscono violenze indicibili da oltre 6 mesi. – continua Pezzati – Gli attacchi perpetrati dalle autorità israeliane, supportati anche dall’uso di armamenti – o componenti – forniti da Stati terzi, hanno provocato la perdita di oltre 34 mila vite, il 70% donne e bambini, mentre il pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia del 26 gennaio 2024 ha messo in luce l’esistenza di un rischio plausibile di genocidio a Gaza. I bombardamenti indiscriminati in corso inflitti alla popolazione palestinese, in violazione del principio di distinzione, sono inaccettabili e rappresentano un crimine di guerra, così come la violazione del principio di proporzionalità. Tutti gli Stati hanno però l’obbligo di prevenire i crimini di atrocità e di promuovere l’adesione alle norme che proteggono i civili. Con questa Giornata chiediamo alla comunità internazionale di tenere fede a questi impegni”.
Per questo motivo Oxfam ha lanciato una raccolta firme a cui si può aderire su:https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza-stop-invio-armamenti/
L’appello è rivolto in particolare ai Paesi maggiormente responsabili dell’export di armi verso Israele negli ultimi anni, in particolare Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Australia e Italia.
“Al nostro Governo chiediamo in particolare maggiore trasparenza rendendo pubblica la lista degli armamenti e di componenti inviati ad Israele dopo il 7 ottobre 2023, relativi a licenze precedentemente approvate. – aggiunge Pezzati – Se il Governo ha attivato i meccanismi previsti dalla legge 185/90, che regola l’export di armi italiane, si fa fatica a capire quali siano le motivazioni che impediscono di rendere pubbliche le tipologie di armamenti inviate. Purtroppo, questo atteggiamento non fa ben sperare anche alla luce della riforma alla legge proposta dall’attuale maggioranza, che approderà a breve alla Camera. Una modifica che mira ad aumentare la discrezionalità del Governo su come verranno prese le decisioni riguardo a vendite o divieti alle esportazioni e contemporaneamente a diminuire la trasparenza e gli strumenti di controllo a disposizione del Parlamento e della società civile”.
Firmare è un dovere morale. Con la Palestina nel cuore.