La sinistra francese contro la stretta di mano Macron-Meloni: "Compiacenza verso il fascismo"
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La sinistra francese contro la stretta di mano Macron-Meloni: "Compiacenza verso il fascismo"

La stretta di mano tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni fa insorgere la sinistra francese, che denuncia «la compiacenza e la banalizzazione dell'estrema destra»

La sinistra francese contro la stretta di mano Macron-Meloni: "Compiacenza verso il fascismo"
Meloni e Macron
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24 Ottobre 2022 - 18.46


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 Sdoganare una signora che ancora brandisce la Fiamma fascista senza nemmeno avere il coraggio di dire che è fascista?

La stretta di mano tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni fa insorgere la sinistra francese, che, all’indomani dell’incontro informale in un albergo romano «fortemente voluto» dalla nuova premier, denuncia «la compiacenza e la banalizzazione dell’estrema destra». A Parigi, ma non solo, «la percezione che si ha del governo appena insediato è che sia un governo di estrema destra, non di centrodestra. Qui non funziona l’idea che Meloni sia cambiata», non foss’altro che per mettere in difficoltà lo stesso Macron.

Il presidente francese, che è diventato il primo leader straniero a incontrare la Meloni dopo il suo insediamento, «non era necessariamente obbligato a essere in prima linea», ha fatto presente il presidente del gruppo socialista all’Assemblea nazionale Boris Vallaud. «Non dobbiamo avere ingenuità, compiacenze, con un governo che è di estrema destra, con un primo ministro che proviene da una famiglia politica che ammira Mussolini», ha scandito. Salvo poi riconoscere: «Lei è lì. Sì, dobbiamo parlarle, ma in modo esigente».

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«Senza sfumature o riserve. La banalizzazione senza frontiere dell’estrema destra», ha accusato su twitter, rivolto a Macron, il leader socialista Olivier Faure. Mentre il senatore del Ps Laurence Rossignol non ha nascosto il suo stupore: «Non c’è la minima riserva? Nemmeno un piccolo `senza ignorare ciò che ci distingue´ o `ho ricordato i valori umanistici che hanno fondato l’Ue?´. L’assuefazione ai leader di estrema destra e la loro banalizzazione è pericolosa».

Dura anche la deputata ecologista Sandrine Rousseau, che a France 2 ha dichiarato: «C’è una compiacenza nei confronti del fascismo e dell’estrema destra che è incredibile in Macron». «Avremmo potuto marcare la disapprovazione, il fatto che non collaboriamo con regimi che rivendicano la storia di Mussolini», ha accusato. Ancora più dura Mathilde Panot, presidente del gruppo La France insoumise all’Assemblea nazionale: «I fascisti francesi a ruota libera cavalcano in modo indegno la morte di Lola…E cosa fa Macron? Corre a parlare con la leader fascista italiana Meloni». E il collega di partito Thomas Portes: «Le dighe diventano ponti».

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A Parigi, sottolineano fonti francesi, «non credono che Meloni sia cambiata, nonostante a Roma vogliano far passare questo messaggio. In Italia può funzionare l’idea che il governo sia centrodestra, ma in Francia, e anche in Germania e a Bruxelles, è chiaro che il governo è di estrema destra». «Da parte di Macron c’è stato un gesto di apertura dinanzi ad una forte richiesta del sistema Italia perché ci fosse un primo incontro», affermano le fonti, convinte che tutto il rapporto Italia-Francia «sarà caratterizzato da un lato dalla necessità di dialogare laddove è possibile, dall’altro da strumentalizzazioni e polemiche interne su quello che faranno».

Nessuno, a Parigi, Berlino e Bruxelles, è la sintesi del ragionamento, «vuole avere problemi con l’Italia, ma averli o meno dipende da quello che farà o dirà Meloni».

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