«Gli avvocati dicevano a Trump quello che lui si voleva sentire dire». È quanto ha dichiarato l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence, commentando per la prima volta l’incriminazione di Donald Trump da parte dei procuratori federali, per il ruolo svolto nell’insurrezione del 6 gennaio 2021, quando migliaia di suoi sostenitori assediarono il Congresso per bloccare la certificazione del risultato delle presidenziali.
Parlando con i giornalisti al seguito, durante il suo tour elettorale nell’Indiana, Pence, candidato alle primarie di partito per la Casa Bianca, ha ribadito che non aveva alcun diritto per fermare la proclamazione di Joe Biden, nonostante «avvocati sconsiderati» gli avessero consigliato di farlo.
“Per quanto mi riguarda – ha commentato – voglio che la gente sappia che non potevo sovvertire il risultato e ciò che affermò allora il presidente (Trump, ndr) e poi ha ripetuto infinite volte è completamente falso». «È contrario – ha aggiunto – a ciò che la Costituzione e le leggi prevedono». «Sapete – ha continuato – io sono uno studioso di storia americana. Appena mi sentii dire che potevo bloccare il voto, rifiutai subito quell’opzione, perché sapevo come funzionava. Purtroppo il presidente era circondato da un gruppo di sconsiderati avvocati che continuavano a dirgli quello che lui si voleva sentire dire».
Martedì il gran giurì della corte federale di Washington ha votato l’incriminazione di Trump, e sei persone, tra avvocati e consiglieri politici, che avevano rilanciato le false accuse di brogli. Pence, che sta sfidando il tycoon nelle primarie repubblicane, ha sostenuto che le azioni di Trump lo stanno «squalificando», perché l’ex presidente, ha spiegato, «vuole porsi al di sopra della Costituzione».
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