La Russia non fa più parte della Convenzione europea sulla lotta alla corruzione del Consiglio d’Europa. E’ stato lo stesso Putin a chiedere alla Camera bassa del Parlamento, la Duma di Stato, di porre fine all’adesione alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta alla corruzione, firmata dalla Russia nel 1999.
Putin sostiene che il ritiro sia il risultato della decisione del Consiglio di limitare la partecipazione di Mosca all’organismo incaricato di sorvegliare il rispetto generale della Convenzione, cosa che ha definito «inaccettabile» e «discriminatoria».
Il Consiglio d’Europa, la principale organizzazione per i diritti umani del continente, ha sospeso la partecipazione della Russia poco dopo l’invio delle truppe russe in Ucraina il 24 febbraio. La Russia si è ritirata dal Consiglio a marzo e aveva avvertito che avrebbe anche rinunciato alle convenzioni che aveva firmato nell’ambito della sua adesione all’organizzazione.
A settembre Mosca si è ritirata dalla Convenzione europea sui diritti umani. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato oggi che il ritiro della Russia dalla convenzione anti-corruzione non ostacolerà gli sforzi ufficiali per combattere le frodi. «Non minerà in alcun modo il nostro quadro giuridico nazionale per combattere la corruzione», ha detto Peskov in una conferenza telefonica con i giornalisti, aggiungendo che la Russia continuerà a cooperare contro la corruzione con i Paesi «amici» e sottolineando che tale cooperazione con i Paesi «non amici» si è fermata.
Argomenti: guerra russo-ucraina
