Così Putin avvicina la mezzanotte nucleare
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Così Putin avvicina la mezzanotte nucleare

La risposta a Londra. La sfida alla “super Nato”. Un passo in avanti sulla strada dello scontro nucleare. Il tutto “condito” dalla retorica nazionalista che attinge a piene mani della storia della “guerra patriottica” contro il nazismo.

Così Putin avvicina la mezzanotte nucleare
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

26 Marzo 2023 - 19.49


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La risposta a Londra. La sfida alla “super Nato”. Un passo in avanti sulla strada dello scontro nucleare. Il tutto “condito” dalla retorica nazionalista che attinge a piene mani della storia della “guerra patriottica” contro il nazismo. Una escalation militare-ideologica da allarme rosso. 

Dietro a quelle testate

 I Paesi occidentali stanno cercando di creare nuove alleanze globali, inclusa una coalizione simile all’asse della Germania nazista, dell’Italia fascista e del Giappone militarista degli anni ’30 del secolo scorso. Così lo zar del Cremlino. “Cosa stanno facendo gli Stati Uniti? Stanno creando sempre più nuove alleanze, e questo dà ragione agli analisti occidentali, ai politologi occidentali che affermano che l’Occidente sta costruendo nuovi assi”, ha aggiunto Putin parlando a Rossiya Canale TV 24. In particolare, Putin ha ricordato che nel 2022 la Nato ha concordato un nuovo concetto strategico per lo sviluppo del blocco. “La Nato ha scritto che svilupperà relazioni con i paesi della regione Asia-Pacifico. E questi paesi sono elencati: ci sono la Nuova Zelanda, l’Australia e la Corea del Sud. E hanno annunciato che avrebbero creato una Nato globale. Gran Bretagna e Giappone all’inizio di quest’anno, a gennaio, hanno firmato un accordo sullo sviluppo di relazioni in ambito militare”. “Ecco perché gli stessi analisti occidentali, non noi – ha continuato Putin – affermano che l’Occidente sta iniziando a costruire un nuovo asse, come quello creato negli anni ’30 dai regimi fascisti in Germania e in Italia e dal Giappone militarista”. 

Putin è convinto che l’Occidente stia oltrepassando tutte le linee rosse, e persino le linee rosse più profonde, fornendo armi all’Ucraina. “Sì, è quello che stanno facendo, l’hanno fatto fin dall’inizio nel 2014, quando hanno facilitato un colpo di Stato” in Ucraina, sostiene il presidente russo rispondendo a una domanda del giornalista Pavel Zarubin nel corso di un’intervista al canale tv Rossiya-1.

Russia e Cina stanno sviluppando una cooperazione anche sul piano militare, ma questa “non è un’alleanza militare”, ha quindi sottolineato il presidente russo. “Questo è assolutamente falso”, ha risposto quando gli è stato chiesto se la cooperazione tra Mosca e Pechino rappresentasse una minaccia per l’Occidente. “Non stiamo creando alcuna alleanza militare con la Cina. Sì, collaboriamo anche in materia tecnico-militare, non lo nascondiamo, ma è tutto trasparente, non c’è nulla di segreto”, ha detto Putin, aggiungendo che nell’ambito della cooperazione militare con Pechino sono comprese anche esercitazioni congiunte.

Una decisione meditata da tempo

Putin molto probabilmente ha preso la decisione di schierare armi nucleari in Bielorussa prima dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 e probabilmente ha scelto di farlo in questo momento per lanciare un messaggio agli alleati occidentali dell’Ucraina”. Lo ha affermato l’Istituto per lo studio della guerra (Isw) nel suo ultimo aggiornamento sul conflitto russo-ucraino.

L’Isw aveva previsto a gennaio e febbraio 2022 che Putin avrebbe cercato di schierare armi nucleari tattiche o strategiche in Bielorussia come parte di uno “sforzo più ampio per aumentare il controllo russo sulla nazione”. “Potrebbe essersi astenuto dal dispiegare le armi in Bielorussia all’inizio dell’invasione – ipotizza il think tank statunitense – per riservarsi la possibilità di farlo successivamente, per lanciare un ulteriore messaggio all’Occidente, con l’obiettivo di diminuire il morale ucraino e gli aiuti occidentali e per diminuire l’efficacia di una possibile controffensiva ucraina”. 

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Dura la risposta di Kiev, La Russia sta tenendo Minsk come “ostaggio nucleare”, afferma il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino, Oleksiy Danilov, “Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare”, ha scritto Danilov su Twitter, aggiungendo che la mossa rappresenta “un passo verso la destabilizzazione interna del Paese”. “La dichiarazione di Putin sul posizionamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, un passo verso la destabilizzazione interna del Paese, massimizza il livello di percezione negativa e di rifiuto pubblico della Russia e di Putin nella società bielorussa. Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare”: si legge nel tweet. 

Una cosa è certa: per la prima volta dalla metà degli anni Novanta, il Cremlino porterà il proprio arsenale atomico fuori dal territorio della Federazione. “Il primo luglio sarà completata la costruzione di un deposito per armi nucleari tattiche in Bielorussia”, annuncia il presidente russo, alla fine di una settimana tesa, soprattutto dopo che la Gran Bretagna ha annunciato l’invio a Kiev di munizioni all’uranio impoverito, considerato da Mosca “una minaccia per la Russia”.

Radiografia dell’arsenale russo

Di grande interesse analitico è il report de il Post: “Le minacce di Lavrov e Putin – che vanno avanti con varie formulazioni da mesi – hanno riaperto le discussioni sull’arsenale militare della Russia e in particolare sulla possibilità che le forze russe facciano ricorso alle armi nucleari in Ucraina.

Quelle a cui si fa riferimento più spesso sono le armi nucleari cosiddette ‘tattiche’, che hanno una potenza e una gittata inferiori rispetto alle bombe nucleari tradizionali, che nell’immaginario comune sono quelle capaci di distruggere una città intera e sono definite “strategiche” (ma questa distinzione è più complessa di così, ci torniamo).

L’arsenale nucleare della Russia è stato sottoposto a un processo di modernizzazione che è durato oltre vent’anni. Il Bulletin of the Atomic Scientists stima che attualmente l’esercito russo disponga di 4.477 testate nucleari che possono essere montate sia su lanciatori sia a lungo che medio e corto raggio. Di queste, 1.588 sono già pronte per essere utilizzate, montate su basi di lancio da terra, su lanciamissili sottomarini e bombardieri aerei. Oltre ai tradizionali missili balistici, la Russia dispone inoltre di missili ipersonici di nuova generazione, che sono in grado di trasportare testate nucleari: le forze russe hanno usato alcuni di questi missili a fine marzo in Ucraina, senza però la testata nucleare montata.

A dicembre del 2021, il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, disse che quasi il 90 per cento dell’arsenale nucleare russo era composto da armi moderne (dunque, probabilmente, non risalenti all’epoca sovietica). L’anno precedente, le ragioni di questa modernizzazione erano state sintetizzate così da Putin: «È assolutamente inaccettabile stare fermi a guardare. I cambiamenti avvengono a un ritmo insolitamente veloce oggi, in campi che sono cruciali per le forze armate. Non è neanche una velocità da Formula 1, è una velocità supersonica. Ti fermi un secondo e vieni lasciato indietro immediatamente».

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Soprattutto a causa delle minacce di Putin e di altri esponenti del regime russo, fin dall’inizio dell’invasione in Ucraina si è parlato dell’eventualità di un’escalation nucleare e dei possibili scenari annessi.

La maggior parte degli analisti continua a ritenere quantomeno improbabile l’impiego di armi nucleari in Ucraina da parte della Russia, ma è comunque un argomento di cui si continua a parlare almeno in ambito di analisi militare perché, tra le altre cose, la dottrina militare russa prevede l’utilizzo di armi nucleari, e perfino, in alcuni casi, un loro utilizzo preventivo.

Con “dottrina militare” si intende il complesso di analisi, studi e ragionamenti fatti dalle persone che si occupano di strategia militare nelle forze armate e nella politica di un paese, e che definiscono la postura di quel paese quando si tratta dell’approccio alla guerra e alla difesa: studiare la “dottrina militare” di un paese significa di solito capire se le sue forze armate hanno una maggiore attitudine a usare certe armi piuttosto che altre, o certe strategie piuttosto che altre.

La dottrina militare della Russia, quando si parla di un confronto con la Nato, è influenzata dal fatto che le forze armate russe sarebbero rapidamente sopraffatte dalle forze Nato in un conflitto convenzionale. Per questo, come scriveva il dipartimento di Stato americano nel 2018, «la strategia e dottrina russa enfatizza il potenziale coercitivo e l’uso militare delle armi nucleari. […] Mosca minaccia e si esercita sull’utilizzo preventivo di una forza nucleare limitata, nutrendo l’aspettativa errata che le minacce nucleari o un utilizzo preventivo limitato potrebbero paralizzare gli Stati Uniti e la Nato e dunque porre fine a un conflitto in termini favorevoli alla Russia».

Quando si parla di utilizzo «limitato» di armi nucleari si parla soprattutto di armi nucleari “tattiche”, con un potenziale distruttivo ridotto e usate per ottenere scopi ben precisi.

Oggi le testate nucleari più potenti, quelle definite “strategiche”, possono sprigionare una energia di centinaia di chilotoni (un chilotone equivale all’energia dovuta all’esplosione di mille tonnellate di tritolo). Armi così potenti causerebbero danni inimmaginabili e con ogni probabilità provocherebbero una risposta equivalente degli Stati Uniti: perciò le discussioni riguardano le testate meno potenti, utilizzabili appunto in chiave tattica.

Queste testate non sarebbero usate per ottenere la massima distruzione, ma per raggiungere obiettivi tattici su scala più ridotta, per esempio distruggere una colonna di mezzi blindati, o mettere fuori uso le portaerei nemiche. Sono obiettivi per i quali sono più adatte le testate nucleari da pochi chilotoni, che per questo vengono definite genericamente “tattiche”.

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Nelle loro esercitazioni militari, le forze russe simulano spesso l’utilizzo di armi nucleari tattiche: di recente hanno simulato un attacco nucleare contro le truppe americane presenti in Polonia. 

Un altro possibile scenario viene spesso descritto dal generale americano Philip Breedlove, che in varie conferenze e ha ipotizzato  come la Russia potrebbe attaccare uno dei Paesi Baltici, colpire con un’arma nucleare tattica le prime forze Nato che cercano di contrattaccare e poi approfittare della paralisi e dell’orrore per negoziare un cessate il fuoco vantaggioso (si parla comunque di simulazioni militari, e non di scenari reali).

In ogni caso, la definizione più diffusa che si attribuisce alle armi nucleari “tattiche” è piuttosto complessa, soprattutto perché non c’è una distinzione convenzionale tra armi “tattiche” e “strategiche”. Come ha spiegato Pavel Podvig, ricercatore e analista dell’Istituto di ricerca sul disarmo dell’Onu, la distinzione non sta tanto nella loro potenza quanto negli scopi con cui vengono utilizzate.

Podvig fa l’esempio delle bombe sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda guerra mondiale: le loro testate avevano una potenza relativamente ridotta, 15 e 20 chilotoni, perciò oggi potrebbero essere considerate tattiche. In quel caso però ebbero senza dubbio un ruolo strategico, perché furono decisive nel piegare la resistenza del Giappone e vincere la guerra.

Benché nella teoria militare l’utilizzo di armi nucleari da parte della Russia sia molto studiato e venga considerata una possibilità da non sottovalutare, questo non significa che la Russia userà armi nucleari in Ucraina.

Secondo Podvig, nel caso della guerra in Ucraina le distinzioni sono sfumate e soprattutto la Russia non avrebbe particolari vantaggi a utilizzare le armi nucleari tattiche: non ci sono colonne di carri armati né portaerei da distruggere. Avrebbe più senso per la Russia utilizzare le armi nucleari in senso strategico, ossia per costringere gli ucraini alla resa, ma non è scontato che questo avvenga né che una simile decisione – molto drastica – possa poi avvantaggiare militarmente la Russia.

La gran parte degli analisti ritiene l’utilizzo delle armi nucleari da parte della Russia improbabile, anche se non da escludere del tutto, perché porterebbe la guerra su un nuovo livello, non necessariamente conveniente per la Russia. «Chi, nel mondo, difenderebbe l’uso di testate nucleari in Ucraina?» ha scritto Michael McFaul, esperto di relazioni internazionali ed ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia. «Adesso molta parte del mondo non ha preso una posizione in questa guerra, ma questo potrebbe cambiare se Putin utilizzasse le armi nucleari».

Una prospettiva che si fa sempre più realistica. L’orologio nucleare avanza speditamente verso la mezzanotte.. 

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