Russia, il killer che uccise e violentò 83 donne chiede di andare a combattere in Ucraina

Mikhail Popkov, meglio noto come il lupo mannaro, serial killer e necrofilo, pluricondannato all'ergastolo per l'omicidio di 83 donne, è pronto ad unirsi alle forze di Putin, per combattere in prima linea in Ucraina.

Russia, il killer che uccise e violentò 83 donne chiede di andare a combattere in Ucraina
Mikhail Popkov
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16 Gennaio 2023 - 19.30


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Tra tanti criminali di guerra il criminale comune si sentirebbe a suo agio. Mikhail Popkov, meglio noto come «il lupo mannaro» o «il maniaco di Angarsk», serial killer e necrofilo, pluricondannato all’ergastolo per l’omicidio di 83 donne, è pronto ad unirsi alle forze di Valdimir Putin, per combattere in prima linea in Ucraina.

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Lo ha detto lui stesso in un’intervista da dietro le sbarre alla televisione pubblica russa, nella speranza, riferisce il sito web della tv polacca Tvp, di ottenere il perdono.

Popkov, che ha 58 anni, violentò molte delle sue vittime, prima di ucciderle con varie armi come asce, martelli, coltelli, cacciaviti e vanghe, tra il 1992 e il 2010. La maggior parte delle sue vittime erano donne di età compresa tra i 18 e i 50 anni.

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Dopo averle uccise mutilava ampiamente i loro corpi e compiva atti sessuali su di essi. Secondo altre fonti, quando gli è stato chiesto dalla tv di stato russa «qual è il tuo sogno?», ha risposto: «Entrare nell’esercito», ed ha poi subito aggiunto: «Non esiterei a farlo», ad andare in guerra.

Il programma di reclutamento carcerario, a cui Popkov ora sta cercando di aderire, scrive Tvp, prevede l’invio di criminali a fianco delle forze filo-russe nella guerra di Putin, promettendo loro un perdono, se riescono a sopravvivere e a continuare a combattere per sei mesi.

Ex agente di polizia e guardia giurata, Popkov è sposato e ha un figlio e non esiterebbe d arruolarsi anche nel gruppo di mercenari Wagner, il cui capo, Yevgeny Prigozhin, in una dichiarazione pubblicata sui social ha avuto modo di affermare che «coloro che non vogliono inviare detenuti a combattere in Ucraina, dovrebbero invece mandare i propri figli». 

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