Gaza, non basta una tregua di pochi giorni per fermare la mattanza di bambini

Una mattanza annunciata. Che una tregua di qualche giorno non può fermare. “A Gaza i neonati stanno morendo per cause del tutto prevenibili”

Gaza, non basta una tregua di pochi giorni per fermare la mattanza di bambini
Sfollati palestinesi a Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Novembre 2023 - 15.14


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Una mattanza annunciata. Che una tregua di qualche giorno non può fermare.

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“A Gaza i neonati stanno morendo per cause del tutto prevenibili”

L’allarme di Oxfam

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Diarrea, ipotermia, disidratazione e infezioni sono i fattori principali. Le nascite premature sono aumentate di un terzo nell’ultimo mese

Gli ospedali sono al collasso, drammatiche le condizioni nei rifugi sovraffollati nel nord di Gaza, che con l’arrivo dell’inverno sono senza riscaldamento ed elettricità

Tante madri sono costrette a partorire senza assistenza medica, condizioni igieniche minime e dignità.

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Con gli ospedali e il sistema sanitario al collasso, a Gaza tantissimi neonati, con meno di 3 mesi di vita, stanno morendo per cause del tutto prevenibili come diarrea, ipotermia, disidratazione e infezioni.

È l’allarme lasciato da Oxfam, di fronte alla catastrofe umanitaria in corso, che sta costringendo la popolazione a sopravvivere in condizioni sempre più disperate.

Tante madri in questo momento non possono contare su quasi nessun supporto medico e sono costrette ad andare avanti senza acqua, servizi igienici, riscaldamento e cibo – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Se anche la pausa umanitaria di quattro giorni sarà mantenuta, non basterà assolutamente per far fronte agli immensi bisogni della popolazione”.

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Senza attrezzature vitali e supporto medico, i bambini nati prematuri e sottopeso hanno pochissime o nessuna possibilità di sopravvivere.

Juzoor, organizzazione partner di Oxfam, tra le poche che ancora operano nel nord di Gaza riferisce di una situazione drammatica.

Al momento ci sono 500 donne incinte tra le 35.000 persone stipate in 13 rifugi privi di acqua potabile e servizi igienici, con 600 persone costrette a condividere un solo bagno. Le nascite premature sono aumentate del 25-30% a cause delle condizioni di incredibile stress a cui sono sottoposte le donne: costrette spesso a fuggire e camminare per lunghe distanze per salvarsi dai bombardamenti o a sopravvivere in centri sovraffollati.

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In questo contesto, ad esempio, nel nord di Gaza i casi di distacco della placenta durante la gravidanza sono più che raddoppiati, mettendo a rischio la sopravvivenza di madri e figli.

“Nell’ultimo mese abbiamo perso almeno un neonato in ogni rifugio, ed è una cosa straziante.– aggiunge Umaiyeh Khammash, direttore di Juzoor – L’accesso agli ospedali è estremamente pericoloso o impossibile, per cui molte donne sono costrette a partorire nei rifugi spesso senza aiuto. Il cibo sta finendo e tra poco le scorte saranno esaurite. Gli ospedali e i centri per sfollati nel nord di Gaza sono senza riscaldamento e elettricità. Intanto l’inverno sta arrivando e fa sempre più freddo. È una situazione disastrosa per tutti i pazienti, ma soprattutto per le donne incinte”.

Gli ospedali nel nord di Gaza non funzionano più, nel sud sono presi d’assalto e stanno finendo le scorte

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La maggior parte degli ospedali nel nord di Gaza in questo momento non riesce a fornire assistenza medica e i pochi rimasti in funzione nel sud sono presi d’assalto e privi delle attrezzature essenziali. Il tutto in un contesto, dove già prima del conflitto in corso, si registrava uno dei tassi di mortalità neo-natale più alti al mondo, pari al 68% di tutti i decessi infantili.

I nostri partner ci raccontano che in alcuni casi le madri sono costrette a partorire in stanze sovraffollate con fino a 70 persone stipate insieme, senza assistenza medica e condizioni igieniche minime, nessuna dignità. Quanto sta accadendo è semplicemente disumano e credo che su questo possiamo essere tutti d’accordo”, conclude Pezzati.

La risposta di Oxfam

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Oxfam è al lavoro con Juzoor per soccorrere gli sfollati che si trovano nei 13 rifugi presenti nel nord di Gaza, distribuendo kit igienici e cibo. Juzoor ha mobilitato un team di 60 operatori sanitari, tra cui medici, infermieri, ostetriche e psicologi, per fornire assistenza. Ma il conflitto, l’assedio di Gaza e la grave carenza di carburante e di acqua potabile stanno rendendo sempre più difficile soccorrere la popolazione.

È possibile sostenere la risposta di Oxfam suhttps://www.oxfamitalia.org/appello-emergenza-gaza-assedio

L’appello per un cessate il fuoco duraturo che consenta di soccorrere la popolazione e ripristinare i servizi essenziali

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Oxfam rilancia quindi un appello urgente perché sia raggiunto il prima possibile un cessate il fuoco totale e duraturo, che garantisca l’ingresso in sicurezza degli aiuti umanitari necessari attraverso Israele e l’Egitto. Con l’obiettivo prioritario di rimettere in funzione gli ospedali, le infrastrutture e i servizi essenziali per la popolazione, in particolare per le donne incinte e i neonati.

Per saperne di più

A Gaza in questo momento oltre 50.000 donne sono in attesa di un figlio e 5.500 dovrebbero partorire nel corso del prossimo mese – per una media di circa 180 nascite al giorno – secondo il Ministero della Sanità di Gaza. Secondo le stime però il 30% potrebbe avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e avrà bisogno di ulteriori cure mediche. 

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Fonte: Rapporto Juzour sulla salute materna – 11 novembre 2023. Juzoor, partner di Oxfam, ha intervistato il dottor Nabil AlBarqouni, presidente della Rete neonatale di Gaza, il quale ha dichiarato che nell’ultimo mese a Gaza si è registrato un aumento complessivo del 25-30delle nascite premature.

– Secondo l’Unicef,  i primi 28 giorni di vita – il periodo neonatale – sono il momento più delicato per la sopravvivenza di un bambino. Nel 2021, il tasso medio di mortalità globale era di 18 morti per 1.000 nati vivi. 

Fonte: Dati UniceF sulla mortalità neonatale

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– Secondo l’Oms,  nel 2016, le morti neonatali nella Striscia di Gaza hanno rappresentato il 68% delle morti infantili.

Mobilitazione da non mancare. Un appello di Amnesty

Lunedì 20 novembre come ogni anno si è celebrata  la giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, occasione in cui ci si interroga sugli sforzi internazionali e le azioni intraprese per garantire ai bambini e alle bambine i diritti fondamentali come quello alla vita, alla famiglia, alla salute, alla protezione da ogni forma di abuso e sfruttamento, al gioco e allo svago.

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Ma questa data, 20 novembre 2023, segna il fallimento del raggiungimento dei diritti per bambine e bambini nel mondo: ce lo dimostra quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza. Tra le vittime civili israeliane dell’attacco di Hamas del 7 ottobre si contano anche 33 minori innocenti uccisi e circa 30 rapiti. Atti ingiustificabili. Ma al tempo stesso non è giustificabile e accettabile la reazione militare  israeliana che si traduce in una punizione collettiva sulla popolazione della Striscia di Gaza e in atti di violenza diffusa in tutta la Palestina, che hanno causato all’oggi l’uccisione di almeno 11.078 palestinesi a Gaza, di cui almeno 4.506 bambini e bambine: uno ogni 10 minuti. Almeno altre 6.000 persone, tra cui 4.000 minori risultano dispersi sotto le macerie. 15.500 bambine e bambini sono rimasti feriti e 17.500 orfani. In Cisgiordania, dal 7 ottobre si contano almeno 53 bambine e bambini uccisi.

Almeno900.000 bambine e bambini nella Striscia di Gaza non hanno più accesso ad acqua potabile, cibo, medicine e cure mediche per le quali sono essenziali carburante ed energia elettrica.

Il 31 ottobre scorso i vertici dell’Unicef hanno dichiarato che “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambine e bambini. Per tutti gli altri è un inferno”.

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È necessario fermare subito questo massacro. Uccidere civili è un crimine di guerra inaccettabile, non ammesso da diritto e convenzioni internazionali. Ci appelliamo ad organizzazioni della società civile, gruppi e reti e singoli cittadine e cittadini solidali, perché aderiscano ad un’iniziativa di denuncia dell’enormità di questa tragedia.

L’appuntamento è per lunedì 27 novembre dalle ore 18.00 alle 20.00 in piazza dell’Esquilino a Roma, dove porteremo 5.000 piccole lapidi bianche con i nomi di minori uccisi per creare un’installazione che renda visibile il cimitero di bambini causato dai bombardamenti a Gaza. Insiemeracconteremo le storie di alcune delle persone uccise, le loro vite, l’immensità di ogni singola perdita, e chiederemo ancora con forza che il nostro governo e la comunità internazionale si adoperino in tutte le sedi possibili affinché:

tutte le parti accettino un immediato cessate il fuoco. In particolare, chiediamo che siano subito liberati i bambini e le bambine presi in ostaggio da Hamas senza porre condizioni e vengano scarcerati i minori palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele;

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Israele ponga fine all’assedio totale della Striscia di Gaza, alla punizione collettiva inflitta alla popolazione civile innocente e all’occupazione militare dei territori palestinesi, nel rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite e della legalità internazionale;

possano entrare nella Striscia di Gaza non solo da Rafah, ma da tutti i valichi aiuti essenziali e salvavita, compresi carburante, cibo, acqua, équipes e cure mediche, con la garanzia dell’accesso in sicurezza del personale umanitario a Gaza;

siano rese possibili con urgenza le evacuazionidi persone ferite o malate verso Egitto, Cisgiordania o Israele.

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ADESIONI

AOI, Comunità palestinese di Roma e del Lazio, Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, Rete Italiana Pace e Disarmo, Assopace Palestina, ACLI, ACS, AIDOS, Amnesty International Italia, ARCI, ARCS, Associazione per la pace tra i popoli, Associazione Salam, Baobab Experience, CISP, CISS, CGIL, CIPSI, COCIS, Concord Italia, COP,  Cospe, CREA ETS, CRIC, ECPAT, EducAid, FOCSIV, Forum Nazionale Terzo Settore, Forumsad, L’albero della vita, Legambiente Scuola e Formazione, MAIS, Medici per la pace, Movimento Nonviolento, Oxfam Italia, Piattaforma OSC Medio Oriente e Mediterraneo, Progettomondo, Rete ONG, Stati Generali delle Donne, Terre des Hommes, UISP, Un Ponte Per, Tamat, Vento di Terra, We World

Globalist ci sarà. 

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