La Cina vuole che la Russia mantenga le regioni dell'Ucraina annesse da Mosca
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La Cina vuole che la Russia mantenga le regioni dell'Ucraina annesse da Mosca

Li Hui durante i suoi incontri a Kiev, Varsavia, Parigi e Berlino, ha sondato il terreno e promosso la formula di pace di Pechino.

La Cina vuole che la Russia mantenga le regioni dell'Ucraina annesse da Mosca
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26 Maggio 2023 - 16.05


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Se questa è la linea di Pechino le speranze sono pari a zero. Il rappresentante speciale cinese Li Hui durante la sua visita in Europa ha chiesto che la Russia «conservi» i territori dell’Ucraina annessi, ovvero le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk, e le regioni di Zaporizhzhia e Kherson. Lo riportano le agenzie russe Ria Novosti e Tass citando un articolo del Wall Street Journal.

Per il giornale americano, che fa riferimento a fonti informate sul dossier, Li Hui ha parlato anche di «cessate il fuoco immediato» in Ucraina.

 Li Hui, rappresentante speciale cinese reduce da un giro di visite in europa e giunto oggi a Mosca, ha chiesto un cessate il fuoco immediato in Ucraina e la permanenza delle regioni occupate all’interno della Federazione Russa: è quanto riporta il quotidiano statunitense The Wall Street Journal.

“Gli alleati degli Stati Uniti in Europa devono difendere la loro autonomia e chiedere un cessate il fuoco immediato, lasciando alla Russia quei territori […] che occupa attualmente”, ha concluso Li.

La missione diplomatica

L’ultima tappa del suo primo, lungo tour diplomatico per trovare una soluzione politica al conflitto tra Russia e Ucraina vede oggi Li Hui, l’inviato speciale di Pechino sulla crisi ucraina, a Mosca.

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Finora, Li ha ribadito la proposta in dodici punti per la soluzione politica del conflitto avanzata dalla Cina il 24 febbraio scorso, primo anniversario dall’invasione dell’Ucraina da parte dei soldati di Mosca, accolta con scetticismo in Occidente. Durante i suoi incontri a Kiev, Varsavia, Parigi e Berlino, ha sondato il terreno e promosso la formula di pace di Pechino.

La nomina di Li Hui è avvenuta il mese scorso dal presidente cinese Xi Jinping, subito dopo il colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il suo impegno e la sua presenza in diverse capitali europee dimostrano l’attenzione e l’interesse della Cina nel cercare una risoluzione pacifica per la crisi in Ucraina.

 La missione diplomatica del rappresentante speciale per gli Affari Eurasiatici di Pechino è sembrata cominciare in salita, con la prima tappa a Kiev, dove il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha richiamato l’inviato cinese al rispetto della sovranità nazionale. La Cina, invece, è la posizione avanzata da Li Hui, vuole trovare il «massimo comune denominatore per la risoluzione della crisi ucraina e adoperarsi per il cessate il fuoco».

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 A Varsavia, il rappresentante cinese ha ribadito l’impegno a favore dei colloqui di pace, durante l’incontro con il vice ministro degli Esteri polacco, Wojciech Gerwel. Sulla base del documento formulato da Pechino per la soluzione politica del conflitto, ha detto l’inviato cinese, «la Cina è disposta a rafforzare il dialogo con tutte le parti» per «accumulare gradualmente consenso e gettare solide basi per il cessate il fuoco».

 La ricerca del consenso internazionale viene messa in primo piano anche nelle ultime due tappe dell’inviato cinese, quelle di Parigi e Berlino, dove Li ha sottolineato che la Cina vuole arrivare ad «accordi politici». Nella lettura degli incontri avuti a Parigi con il direttore generale degli Affari Politici e di Sicurezza del ministero degli Esteri francese, Frederic Mondoloni, la Cina afferma che «il consenso si sta gradualmente accumulando». Parigi, però, sottolinea la «piena responsabilità» della Russia nella guerra e si dice convinta che la Cina possa giocare «un ruolo costruttivo» con la sua visione per il ritorno a una «giusta a duratura pace in Europa» in linea con il diritto internazionale, «in particolare sulla sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina».

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 La tappa di domani, a Mosca, conclude la missione del rappresentante cinese per gli Affari Eurasiatici. Il ruolo della Cina negli sforzi per la soluzione del conflitto risente, però, proprio dei sospetti legati ai rapporti con la Russia, sotto i riflettori anche ieri, durante la visita a Pechino del primo ministro russo, Mikhail Mishustin. 

La Cina non ha mai condannato l’invasione dell’Ucraina da parte dei soldati di Mosca, e non fa mistero dei legami con la Russia: l’intesa tra Xi e il leader del Cremlino, Vladimir Putin, è stata celebrata anche durante la visita a Mosca di marzo scorso del leader cinese, pochi giorni dopo l’inizio del terzo mandato presidenziale. Cina e Russia, ha detto ieri Xi, devono «sostenersi fermamente a vicenda» sugli «interessi fondamentali» e approfondire la cooperazione.

 Pechino ha sempre difeso come «normale» la cooperazione con Mosca, di fronte ai sospetti dell’Occidente e del G7, che ha preso di mira proprio Cina e Russia nell’ultimo vertice di Hiroshima. La contrapposizione con le sette grandi economie, a cominciare dagli Stati Uniti, è netta: per la Cina la cooperazione con la Russia «non prende di mira terze parti», mentre il G7 «diffama e attacca» Pechino. 

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