Israele arresta il capo della Jihad palestinese: è iniziata la campagna elettorale
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Israele arresta il capo della Jihad palestinese: è iniziata la campagna elettorale

Il colpo è di quelli pesanti. E potrebbe innescare una nuova escalation di violenza. A partire da Gaza.

Israele arresta il capo della Jihad palestinese: è iniziata la campagna elettorale
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

3 Agosto 2022 - 16.58


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Il colpo è di quelli pesanti. E potrebbe innescare una nuova escalation di violenza. A partire da Gaza.

Arresto “eccellente”

 La notte scorsa, a Jenin (Cisgiordania), è stato arrestato il leader della Jihad islamica, Bassam a-Saadi. Un arresto avvenuto dopo un prolungato scontro a fuoco con miliziani palestinesi, uno dei quali è rimasto ucciso. Da Gaza l’ala militare della Jihad islamica ha minacciato attacchi di ritorsione, mentre Israele ha elevato lo stato di allerta nell’area vicina alla Striscia, temendo attacchi dall’enclave palestinese. Diverse arterie sono state chiuse al traffico da parte dell’esercito israeliano, un tratto della ferrovia è stato bloccato. “A seguito di una valutazione della situazione e delle attività terroristiche affiliate alla Jihad islamica palestinese, è stato deciso di bloccare le aree e le strade adiacenti alla barriera di sicurezza con la Striscia di Gaza”, si legge in un comunicato delle forze armate israeliane. “L’area è stata chiusa ai civili per una minaccia diretta e per prevenire un possibile attacco ai civili”, continua l’esercito, che ha anche annunciato la chiusura di una spiaggia, la soppressione dei treni tra le città di Ashkelon e Sderot e la chiusura del valico di Erez, unico punto di passaggio per le persone tra la Striscia di Gaza e il territorio israeliano.Gli israeliani hanno diffuso sul web due foto di a-Saadi, che lo mostrano con un cerotto sulla fronte ma – almeno in apparenza – in buone condizioni fisiche, dopo l’arresto e lo sceicco Khaled al-Batshha lanciato il suo avvertimento: “Israele si assume la piena responsabilità per lo sceicco Bassam a-Saadi e pagherà un duro prezzo se dovesse diventare un martire”. “Lo sceicco – ha ricordato – è uno dei fondatori del nostro movimento in Cisgiordania”. 

Palestine Online, affiliato al Jihad islamico, ha pubblicato un’intervista prima dell’arresto di al-Saadi in cui criticava aspramente gli accordi di coordinamento della sicurezza tra l’Autorità palestinese e Israele.”Il popolo palestinese si sente umiliato”, ha dichiarato. Le condizioni per lo scoppio di un’intifada, o rivolta, sono mature, ha dichiarato al-Saadi a Palestine Online, avvertendo che la situazione potrebbe degenerare nel prossimo futuro.

Gaza trema

E così la Striscia di Gaza torna a far notizia. Per quel che potrà accadere. Per uno scenario di guerra già visto più e più volte in passato. Ma, come più volte documentato da Globalist, quello che annienta a Gaza è la “normalità”. 

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A darne conto è Save The Children. 

Dopo 15 anni di vita sotto blocco, nella Striscia di Gaza, quattro bambini su cinque dichiarano di soffrire di depressione, angoscia e paura. Sono questi i risultati del Rapporto “Intrappolati”, diffuso a metà giugno da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini e garantire loro un futuro.  La ricerca ha rilevato che il benessere mentale di bambini, giovani e operatori sanitari nell’area è notevolmente peggiorato negli anni. I bambini che segnalano disagio emotivo a Gaza, infatti, sono l’80%, in netto aumento rispetto al 55% del 2018, quando è stato realizzato uno studio simile. Questi dati mostrano, ancora una volta, come la situazione attuale abbia un impatto profondamente negativo sul benessere dei bambini e sulla loro speranza in un futuro migliore.
 Il rapporto “Intrappolati” ha rilevato un considerevole aumento di bambini che hanno riferito di sentirsi spaventati (84% rispetto al 50% del 2018), nervosi (80% rispetto al 55%), tristi o depressi (77% rispetto al 62%) e in lutto (78% contro 55%). Più della metà di loro ha pensato al suicidio (il 55% di loro) e tre su cinque hanno commesso atti di autolesionismo (59%).
 Save the Children chiede che il governo di Israele revochi il blocco della Striscia di Gaza e che le autorità locali, la comunità internazionale e i donatori sostengano il rapido rafforzamento dei servizi di protezione per l’infanzia e di supporto per la salute mentale.
Negli ultimi 15 anni, i bambini nella Striscia di Gaza sono stati vittime di sei eventi che hanno avuto un impatto devastante su di loro: stiamo parlando di cinque picchi di violenza a cui si aggiunge la pandemia da Covid-19, che oltre al blocco terrestre, aereo e marittimo imposto dal governo di Israele limita la loro vita. Dei due milioni di abitanti di Gaza, il 47% è costituito da bambini e più di 800mila di loro non hanno mai conosciuto una vita senza blocco

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Oltre ai danni fisici, alla privazione economica e alla mancanza di accesso a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria, secondo il rapporto di Save the Children, il blocco ha generato una profonda emergenza sulla salute mentale di bambine, bambini e adolescenti.

Amr, 14 anni, ricorda ancora il terrore che ha provato durante l’escalation di violenza dell’anno scorso: “Di notte non riuscivo a dormire perché avevo gli incubi. Avevo davvero paura che avrebbero bombardato la nostra casa o avrebbero bombardato di nuovo i nostri vicini. Ero terrorizzato. Raccontavo a mio padre degli incubi e lui mi rassicurava dicendomi che non sarebbe accaduto. Poi tornavo a letto e cercavo di dormire di nuovo”.
 I genitori o caregiver che hanno partecipato alla raccolta dati dell’Organizzazione, hanno sottolineato che il 79% dei bambini e degli adolescenti hanno avuto un aumento degli episodi di enuresi notturna rispetto agli scorsi anni e il 78% che i propri figli spesso non hanno completato i compiti. Circa il 59% di loro ha affermato che c’è stata una crescita del numero di minori che hanno difficoltà nel linguaggio e nella comunicazione, o che soffrono di mutismo reattivo temporaneo, un sintomo che è conseguenza di traumi o abusi. Come sottolinea Save the Children, tutti questi aspetti hanno un enorme impatto, sia nell’immediato che a lungo termine, sullo sviluppo, l’apprendimento e l’interazione sociale di bambine, bambini e adolescenti.
Secondo il rapporto “Intrappolati”, gli stessi genitori e caregiver stanno sperimentando livelli più elevati di stress emotivo e il 96% di loro riferisce di sentirsi infelice e costantemente ansioso.
“I bambini di Gaza con cui abbiamo parlato per questo realizzare questo rapporto, hanno raccontato di vivere in un perenne stato di paura, preoccupazione, tristezza e sofferenza, in attesa che scoppi il prossimo round di violenza e che si sentono incapaci di dormire o di concentrarsi. L’evidenza fisica del loro disagio, con enuresi notturna, perdita della capacità di parlare o di completare i compiti di base, è scioccante e dovrebbe servire da campanello d’allarme per la comunità internazionale” ha dichiarato Jason Lee, Country Director di Save the Children nei Territori Palestinesi Occupati.
 “Già cinque anni fa, genitori e caregiver ci dicevano che la loro capacità di sostenere i propri figli era al limite a causa del blocco, della povertà cronica e dell’insicurezza e che molto probabilmente sarebbe stata completamente annullata in caso di un altro conflitto. I dati del nostro rapporto mostrano che le loro preoccupazioni purtroppo si sono avverate” ha proseguito Jason Lee.
 “Chiediamo a tutte le parti di affrontare le cause profonde di questo conflitto e di adottare misure per proteggere tutti i bambini e le famiglie che meritano di vivere in sicurezza e con dignità. Abbiamo bisogno di una cessazione immediata delle ostilità e dello stop alle privazioni economiche che sono enormi fattori di stress nella vita dei bambini, così come un’azione per sostenere il potenziale di resilienza dei bambini e delle loro famiglie nella striscia di Gaza” ha concluso Jason Lee.
Ameera, 14 anni,ci ha raccontato come la sua vita sarebbe cambiata se l’embargo fosse stato rimosso oggi, dicendoci che si sarebbe “…sentita più connessa al mondo intero”. “Potrei fare quello che voglio e andare dove voglio. Studierei informatica e in particolare mi laureerei in progettazione di realtà virtuale. Questo è ciò che voglio davvero fare nella vita, ma non posso farlo qui a Gaza, non abbiamo un programma del genere”, ha commentato.
Save the Children chiede al governo di Israele di adottare m

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isure immediate per revocare il blocco della Striscia di Gaza nel quadro della risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (2009). La comunità internazionale dovrebbe chiedere urgentemente a Israele di compiere questi passi, oltre a porre fine all’occupazione in corso e a lavorare con tutti gli attori in campo, affinché si creino le condizioni per rinnovare i colloqui tra le parti in conflitto e arrivare ad una giusta soluzione.


Questa è la vita a Gaza. La più grande prigione a cielo aperto al mondo. Una prigione dove vivono intrappolati due milioni di palestinesi, la maggioranza dei quali sotto i 18 anni. Una prigione che potrebbe tornare a esplodere. L’arresto del capo della Jihad islamica dà inizio alla campagna elettorale in Israele. La storia si ripete. Tragicamente. 

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