Il Papa all'Ucraina: "Abbia il coraggio di alzare bandiera bianca e avviare negoziati"
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Il Papa all'Ucraina: "Abbia il coraggio di alzare bandiera bianca e avviare negoziati"

Il Papa ha invitato l'Ucraina a fare un passo indietro per proteggere il suo popolo. In un intervento alla Radiotelevisione svizzera ha chiesto l'avvio dei negoziati

Il Papa all'Ucraina: "Abbia il coraggio di alzare bandiera bianca e avviare negoziati"
Papa Francesco intervistato dalla tv Svizzera
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9 Marzo 2024 - 19.36


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Il Papa ha invitato l’Ucraina a fare un passo indietro per proteggere il suo popolo. In un intervento alla Radiotelevisione svizzera, Francesco ha espresso parole decise: “È più coraggioso chi riconosce la situazione, chi si preoccupa del popolo, chi ha il coraggio di alzare la bandiera bianca e di avviare negoziati. Oggi, con l’aiuto delle potenze internazionali, è possibile avviare discussioni”.

Ha aggiunto: “Il termine ‘negoziare’ richiede coraggio. Quando ci si rende conto di essere in una posizione svantaggiata, è necessario avere il coraggio di avviare trattative. Può essere imbarazzante, ma quante vite potrebbero essere salvate? È importante negoziare tempestivamente e cercare il supporto di mediatori internazionali.

Papa Francesco è stato ospite a Cliché, magazine culturale di Lorenzo Buccella in onda sulla Radiotelevisione svizzera (RSI), in una puntata dedicata al bianco (andrà in onda integralmente mercoledì 20 marzo), il colore del bene, della luce, ma sul quale errori e sporcizia risaltano maggiormente. Fra le tante sporcizie c’è la guerra: i conflitti in Ucraina e in Palestina, sui quali il Pontefice si è espresso con parole molto significative. RSI ha dato un’anticipazione che riprendiamo quasi integralmente.

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In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?
“È un’interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”.

Anche lei stesso si è proposto per negoziare?
“Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…”.

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Come trovare una bussola per orientarsi su quanto sta accadendo fra Israele e Palestina?
“Dobbiamo andare avanti. Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la ‘guerra-guerrigliera’, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa”.

Come le rispondono i potenti della terra quando chiede loro la pace?
“C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi“.

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“Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la ‘guerra-guerrigliera’, diciamo così, di Hamas, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa”. Così papa Francesco in una intervista alla Radiotelevisione svizzera che andrà in onda il 20 marzo (e di cui è stata data un’anticipazione). Alla domanda se però non si debba perdere la speranza di provare a mediare, risponde: “Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo“.

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